Blue Planet II è un documentario, composto di sette episodi e prodotto da BBC Natural HIstory Unit, andato in onda nel 2017. Come il suo predecessore “The Blue Planet” del 2001, è presentato, e ha come voce narrante, il naturalista Sir David Attenborough mentre la colonna sonora è stata composta da Hans Zimmer. Mi soffermerò pochi istanti su questo particolare, la musica, perché è stato il motore principale del mio interesse per questa serie.
Ho scoperto in maniera del tutto casuale che i Radiohead, una delle mie band musicali preferite, e Hans Zimmer, noto come compositore che ha vinto diversi premi per le sue colonne sonore, tra cui anche un Oscar, stavano collaborando per una versione inusuale di Bloom, brano contenuto nel disco “The King of Limbs”. (Ocean)Bloom è un brano molto particolare che beneficia del genio di tutti i musicisti e sembra davvero ricalcare il movimento delle onde dell’oceano. A sentire le stesse parole di Thom Yorke, l’ispirazione di Bloom deriva proprio dal primo The Blue Planet, per cui partecipare al progetto gli è sembrato un po’ come chiudere il cerchio.
Incuriosita da questo, mi sono accinta a vedere i sette episodi che ci portano in ogni angolo del mondo all’esplorazione di questo ricco mondo ancora sconosciuto, per certi versi, e che presenta delle sorprese davvero suggestive. Personalmente parlando sono rimasta sbalordita nel vedere quanta vita vi fosse sotto i ghiacci polari. Come ha affermato lo stesso Attenborough nell’episodio, per molto tempo noi umani abbiamo pensato che non potesse esserci vita in un ambiente così gelido. Niente di più sbagliato. E quello che si è scoperto finora è solo forse la punta dell’iceberg. Ogni anno gli scienziati si prodigano per documentare la ricchezza ma anche la fragilità di certi ambienti.
Ho visto immagini di una bellezza sfolgorante. Ho provato meraviglia per ciò che gli animali sono capaci di fare per sopravvivere. Sono venuta a conoscenza che delfini e orche si incontrano e si riuniscono per fare fronte comune e avere la possibilità di ottenere un bottino più fruttuoso per tutti. Questo dovrebbe seriamente far riflettere molti esseri umani che sono più decisi a dividerci, anziché unirci. Ho assistito anche al dolore di una madre che trascina il proprio piccolo avvelenato dalle sostanze tossiche che noi riversiamo nelle acque o ancora la ricerca spasmodica di un punto di riparo in un ambiente che sta diventando sempre più problematico, a causa dello scioglimento dei ghiacci.
L’episodio più duro e pesante da vedere è stato l’ultimo “Our Blue Planet”. Un episodio che racconta, senza facili sconti, l’impatto che l’essere umano ha su un ambiente dall’equilibrio fragile. Dall’inquinamento sonoro, che potrebbe impedire ai nuovi nati dei pesci pagliaccio di trovare il corallo giusto dove potersi nutrire, a quello derivato dalla plastica.
Per fortuna vi sono persone che si prodigano a preservare il mondo naturale con ogni sforzo, studiando le abitudini, il ciclo vitale e agendo in prima persona, a volte rischiando anche la vita come nel caso di Len Peters in un piccolo villaggio a Trinidad per difendere le tartarughe liuto. E il suo sforzo ha pagato con l’aumento delle nascite di questo esemplare.
Ho trovato confortante l’ottimismo di tutti gli scienziati nell’affermare che invertire la rotta è possibile, che noi possiamo salvare il nostro ambiente facendo le decisioni giuste. Confortante, sì, ma con un sapore amaro considerate le ultime castronerie che mi è toccato sentire in materia di cambiamenti climatici.
The Blue Planet II ha avuto un serio impatto nell’alzare l’attenzione sui danni da inquinamento della plastica, tanto che lo hanno definito “blue planet effect”. In seguito alla messa in onda del programma nel Regno Unito, la BBC ha annunciato l’intenzione di vietare completamente la plastica monouso all’interno della propria organizzazione entro il 2020. Nell’aprile 2018, in risposta al crescente sostegno pubblico direttamente collegato a Blue Planet II, il governo britannico ha annunciato che sta prendendo in considerazione un divieto nazionale sui prodotti in plastica monouso. È stato anche riferito che la decisione della regina Elisabetta II di vietare bottiglie di plastica e cannucce attraverso le proprietà reali è stata in parte una risposta al documentario. Dopo il primo episodio trasmesso nel Regno Unito, c’è stata un’ondata di richieste di informazioni sui motori di ricerca in merito alla conservazione, con la Marine Conservation Society, il WWF e la Plastic Oceans Foundation che hanno registrato un notevole picco nel traffico.
Per concludere: prendetevi del tempo per dedicarvi a questo documentario con calma. Vi ripagherà in bellezza e meraviglia, vi leverà qualche pregiudizio sul mondo marino ma soprattutto vi insegnerà quanto questo mondo è ancora tutto da scoprire e da preservare.
Dal comunicato stampa della Rai: da mercoledì 4 luglio alle 21.25 su Rai1 è tornato (e andrà avanti per nove puntate) “Superquark”, il programma di Piero Angela che riparte con Un solo oceano, il primo episodio della straordinaria seconda stagione di “Blue Planet” della BBC. Non perdetevelo.