Ottimo finale di serie per Defiance questo episodio 3×13: Upon the March We Fittest Die. Finale di serie? Può darsi, forse, nessuno l’aveva annunciato ci pare, naturalmente prima di iniziare a scrivere la recensione abbiamo dato un’occhiata in giro su questo aspetto, ma pare che siamo tutti nella stessa situazione, non risulta che SyFy avesse annunciato la fine della serie, ma non c’è dubbio che l’episodio sia stato costruito come finale di serie e che con l’ultimissima scena riguardante Nolan si siano però voluti lasciare una porta aperta, segno forse che non hanno ancora deciso o che almeno non avevano deciso quando hanno girato l’episodio.
Certo volendo Nolan potrebbe avere un motivo per cambiare idea e invertire la rotta, ma non sarebbe né coerente né credibile.
In realtà però forse di un annuncio ufficiale nemmeno c’è bisogno, pare che il live tweeting durante lo show suonasse molto come un addio e Julie Benz (il sindaco Amanda) avrebbe postato: i venerdì sera non saranno più gli stessi. Senza contare che la stessa Benz sarebbe già confermata nel cast di un nuovo show.Ma siamo andati troppo avanti, abbiamo anticipato la fine dell’episodio senza fare il riassunto dell’episodio stesso, stavolta saremo davvero telegrafici in questo perché ci interessa più fare un discorso generale sulla conclusione della serie, lo ripetiamo: questo è chiaramente un finale di serie anche se ci dovessero ripensare e dovesse esserci una quarta stagione.
L’episodio può essere riassunto in: quattro coraggiosi (Nolan, Irisa, Datak e Yewll) all’arrembaggio della nave Omec per impedire l’apocalisse, Amanda rimane a terra perché gravemente ferita da un Omec, ma anche così trova il modo di salvare Stahma, Luke (il figlio di Alak) e altre persone. Poi arriva la parte finale di serie, dopo la morte di Kindzi per mano di Nolan, un finale perfetto persino poetico, su cui torneremo dopo,
Nella prima parte dell’episodio abbiamo apprezzato una cosa e ci ha fatto storcere il naso un’altra.
La cosa che abbiamo apprezzato: nella scorsa recensione avevamo sottolineato la stupidità della strategia Omec, andarsene in giro in piccoli gruppi, invece di scendere in forze e muoversi solo allora, ci hanno risposto, c’era un motivo se gli Omec sbarcavano pochi alla volta, quando escono dalle capsule sono deboli come gattini finché non si nutrono e non c’era cibo a sufficienza, ecco perché la prima cosa che hanno fatto è stata iniziare a radunare prede. D’altro canto gli Omec si rendono anche conto che certo la loro nuova leader non li guida al meglio, un guerriero si permette persino di far notare come, ferma restando la necessità di scendere in pochi e procurare cibo per gli altri che si devono risvegliare, fino ad allora meglio stare insieme e non andarsene in giro a fare la parte dei piccioni da impallinare. Purtroppo paga con la vita.
Ed ecco cosa non abbiamo apprezzato, alla fine Kindzi si è rivelata solo una gatta furiosa, senza alcuna predisposizione per il comando, ottusa od accecata da odio ed arroganza. Malgrado la sua forza sovrumana in questo episodio si fa prima fregare da Datak che la inchioda a una parete (e non si capisce vista la posizione di vantaggio perché non abbia tentato di finire il lavoro) e poi da Nolan che riesce a scaraventarla nel vuoto facendola finire su un turbina che la frulla.
Veniamo alla parte finale dell’episodio e sembrerebbe (finchè non c’è l’annuncio ufficiale il condizionale è comunque d’obbligo) della serie: i quattro coraggiosi si trasportano sulla nave Omec, li guida Doc Yewll, che è l’unica che ha le conoscenze e i mezzi necessari per farla saltare in aria sovraccaricando i motori, lo avevamo supposto dalla prima volta che abbiamo visto la nave piena di Omec che l’unica speranza dei terrestri (indigeni ed immigrati dal sistema Votan) fosse far saltare la nave prima che gli Omec si svegliassero e sbarcassero in massa.
Dopo apprendiamo che per farlo Yewll si deve connettere con la nave, per lei è un viaggio di sola andata, primo momento di commozione del finale ma anche momento divertente quando Datak le chiede perché non avesse detto nulla e la nostra adorata Doc risponde con la sua solita flemma “perché non sono una drama queen come te”, E subito dopo:
Doc Yewll: una persona artificiale è una perdita tollerabile;
Datak: no, tu sei una persona reale, con un enorme onore e un’anima infinita.
Ok, avete deciso di farci guardare la fine dell’episodio col groppo in gola? E ancora non avevamo capito che era un finale di serie.
Nel momento in cui gli altri tre si apprestano a fuggire Irisa dice che non può permettere che un’intera razza scompaia, decide di rimanere sulla nave e incanalare l’energia accumulata nei motori portandola lontana dalla terra, invece di farla esplodere, poi cercherà una patria per gli Omec. Vien da chiedersi cosa gli darà da mangiare quando deciderà di svegliarli e come possa essere sicura di non finire tu nel menù, ma soprassediamo. Nolan fa finta di assecondarla chiedendole però di unirsi a lei, tanto lui sulla Terra sarebbe comunque braccato dal Collettivo Votanis, poi la stordisce e la manda a terra e rimane lui con Yewll a fare quello che avrebbe voluto fare la figlia, più come ultimo regalo di un padre che pensa di aver esaurito il proprio viaggio che per convinzione nel salvare gli Omec. Settimane dopo a Defiance Nolan è ricordato con amore dalla figlia nel suo diario e salutato come salvatore da tutti.
