Trasmessa dapprima su Paramount Plus e quest’autunno anche in chiaro su Rai2,
la serie tv “Corpo Libero” non è certo una delle solite serie giovanilistiche:
fa parte invece di quelle opere che affrontano in modo nuovo i drammi dell’adolescenza,
senza retorica e senza… noia per lo spettatore.
Diciamo subito che è distribuita anche all’estero, con il titolo “The Gymnasts”
(ma molto, molto più angosciante e allusivo il titolo originale),
e che è stata candidata nel 2023 al Nastro d’Argento per le Grandi Serie nella categoria Dramedy.
E mostra il mondo della ginnastica come mai lo avremmo voluto vedere.
Diretta da Cosima Spender e Valerio Bonelli,
è tratta dall’omonimo romanzo di Ilaria Bernardini (che mi vien voglia di leggere)
con soggetto e sceneggiatura tutta al femminile di Chiara Barzini, Ilaria Bernardini, Ludovica Rampoldi e Giordana Mari;
e quasi tutto al femminile è anche il cast.
La prima riflessione sorta, è che sta agli antipodi di “Vite parallele”, il reality di qualche anno fa che ci mostrava la vita felice delle ginnaste della squadra italiana di ginnastica artistica:
tutte insieme come sorelle, autonome ma insieme protette, coccolate, in un residence alle porte di Milano,
e poi gli allenamenti e le competizioni inframmezzati dallo shopping e dalle vacanze e dai compleanni,
con solo qualche “crepa” nel quadro, costituita dagli infortuni e dalle sconfitte, visti come superabili e istruttivi incidenti di percorso.
Tuttavia vi era anche qualche “incrinatura” involontaria, che colpisce lo spettatore ipersensibile,
tipo i rimproveri sgarbati dell’allenatrice “Ma sei intelligente o cosa?!” (non me lo sono mai tolta dalla mente…).
In “Corpo Libero” non ci sono piccole crepe ma una voragine, che rischia di inghiottire l’infanzia, l’adolescenza, l’equilibrio psicofisico e perfino la vita delle ragazze, “votate” solo alla vittoria perché qui perdere non è nemmeno da considerare…
Come nella docu-serie citata, che nel titolo aveva un gioco di parole basato su uno degli attrezzi della specialità
(le parallele asimmetriche, appunto),
anche “Corpo Libero” rifà il verso a una delle prove previste in competizione (l’esercizio a corpo libero, senza attrezzi)
ma sottintende anche le costrizioni fisiche e psicologiche a cui sono sottoposte (o si auto-sottopongono?!) le ginnaste.
La domanda è, quanto (o quante) sono lì per libera scelta, per inseguire la propria passione,
e quanto (o quante) sono plagiate o almeno investite da un fardello più grande di loro,
per senso di responsabilità verso la squadra o per riconoscenza verso l’allenatore
o perché schiacciate dalle aspettative di riscatto sociale della famiglia o… o???
Nelle sei puntate immerse in un set gelido e innevato conosciamo gradualmente le cinque ginnaste all’incirca quindicenni della “Vis Invicta”, squadra del Napoletano invitata in Abruzzo (dove è stata girata la serie) per il torneo invernale Winter Fox a cui partecipano una manciata di squadre di varia provenienza europea.
Tutte le giovani attrici sono alla loro prima prova cinematografica
e sono state scelte praticamente in palestra, a partire da Alessia De Falco che interpreta la protagonista Martina:
atleta di punta della squadra, rientra dopo un lungo stop dovuto a un infortunio che si rivelerà non casuale…
In questo periodo il suo corpo è maturato, tanto che avrà il ciclo per la prima volta, e per prima tra le sue compagne.
C’è il dramma di un corpo non-libero di svilupparsi, di crescere, per mantenere le linee aggraziate e la duttilità e leggerezza necessarie ai volteggi e alle evoluzioni di alto livello; un corpo negato, anche se sfruttato.
Alla neo-attrice si può perdonare qualche mancanza di espressività nel parlato, forse però voluta in quanto lei è la voce narrante della vicenda e deve appunto mantenere un tono neutro, come se leggesse un romanzo, tanto più che spesso vediamo uno scollamento tra la “verità” che lei racconta e quella rappresentata dalle immagini.
Abbiamo poi la capitana Carla, una Giada Savi crudele quanto basta, che tiranneggia le compagne e decreta perfino castighi e comportamenti, coprendo così la sua insicurezza e fragilità, per cui si sente grande solo schiacciando le altre;
abbiamo Nadia (Federica Cuomo) che ne è praticamente succube,
e poi Anna (Giada Pirozzi) e Benedetta (Eva Iurlaro, plurimedagliata della Nazionale di Aerobica) chiamate spregiativamente “le inutili” perché per quanto bravine non arriveranno mai a medaglia,
soprattutto contro le fortissime rumene capitanate dall’inarrivabile “libellula” Angelica, per la quale Carla ha una vera ossessione non solo sportiva.
