Palazzo Reale offre sempre interessanti mostre di ogni genere e in questo periodo primaverile ve ne sono due in particolare che raccontano dell’età d’oro di Milano.
Le due mostre di cui parliamo sono:
“Dai Visconti agli Sforza – Milano al Centro dell’Europa” aperta il 12 Marzo e che chiuderà i battenti il 28 giugno;
“Leonardo da Vinci”, dal 16 Aprile al 19 luglio.
Chi conosce il genio leonardesco sa che visse a lungo nel capoluogo lombardo sotto il ducato di Ludovico il Moro, facendo per questi di tutto e di più.
Tuttavia facciamo un piccolo passo indietro prima di parlare di lui.
Partiamo dalla mostra sui Visconti- Sforza.
Il viaggio che ci offre è intrigante sotto vari punti di vista:
oltre alle lotte di potere, davvero appassionanti ed equiparabili a quelle svoltesi a Versailles e a Londra, nel periodo d’oro delle monarchie francesi e inglesi, il visitatore può scoprire come i signori di Milano abbiano cambiato il volto della città meneghina, portandola a diventare la città multietnica e multi-culturale che conosciamo.
Il momento culmine di questa epoca d’oro avvenne sotto Gian Galeazzo Visconti, a cui venne conferito il titolo di duca di Milano nonché di vicario imperiale del Sacro Romano Impero da Venceslao di Lussemburgo.
Sotto il duca Gian Galeazzo vi furono diverse guerre e lotte intestine, ma vi fu anche un fiorire di opere davvero importanti, tra cui l’avvio della Fabbrica del Duomo, la costruzione della Certosa nonché il completamento del palazzo di Pavia.
Spese 300.000 fiorini d’oro in gigantesche opere d’ingegneria idraulica per poter deviare il fiume Mincio da Mantova e il Brenta da Padova.
A lui, definito Conte di Virtù, nel XIV secolo, dedicò un carme il poeta forlivese Giacomo Allegretti.
Come per la Roma dell’epoca di Augusto e Cesare, anche in questa “golden age of Milan” vi furono un fiorire di leggende, tra le quali, ve n’è proprio una legata ad Enea e ai troiani: i letterati legati ai Visconti sostennero infatti che la famiglia signora di Milano fosse discendente di Anglo, figlio di Enea, che avrebbe fondato Angera, cittadina di origine dei duchi.
Il “Conte di Virtù” fece da mecenate a grandi artisti, in particolare intorno alla Fabbrica del Duomo, vi furono Giovannino de’ Grassi e Michelino da Besozzo, le cui opere sono presenti alla Mostra di Palazzo Reale e che testimoniano come l’arte e un’economia fiorente possano e debbano andare di pari passo.
Grassi fu grandissimo miniatore, pittore e architetto del Duomo, toccò uno dei vertici del naturalismo tardogotico, offrendo all’arte di corte infiniti modelli figurativi. Anche suo figlio Salomone fu un grande artista e lavorò alla Fabbrica, fin da giovanissimo. Tra le sue opere la decorazione del Beroldo, il manuale liturgico della Chiesa Ambrosiana.
Dopo la morte di Gian Galeazzo il ducato fu smembrato e lentamente i Visconti finirono per perdere l’egemonia sul capoluogo lombardo, che fu conquistato dagli Sforza nel 1447 anche grazie al matrimonio di Francesco con l’ultima discendente degli ex signori di Milano, peraltro considerata illegittima fino a quel momento, ovvero Bianca Maria.
I due nuovi duchi fecero il possibile per riportare Milano agli antichi splendori e in parte vi riuscirono, anche grazie ai figli Galeazzo Maria Sforza e Ludovico il Moro, colui che invitò l’esule fiorentino Leonardo da Vinci alla sua corte e la trasformò.
Il genio multiforme di Da Vinci è svelato a Palazzo Reale da una prospettiva affascinante, dove pittura, scultura, musica e scienza si uniscono, dando vita a qualcosa di prezioso e difficilmente trovabile.
A Palazzo Reale scoprirete come Leonardo usasse il suo studio per le correnti tumultuose dei fiumi per disegnare i ricci delle persone oppure come fosse ossessionato dall’anatomia delle persone e degli animali, disegnandoli e studiandoli fin nei minimi dettagli, questo grazie anche al suo apprendistato presso l’amato maestro Andrea del Verrocchio.
Innumerevoli le opere presenti, tra disegni preparatori, quadri e sculture tanto che si può solo rimanere affascinati di fronte a tanta magnificenza.
Ci viene, tuttavia, da sottolineare il fascino di una di esse, la Madonna Dreyfus o del Melograno, in particolare per l’aneddoto che ci ha rivelato il professore di lettere dell’audio guida: nell’antica Grecia il melograno era legato al mito di Persefone, rapita da Ade, che ne fece la regina dell’oltretomba, prima usando un narciso per adescarla e poi il melograno per farla rimanere. La madre, Demetra, disperata per averla persa, scatenò una carestia e Ade fu costretto a farla tornare per sei mesi all’anno, durante i quali la Terra rifiorisce.
Un viaggio nel passato che ci può aiutare a scoprire come le grandi menti anticipino il futuro e, spesso, troppo spesso, vengano considerati folli proprio per il loro essere troppo avanti.
Leonardo, come sappiamo, morì esule in Francia, ma molte delle sue opere vivono ancora adesso.
Non perdetevi queste due mostre per scoprire come Milano non sia solo una grande metropoli caotica, ma una città che ha saputo essere il centro culturale d’Europa.