Gastronomia e musica tra fine ‘700 e inizio ‘800, una sera in un palazzo d’epoca affacciato sul lago… Questa la suggestiva proposta “cucinata” a dicembre 2016 da alcuni enti culturali lariani. “Cena al Castello. La cucina nelle ville del Lario tra Settecento e Ottocento” non era una semplice cena per gourmet, né un concerto, né una conferenza, ma un viaggio dei cinque sensi tra piatti storici, suggestioni letterarie e musicali, con tavole già addobbate con gusto natalizio nelle sale affrescate del cosiddetto Castello di Urio.
A fare gli onori di casa l’Associazione Le Magnolie, che prende nome dalle superbe piante che fanno ombra all’ingresso, in collaborazione con la Società Archeologica Comense e l’Associazione Provinciale Cuochi di Como, con la consulenza di Rossano Nistri per la cucina e di Renato Bianchi per storia e letteratura.
In pratica sono state proposte, con qualche piccola “licenza poetica” da parte dello chef (come quella di accomodare il riso a mo’ di ali di farfalla ai due lati del rotolo di prosciutto…), ricette di due secoli fa rese popolari da pubblicazioni più volte rieditate; tra una portata e l’altra Nistri proponeva un po’ di storia della cucina sette-ottocentesca in particolar modo sul lago di Como nonché il dettaglio delle ricette utilizzate.
Renato Bianchi invece regalava “pillole” di citazioni sul lago di Como (celebrato già dal monaco e poeta longobardo Paolo Diacono) e aneddoti legati al cibo, come quello del matrimonio tra una duchessa di Milano con un Asburgo, festa che costrinse a tavola per tre giorni anche un “digiunatore” come l’arcivescovo milanese san Carlo Borromeo.
Inoltre un trio d’archi composto da professionisti diplomati al Conservatorio di Como ha proposto un assaggio di musiche del compositore comasco Francesco Pasquale Ricci (1732-1817), insegnante dei Melzi (legati alla storia della villa ospitante), e specificamente brani della Sonata per Trio d’Archi trascritti dal Maestro Oscar Tajetti ed eseguiti per la prima volta in pubblico per questa piccola “lezione” al momento del dessert.
Insomma si consolida la collaborazione tra il Castello di Urio e la Società Archeologica Comense, che già l’estate scorsa ha tenuto alcune visite guidate gratuite per i propri soci nel palazzo e nei giardini (e che per aprile sta già organizzando una visita ai luoghi storici meno conosciuti di Bellagio). E si dimostra vincente anche la nuova politica di “apertura” dell’associazione Le Magnolie (legata all’Opus Dei), per cui il Castello di Urio già frequentato da Josemaria Escrivà è e rimane un luogo destinato alla riflessione, allo studio, alla preghiera, ma aperto alle visite e agli eventi culturali (che servono anche all’autofinanziamento). Qualsiasi gruppo o sodalizio ad esempio può richiedere una visita guidata dai responsabili del Centro culturale, che è gratuita: semmai ci si può sdebitare acquistando qualche pubblicazione o un sacchetto dei deliziosi biscottini multigusto fatti a mano sul posto.
Informazioni: info@associazionelemagnolie.it (Castello di Urio, via Pangino 1, Carate Urio).
PER CHI VUOLE APPROFONDIRE
SOCIETÀ ARCHEOLOGICA COMENSE
Fondata nel 1902 per incrementare lo studio dell’Archeologia nel territorio della Provincia ed antica Diocesi di Como, la Società Archeologica Comense riconosce le sue radici nella Commissione Archeologica Provinciale, di cui fece proprio il periodico, La Rivista Archeologica, edita dal 1872 e inizialmente diretta da Vincenzo Barelli, pioniere dell’archeologia comasca.
Riconosciuta Ente morale nel 1927, conta un migliaio di soci ed è retta da un Consiglio eletto ogni tre anni dall’assemblea. Insignita dal Capo dello Stato della medaglia al merito della Cultura, é stata annoverata dalla Regione Lombardia fra le istituzioni culturali di interesse regionale e nel 2002, anno celebrativo del Centenario, il Comune di Como le ha assegnato la benemerenza civica dell’Abbondino d’oro per meriti culturali. Intensa l’attività editoriale: alla Rivista Archeologica (periodico annuale) si aggiungono i notiziari, monografie, ristampe, atti dei convegni, cataloghi.