Angelica è interpretata da Catinca Petrescu, che dopo la serie ha girato anche un video musicale e un cortometraggio di Theodor Petrescu “Ballerina – the real definition of art” sulla condizione dell’artista oggi, cioè una vita breve da vivere intensamente (tematica per un verso simile a quella della serie tv).
Antonia Truppo (due volte David di Donatello come attrice non protagonista) interpreta l’allenatrice Rachele, figura quasi materna ma un tantino rozza e bizzarra che rafforza la concentrazione e lo spirito di squadra con sedute a base di cantilene portafortuna e campane tibetane…
ne scopriremo poi il passato di fallimenti e dipendenze, dopo la maternità mancata a causa della precoce menopausa (“Ne ho viste tante di voi ginnaste, conciate così” le dirà la ginecologa),
e la rimonta grazie al medico sportivo di cui è amante e succube, Alex (un Filippo Nigro che più brutto e sporco e cattivo non si può, malgrado la facciata professionale e integerrima).
C’è poi la famiglia proprietaria dell’albergo, dove pochi anni prima si è verificato un tragico cataclisma simile a quello ben noto dell’Hotel Rigopiano, divisa tra il desiderio di portare avanti l’attività e quello di vendere tutto e andarsene per ricominciare.
Il figlio superstite Pietro è interpretato da Emanuele Maria Di Stefano, protagonista di un’altra serie insolita e poco premiata dal pubblico che forse non l’ha capita, “Noi siamo leggenda”;
Pietro diventerà amico e poi boy-friend di Martina, sarà il suo confidente e il suo porto sicuro, uno dei pochi personaggi a vedere con lucidità: “La setta ti ha fatto questo?” chiederà a Martina quando se la troverà alla porta in lacrime dopo la crudele punizione delle compagne per aver “tradito” denunciando la precaria condizione psicologica di una di loro, poi ritirata dai genitori dalla competizione.
La setta è come lui chiama la squadra, dove appunto si intrecciano punizioni per chi “osa” metter su qualche etto
(la fissazione della magrezza è un altro punto dolente, dove poi la realtà supera la fiction…),
passioni saffiche (e non) che diventano ossessioni, competizione sfrenata,
e un’omertà che coinvolge anche gli adulti quando una delle ragazze va fuori di testa
e uccide il cane amatissimo del fratello morto di Pietro…
Ma non sarà solo la bestiola a morire: la serie inizia “in medias res” col ritrovamento di un cadavere sotto la neve,
nel bel mezzo del torneo,
e con i conseguenti interrogatori da parte dell’ispettrice Elena Pace
(interpretata da Barbara Chichiarelli, solo apparentemente fredda e in realtà perspicace ed empatica con le ragazze);
Martina dice e non dice, risponde con frasi fatte o con un periodare quasi letterario, instaura insomma con Elena una sorta di gioco del gatto col topo,
finché si renderà conto che ciò con cui il medico “pompa” le ragazze non sono esattamente vitamine,
che la sua squadra sta vincendo “con l’unica con cui non avrebbe dovuto vincere”
e cioè lei che era rimasta mesi fuori dal giro, che il torneo ha uno scopo preciso e non sono le Olimpiadi,
e che ora lei deve decidere se farsi risucchiare definitivamente da quella spirale perversa o liberarsi.
Alla fine uno degli adulti si sacrificherà per salvare le ragazze,
anche se le sue ammissioni verranno fatte passare inizialmente come i deliri vendicativi di un partner tradito;
nessuno degli esecutori materiali del delitto sarà punito, ma in realtà nessuno di loro era realmente responsabile,
e c’è la speranza che i veri colpevoli siano raggiunti dalla Giustizia perché Martina riuscirà a seminare dubbi e perfino prove per la poliziotta;
c’è speranza anche per Pietro, che si faccia una vita altrove, dove forse ritroverà Martina.
Prodotta da Indigo Film e Network Movie in coproduzione con ZDFneo, in collaborazione con Rai Fiction e Paramount+ e in associazione con All3Medio International.
Ricordiamo anche la fotografia di Francesco di Pierro, il montaggio di Valerio Bonelli, le musiche di Eduardo Aram e i costumi di Sonia Travaglia.
Per vederla, o rivederla:
le foto sono tratte dai siti Movie Player e The Wom