LA FESTA
Beltane o Beltaine (dal gaelico irlandese Bealtaine o dal gaelico scozzese Bealltuinn; entrambi dall’antico irlandese Beletene, “fuoco luminoso”) è un’antica festa pagana gaelica che si celebra attorno al 1º maggio. “Bealtaine” per gli irlandesi è anche il nome del mese di maggio e tradizionalmente il primo giorno di primavera, situato a metà fra l’equinozio di primavera ed il solstizio estivo (astronomicamente il giorno corretto sarebbe il 5 maggio).
Secondo fonti gaeliche del X secolo i druidi accendevano dei falò sulla cima dei colli (tradizione tuttora viva anche in Italia in occasione di varie festività legate alle stagioni) e vi conducevano attraverso il bestiame del villaggio per purificarlo ed in segno di buon augurio. Anche le persone attraversavano i fuochi, allo stesso scopo. L’usanza persistette anche dopo la cristianizzazione, fino agli anni cinquanta, ma in alcuni luoghi sopravvive ancora oggi: una grande celebrazione di Beltane si tiene ogni anno la notte del 30 aprile a Calton Hill, presso Edimburgo (Scozia), a cui partecipano circa 15.000 persone (quest’anno si è tenuta il 30 aprile: vedi www.beltane.org, le splendide foto sono esplicitamente protette da copyright).
Questa festività è prettamente britannica e irlandese, non estesa a tutti i popoli celtici: Gallesi, Bretoni e Galli difatti non la celebravano. La pronuncia esatta della parola assomiglia a “Bòltein” oppure “Bàlten”.
L’ASSOCIAZIONE
A organizzare, come ormai da due anni a questa parte la festa di Beltane a Como sarà Oro di Scozia onlus, una nuova associazione (prima era solo un’attività commerciale amatoriale) che si è già presentata alla cittadinanza comasca l’8 aprile durante l’Alcohol Prevention Day: all’insegna della solidarietà e del “bevi poco bevi bene” (cioè minime quantità di prodotti di qualità, che educhino il gusto e non mettano a rischio la salute) Oro di Scozia ha offerto ore di spettacolo dapprima con la parata e il concerto della Orobian Pipe Band (noto gruppo bergamasco di cornamuse scozzesi) attraverso il centro storico, e poi in piazza Volta con l’esibizione (per oltre un’ora e mezza) degli allievi del corso di danze scozzesi guidati dal maestro John Murphy.
Il fondatore Nando Viti, noto imprenditore e sportivo moltrasino, così racconta la nascita della nuova avventura: “Da tempo sentivo una profonda attrazione verso la Scozia, in particolare dopo aver scoperto che le mie origini risiedono, in parte, proprio in questo paese; a quel punto, capii che nulla viene per caso. Durante ognuno dei miei viaggi ho conosciuto un nuovo volto della Scozia che mi ha emozionato ed ispirato: la magia e i misteri dei castelli, il Ben Nevis dalle cui alture si gode una vista mozzafiato, i villaggi pittoreschi, i laghi ed i fiumi in cui sguazzano i salmoni che appagano i nostri palati, i fiordi che si susseguono in un gioco di coste variegate, lambite dal mare, la storia di un popolo orgoglioso e combattivo e le sue leggende…Tutto mi affascinava al punto che mi pareva di avere già visto in sogno i ruderi di un certo castello; la leggenda di William Wallace e la sua lotta per la libertà mi avvincevano tanto da commuovermi; il suono della cornamusa mi seduceva; trovavo emozionanti le storie dei clan, con i loro tartan colorati, e mi sembrava di rivivere il tempo dei celti forti e rudi.… Dulcis in fundo, i sapori e le fragranze delle distillerie di whisky mi avvolgevano piacevolmente!
Così, al rientro dall’ennesimo viaggio da turista “non per caso” in terra scozzese, ho preso la decisione di far conoscere ed apprezzare ai miei amici, questo lembo di mondo così particolare, il suo popolo, la sua cultura e le tradizioni secolari, attraverso la diffusione della sua cultura. L’Associazione “ORO DI SCOZIA” No Profit ha la prestigiosa ambizione di diventare il crocevia di questa missione: da un lato ricreare l’atmosfera scozzese in un angolo di Italia, per far vivere un po’ di Scozia a chi non vi è mai stato e rievocarla a chi già la conosce; dall’altro diffondere, partendo dal territorio lariano in cui vivo, i sapori e i gusti di un altro popolo, ricco di storia anche se poco conosciuta.”
LA CENA
L’attenzione di Oro di Scozia sarà rivolta specialmente ai giovani e non a caso una parte del ricavato delle cene a tema viene destinato dagli organizzatori (ancor prima della costituzione in associazione) a un fondo speciale per sostenere gli stages all’estero degli studenti ENAIP, ente di formazione professionale in vari campi, dal restauro alla ristorazione.
Proprio nella sede ENAIP di via Dante Alighieri si terrà la cena di sabato 6 maggio animata dal suono della cornamusa dal vivo, con danze e specialità scozzesi. Questo il menu se volete partecipare o semplicemente copiarlo a casa vostra: Sfiziosità al salmone affumicato: Involtino al formaggio cremoso, cipollina, sciroppo balsamico e pane tostato, Carpaccio con granella di noci, veli di mela Granny Smith e salsa yogurt al miele, Piccola tartare con verdure agrodolci e maionese agli agrumi . Risotto alla parmigiana con salmone rosolato ai porri e whisky. Filetto di Angus cotto nella sfoglia, con arlecchina di verdure e patate fondenti. Torta soffice di noci, senza glutine servita con crema di mascarpone al whisky . Caffè con biscottini.
info www.orodiscozia.it oppure 338.5093758 .
