Non saremo originali, in giro abbiamo letto pareri pressoché unanimi su questa stagione 1 di Daredevil, prima delle numerose serie (ben 5 o meglio quattro serie e una miniserie dedicata ai Difensori) che nasceranno dalla collaborazione tra Marvel e Netflix, pareri entusiasti e noi non ci discosteremo.
Qui l’unico dubbio è se utilizzare il termine capolavoro per definirla, termine spesso abusato che per questo motivo vorremmo usare con parsimonia, ma se non ora quando?
Dal Vocabolario Treccani “Capolavoro s.m. : 1) La migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore, o di un’età, di una scuola, ecc.” sicuramente non si era mai visto nulla di questo livello sul tema supereroistico, per ammissione anche dei fan di altre serie del genere “siamo su un altro pianeta”, la speranza da molti espressa è che questo cambi le cose per tutti, che tutte le serie future dovranno fare i conti con questa.
Certamente il fatto che la serie fosse su Netflix e non su una rete family friendly come ABC ha aiutato, è stato possibile utilizzare la giusta dose di sangue e violenza per dare quel tocco di realismo da serie “adulta” che tanto abbiamo apprezzato.
Se i meriti si fermassero solo a questo non staremmo gridando al capolavoro, in realtà fin dalla lettura dei nomi nel cast e dalla prima occhiata alla splendida sequenza di apertura ci si rende conto di essere di fronte a un prodotto di alto livello.
Attenzione da questo punto in poi gli spoiler si faranno progressivamente sempre più consistenti.
La scene di azione sono qualcosa di straordinario, sia per il lavoro degli stunt men e di chi ha fatto le coreografie che dal punto di vista registico, basti citare l’incredibile lunghissimo piano sequenza nel finale del secondo episodio con lo scontro tra L’uomo dalla maschera nera e numerosi avversari che si svolge in uno stretto e lungo corridoio e nelle due stanze adiacenti. Tre minuti e mezzo senza staccare la macchina da presa fino al finale dell’episodio, almeno due e mezzo occupati dal combattimento con la macchina da presa che cambia angolazione un paio di volte passando accanto ai protagonisti dello scontro, la parte finale vede Devil entrare nella stanza in fondo al corridoio ed emergerne col bambino che era andato a salvare. Ma non ci sono solo le scene d’azione da ricordare, che dire della scena nel finale di stagione degli arresti con in sottofondo l’aria Nessun dorma?
Capitolo attori: Charlie Cox è un Matt Murdock eccezionale che fa da contraltare a un Vincent D’Onofrio che tratteggia un Wilson Fisk assolutamente favoloso, uno dei migliori villain visti sullo schermo. Tutti gli attori in realtà sono stati più che apprezzabili nel loro ruolo: Elden Henson nei panni di Foggy Nelson, Deborah Ann Woll in quelli di Karen Page, Rosario Dawson nei panni di Claire (l’infermiera che è la prima ad apprendere il segreto di Matt e che puntualmente lo rattoppa), Vondie Curtis-Hall nella parte di Ben Urich il giornalista investigativo che indaga su Fisk e Toby Leonard Moore nei panni di James Wesley fedele amico e segretario di Fisk, solo per citare quelli che più ci hanno colpito. Ma il lavoro fatto da autori ed attori sul protagonista e sull’antagonista è su tutto un altro livello di approfondimento. Una citazione particolare a Karen Page, non perchè sia il miglior personaggio dopo Devil e Fisk ma perchè per buona parte della stagione lei è stata la bellissima, dolcissima, onesta e coraggiosa Karen, mentre ci sperticavamo in lodi per la profondità dei personaggi Devil e Fisk tutto quello che avevamo da dire su Karen era: “ma quanto è bella Karen?” e poco altro, fino alla svolta alla fine dell’undicesimo episodio, da lì in poi è diventata più interessante e meno stereotipata persino Karen.
Scrittura: i flashback sono stati dosati in una maniera perfetta, nei primi episodi abbiamo visto l’infanzia di Matt Murdock, in quelli centrali quella di Wilson Fisk e una puntata è stata dedicata alla storia dell’amicizia, nata all’università, tra Matt e Foggy Nelson. Non vorremmo spoilerare troppo ma scoprire nella puntata dedicata alla storia di Fisk che il dipinto bianco che lo aveva rapito nella galleria d’arte diretta dalla donna di cui è innamorato (Vanessa Marianna interpretata da Ayelet Zurer) aveva in effetti un significato, che non stesse semplicemente cercando di impressionare la donna e che non gli avessero fatto dire cose a caso, è stata un’emozione.
Non parliamo poi dei dialoghi e dei monologhi mai banali e impreziositi dal lavoro degli attori, citeremo le conversazioni tra Matt che è cattolico e il suo confessore (il parroco della chiesa che si vede anche nella sequenza di apertura) e il monologo di Fisk nel finale di stagione (guarda caso prende le mosse proprio da un racconto biblico) durante il trasferimento nel cellulare.
Gli indizi seminati per il proseguimento in una eventuale seconda stagione.
Non è ancora dato sapere se sia prevista una seconda stagione, verrebbe da chiedersi “perchè no?” visto l’enorme successo che sta riscuotendo, ma probabilmente bisognerà aspettare parecchio visto che su Netflix sono previste altre quattro serie Marvel in arrivo e tre di esse riguardano personaggi facenti parte del mondo di Hell’s Kitchen, il mondo di Daredevil: Jessica Jones, Iron Fist e Luke Cage. Comunque per quello che eventualmente potrebbe aspettare Devil sono stati gettati due indizi piuttosto succulenti e dal vago sapore sulfureo, il diavolo di Hell’s Kitchen si troverà ad avere a che fare con diavoli veri? Nel finale dell’episodio dedicato a Stick, il misterioso combattente cieco che ha istruito Matt questi fa rapporto a un possente individuo che vediamo solo di spalle, a proposito di Matt l’uomo chiede a Stick “sarà pronto per quando le porte si apriranno?”.
L’altro indizio è più sfumato ma non meno intrigante, Madame Gao la anziana cinese che controllava il traffico di droga a Hell’s Kitchen parlando con Leland Owlsley, altro socio di Fisk, dice che il traffico di eroina che è stato mandato in fumo da Devil non è mai stato il vero interesse per cui era a Hell’s Kitchen , quello era stato solo una fortunata occasione e più tardi quando dice a Leland che tornerà per un po’ nel suo paese natale e Leland le risponde “a casa? in Cina?” la donna risponde con un enigmatico “è considerevolmente più distante”.
Questo in realtà ci mette qualche timore, in caso di una svolta narrativa del genere la serie saprà mantenere il carattere di drammatico realismo che abbiamo tanto apprezzato? ma dopo un capolavoro di stagione del genere non si può non dare fiducia incondizionata agli autori.
Altra preoccupazione: con gli ultimi drammatici episodi il cast dei comprimari è stato sfoltito parecchio, saranno rimpiazzati con personaggi ed attori all’altezza? abbiamo perso Ben Urich, Leland Owlsley e James Wesley nell’arco degli ultimi tre episodi, ma di nuovo: come fai a non dare fiducia? La nostra preoccupazione è solo perchè non si rompa un giocattolo quasi troppo bello per essere vero, ma questa straordinaria prima stagione di Daredevil non ce la toglierà più nessuno. E ora siamo già in astinenza.