Particolare impegno è volto alla diffusione della conoscenza delle vicende storiche e archeologiche presso Scuole, Biblioteche ed Enti culturali, mettendo anche a disposizione audiovisivi e materiale didattico appositamente creato. E poi conferenze, proiezioni, gite sociali, sopralluoghi, scavi e rilevazioni, corsi di aggiornamento, dibattiti, convegni, mostre, attività di gruppo. Non manca l’attività di tutela delle zone archeologiche di Como attraverso osservazioni agli strumenti urbanistici, istanze, dibattiti, pubblicazioni, nonché iniziative di recupero e valorizzazione di antichi monumenti e percorsi.
Il socio RENATO BIANCHI, che certo non vorrebbe essere citato disgiuntamente dall’associazione, è uno dei “cuori pulsanti” dell’Archeologica per la quale cura convegni, conferenze, pubblicazioni e visite guidate; è uno dei promotori delle ricerche sull’Antica Strada Regina che fiancheggiava nell’antichità il lago di Como; da sindacalista si occupa di cooperative, ma è anche appassionato di guida e di gastronomia: sua l’idea e l’organizzazione degli spuntini “a sfondo storico”.
ROSSANO NISTRI
Di origine pisana ma comasco d’adozione, è un noto esperto di gastronomia, di didattica, nonché storico delle tradizioni culinarie.
Ha già collaborato molte volte con la Società Storica Comense per allestire rinfreschi e cene storiche, anche a margine di convegni e visite guidate. Autore di pubblicazioni come “Dire Fare Gustare. Percorsi di educazione al gusto nella scuola” (Slow Food Editore, 1998) “Crapa pelada l’a fà i turtej” (Ikona Edizioni, Como 2002) e “Como e Lecco in cucina. Ricette tradizionali del lago e della Brianza” (Dominioni Editore, Como 2014).
FRANCESCO PASQUALE RICCI
Nato a Como nel 1732 studiò musica a Milano con Giuseppe Vignati, Maestro di Cappella del Palazzo ducale.
Sacerdote dell’Ordine dei Frati minori, fu l’insegnante di musica della nobiltà e fondò l’Accademia filarmonica milanese, occupandosi anche di commerci legati all’editoria musicale. Soggiornò spesso all’estero e conobbe il mondo artistico di tutta Europa: fu Maestro di Cappella al Duomo di Como ma anche in Olanda ed in Inghilterra, amato sia come musicista che come compositore in Germania, Francia, Inghilterra, Belgio e Svizzera.
Aperto alle novità, fece uso del fortepiano, pubblicò il primo Metodo didattico per pianoforte e tenne concerti anche di musiche altrui. Si ricorda di lui che scrisse una “sinfonia concertante” vent’anni prima di Mozart, dedicò una marcia funebre a Napoleone, pubblicò varie partiture con la famiglia Artaria (precursori dei celebri editori Ricordi che poi avranno la loro villa sul lago), avviò al canto la “divina” soprano Giuditta Pasta (che pure ebbe dimora a Blevio), fece costruire dal supremo organaro Carlo Serassi un organo particolare che per primo aveva la griglia per gli acuti. Ricci morì nel1817 a Como nel vecchio Ospedale Sant’Anna, edificio che ora ospita il Conservatorio. Le sue partiture furono vendute dall’Ospedale ed in parte finirono in Svizzera, qualcuna rimane alla Cattedrale mentre il Museo Storico Giovio di Como conserva il suo fortepiano.
OSCAR TAJETTI
67 anni, comasco, ha studiato organo e composizione organistica con Luigi Picchi; dopo i corsi di musicologia all’Università di Bologna è stato per otto anni esercitatore e assistente di Giuseppe Vecchi, condirettore con Umberto Eco dell’IMET-Istituto Superiore Studi Musicali e Teatrali dell’ateneo bolognese. Ha studiato anche viola da gamba, flauto dolce, canto ad impostazione antica e canto gregoriano. Sia da solista sia come direttore di gruppi di musica antica ha tenuto oltre 600 concerti in Italia, Svizzera, Francia, Austria, Germania, Polonia, Principato di Monaco. Tiene corsi e conferenze in varie università estere, partecipa o addirittura organizza convegni musicologici internazionali. Dal 1971 è Maestro di Cappella della Basilica di San Fedele in Como. Sue composizioni di musica liturgica sono state eseguite alla RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.