LE DANZE
I balli tradizionali scozzesi sono categorizzati come reel, jig e strathspey, a seconda del tipo di musica con la quale si danza. I primi due tipi sono caratterizzati da tempi veloci e movimenti dinamici. Il terzo ha un tempo più lento e più temperato, i movimenti devono essere composti ed eleganti. Le Ceilidh sono danze popolari diffuse da maestri itineranti, che si eseguivano durante le feste dei clan; le scottish country dances si fanno invece risalire all country dances inglesi del XVII secolo e hanno figure più complesse. Tuttavia esistono balli coreografati anche pochi decenni fa, in occasione di speciali eventi (ad es. matrimonio del Duca di Edimburgo).
Questi balli di gruppo (ma esistono anche danze solistiche di grande virtuosismo, come nella danza irlandese: le Highland Dances) si danzano quasi sempre a coppie, con una coppia “danzante” (la prima in testa alla fila o al gruppo, cioè la più vicina all’origine della musica) che si sposta progressivamente tra le altre (che non stanno ferme ma le fanno corona) per poi lasciare il turno alla seconda coppia, finché tutte hanno danzato “da protagoniste”. In massima parte si tratta di un “set”, cioè quattro coppie poste in quadrato o in fila (in alcune danze ballano tre coppie contemporaneamente mentre a turno una quarta sta ferma e… riprende fiato), ma esistono anche danze da cinque coppie, o ballabili in un numero infinito di coppie; e altre danze che si danzano in trio cioè un uomo al centro con una donna su ciascun lato; di solito avviene una progressione in cerchio, per cui l’abbinamento cambia e l’uomo di un trio si trova a danzare via via con tutte le signore presenti e viceversa. Le danze popolari dopotutto erano un’occasione di socialità e servivano a conoscere il maggior numero di persone. Anche in vista… di fidanzamenti o accordi d’affari.
LA CORNAMUSA SCOZZESE
La great highland bagpipe (GHB) o cornamusa scozzese è uno strumento musicale che appartiene alla famiglia degli aerofoni a serbatoio (o a sacco) come la müsa, la piva, il baghèt dell’Italia settentrionale, le launeddas della Sardegna e la zampogna dell’Italia centro-meridionale (dalle quali differisce per estensione musicale, tono, volume e tecnica). Fu introdotto in Scozia molto recentemente, intorno al XVII secolo, e gli Scozzesi vi apportarono delle modifiche fino a trasformarlo nell’attuale.
Si compone di una “bag” o sacca, originariamente in pelle ma oggi sempre più spesso in materiale sintetico, cui sono collegati un “blowpipe” o insufflatore e quattro canne musicali.
L’insufflatore è un tubo dotato di una valvola di non ritorno, in cui il suonatore soffia per riempire la sacca. Una volta generata all’interno di quest’ultima una pressione adeguata,lo strumento inizia a suonare. La pressione viene controllata dal suonatore bilanciando l’aria immessa attraverso l’insufflatore e l’aria che esce attraverso le canne musicali tramite l’azione dell’avambraccio che avvolge la sacca.
Tre delle canne musicali, i “drones” o bordoni, emettono una nota fissa che forma un tappeto sonoro per tutta l’esecuzione. La quarta è il “chanter” o canna del canto che consente di eseguire la melodia; ha una estensione di una ottava completa più una nota al di sotto.
Stocks, chanter e bordoni sono tradizionalmente in legno. L’essenza più comunemente utilizzata è l’African Blackwood, denominazione commerciale utilizzata in liuteria per indicare la Dalbergya melanoxylon (o Mpingo), un tipo di legno africano della famiglia dell’ebano dalla particolari caratteristiche di resistenza, durezza, musicalità e stabilità.
Negli ultimi anni si sono iniziati a diffondere anche strumenti realizzati in plastica dura tipo delrin o polypenco.
I drones sono lavorati all’esterno con segni decorativi , detti “combing”, e possono essere ulteriormente impreziositi da elementi in metallo (ottone, nickel, acciaio o, per gli strumenti più costosi, argento). Altro elemento caratteristico sono “ferrules” e “rings”, posizionati alle estremità di ciascuna sezione che compone uno dei drones. Si tratta di elementi cerchianti e di rafforzamento delle parti terminali, che nel tempo si sono evoluti con lavorazioni via via più elaborate fino ad avere anche una funzione di abbellimento. Erano tradizionalmente realizzati in corno, osso o avorio ma dagli anni ’60 l’utilizzo di tali materiali è stato vietato in Gran Bretagna nell’ambito di un più ampio progetto di protezione di specie animali in via di estinzione. Oggi i rings vengono realizzati in resina, legni di diverso colore e grana, o metallo.
Lo strumento viene completato da quattro ance. Tre sono di tipo semplice, di forma cilindrica e si trovano nei bordoni. Una è di tipo doppio, con forma a becco d’anatra (simile a quella di un oboe) e si trova nel chanter.
Tradizionalmente, le ance venivano tutte realizzate in canna del tipo “arundo donax”. Ora sono composte da elementi in resina ed elementi in materiale plastico, tranne l’ancia del chanter che è tuttora in canna per una superiore qualità del suono.