Nominato Accademico Tiberino a Roma nel 1978, Presidente dell’A.M.I.S.-Antiquæ Musicæ Italicæ Studiosi della Lombardia e membro del consiglio nazionale, è direttore responsabile del Bollettino dell’Associazione, è stato consulente e responsabile di area nel progetto Ad Majorem Dei gloriam, nell’ambito del programma “Musica 2000” dell’Unione Europea e curatore della parte musicale delle celebrazioni in memoria di celebri personaggi comaschi. Nel 1995 per “Nuova Era” ha curato la parte musicologica di due CD con musiche sacre di Francesco Pasquale Ricci. Ha all’attivo diverse pubblicazioni e saggi. Nel 2006 Benedetto XVI lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine di S. Silvestro. Nel 2007 è stato eletto Presidente Nazionale dell’ A.M.I.S.-Antiquae Musicae Italicae Studiosi e nello stesso anno l’ A.I.O.C.- Associazione Italiana Organisti di Chiesa gli ha conferito, a Roma, lo speciale “Premio alla carriera di musicista di Chiesa”.
IL CASTELLO DI URIO SUL LAGO DI COMO
La villa, sorta forse sui resti di un’antica fortificazione, risale al XVI secolo, per opera del conte Porta. Le belle terrazze del parco, con gradinate, balaustre e statue, la distinguono dalle altre dimore signorili del Lario. Fu in seguito dei Salazar, dei Della Porta (1730-1784) e dei Castelbarco. Nell’800 prese il nome di “castello” dopo che i proprietari, i Melzi d’Eril, fecero aggiungere due torrette merlate e altre decorazioni che conferirono all’edificio l’aspetto di un castello romantico. Vi condussero una brillante vita mondana, con feste da ballo e battaglie navali nel lago antistante! Il castello passò poi a Maria Teresa d’Asburgo Lorena, moglie del Re di Sardegna Carlo Alberto, quindi al conte Collabiano, amico di casa Savoia, che vi accolse anche il Re d’Italia Vittorio Emanuele II e la moglie Maria Adelaide d’Austria.
Dopo un periodo di decadenza, nel 1871 ne divenne proprietario il barone Richard Ginori, magnate delle ceramiche, che fece sistemare e ampliare definitivamente il giardino; ulteriori restauri furono compiuti dopo il 1903 dalla nuova proprietaria di origine irlandese, Isabelle Mac Creery di San Francisco (nelle cucine del Castello si conservano ancora stoviglie Richard Ginori con la scritta «Isabelle»).
Nel 1947 il Castello passò nelle mani dello slavo barone Langheim, che volle ingentilire l’aspetto della facciata eliminandone le merlature e adornandola con un fregio centrale, mentre le torrette laterali furono in parte demolite e inglobate. Purtroppo il barone, che si servì di ottimi costruttori e decoratori romani, si trovò nelle condizioni di non poter più pagare le maestranze giungendo al fallimento.
Nel mezzo secolo successivo i lavori di restauro e ampliamento hanno però conservato l’aspetto frontale dato da Langheim; sono stati ad esempio edificati ex novo alcuni corpi posteriori, aulette ed alloggi nella Darsena e anche il parco è stato ulteriormente abbellito.
Nel 1954 il complesso monumentale fu acquistato dalla società ADIGI che lo diede in gestione a un ente culturale milanese, la Fondazione Rui. Dal 2013 la gestione è passata all’Associazione Le Magnolie che ha continuato in parte le attività della Fondazione Rui.
Dal 1954 infatti l’antica villa è divenuta luogo di incontro e di studio per persone di ogni età, condizione sociale, preparazione culturale. Tra le diverse iniziative ospitate al Castello di Urio, particolare rilievo hanno le attività a carattere spirituale, affidate alla Prelatura dell’Opus Dei, istituzione della Chiesa Cattolica fondata da Josemarìa Escrivà. In particolare ogni estate si tengono convegni di studenti universitari, altri per docenti, nonché incontri di studio per sacerdoti, su temi spirituali e pastorali ma anche di attualità e cultura.