L’ultima scena ci mostra Nolan nello spazio al suo posto da navigatore e sembra azionare un comando, avrà accelerato o invertito la rotta? Il finale è poetico e non c’era bisogno di questo primo piano su Nolan se non per lasciarsi una porta aperta.
Non lo stiamo dicendo come critica, perché a favore di una continuazione della serie ci sono due elementi:
1) questa è stata una gran bella stagione, gli autori sembrano tutt’altro che cotti;
2) ci sarebbero ancora tante storie da raccontare, ad esempio sulle Pale Wars, poi tra terrestri e Collettivo Votanis c’è ancora tensione, non sappiamo chi davvero commise l’assassinio che fece scoppiare la guerra, in questo ultimo episodio si è aggiunto qualcosa di importante sul personaggio di Yewll, mentre spiega il piano ai compagni perplessi dice “It’s entirely possible I’ve done this before.” cioè: è completamente possibile io l’abbia già fatto in precedenza … quindi ci state dicendo che Yewll faceva parte del commando che sabotò le navi Omec alla partenza dal sistema Votan?
Dunque di storie da raccontare ce ne sarebbero, d’altro canto rimane il fatto che come finale questo è poetico e perfino commovente, le scene e i primi piani delle persone che ricordano Nolan, persino la scelta della canzone, una cover cantata da una voce femminile del brano di David Bowie “Everyone says hi” (tutti dicono ciao”), ci dicono che questo deve essere il finale di serie, senza bisogno dell’annuncio, per non parlare della vera chicca: Nolan che quando si siede al posto di navigatore sull’astronave chiede a Yewll “non è che conosci qualcosa di Johnny Cash?”, ricorderete che la serie si aprì con Nolan e Irisa nel loro fuoristrada nelle badlands che cantavano Jackson di Johnny Cash e June Carter Cash.
Un finale perfetto.
Ci Rimane da dare un breve giudizio complessivo sulla serie e su questa terza stagione, il giudizio sulla stagione è emblematico di quello sulla serie, quindi iniziamo dal primo.
Defiance non è una serie perfetta, è una serie che abbiamo amato, una serie a cui ripenseremo con nostalgia ma non è una serie perfetta. Ma cosa intendiamo con non è una serie perfetta? non intendiamo che il budget è bassino, gli effetti speciali sono da SyFy e non tutti gli attori sono eccelsi, queste sono cose che diamo per scontate, sono premesse, ma la serie potrebbe essere stata perfetta lo stesso, Spieghiamoci con una metafora calcistica: (anche se non abbiamo dimestichezza col calcio) a volte si sente dire “la Juve ha giocato una partita perfetta”, altre volte abbiamo sentito dire “il Canigattì (con tutto il rispetto) ha giocato una partita perfetta”, vuol dire che Juve e Canigattì sono pari perché entrambe sono in grado di giocare una partita perfetta? Ovviamente no, il Canigattì avrà giocato una partita perfetta per quello che ci si può aspettare da una squadra del suo rango. Naturalmente non ci sfugge che se ragionando così da un lato siamo più generosi nel giudizio su Defiance, dall’altro mentre nel caso delle squadre di calcio le differenze di categorie sono cose assodate, gli attori e gli autori di Defiance potrebbero sentirsi profondamente offesi a sentirsi definire come di una categoria diversa da quella di True Detective (per esempio), che poi non vale per tutti perché Tony Curran (Datak), Jaime Murray (Stahma) e Trenna Keating (Doc Yewll) potrebbero giocare in serie A in qualsiasi campionato (per continuare con la metafora calcistica). Offendere un cast che abbiamo imparato ad amare è l’ultima delle nostre intenzioni.
Fatta questa premessa sul modo di valutare Defiance diciamo che è stata un’ottima serie ma non perfetta perché numerosi ottimi spunti, numerosi aspetti, potevano essere sviluppati meglio e approfonditi, prendiamo ad esempio questa terza stagione, fin dall’inizio si è capito che c’erano due archi narrativi quello sul generale Rahm Tak e il Collettivo Votanis e quello sugli Omec, e che il secondo sarebbe stato tenuto quasi in sospeso in attesa che si esaurisse il primo, il fatto è che si trattava di due spunti enormi che avrebbero benissimo potuto avere una stagione a testa. il fatto che questa fosse (forse) l’ultima non li assolve, hai avuto due buone idee? scegline una. La storia delle Pale Wars come abbiamo scritto in precedenza meriterebbe un prequel, invece rimarremo con tantissimi interrogativi, dedicando gli ultimi cinque episodi, a questo arco narrativo invece che a quello degli Omec avremmo potuto sapere molto, magari tramite il personaggio della vice cancelliere figlia del politico Votanis il cui assassinio scatenò le Pale Wars, invece di farla morire subito.
D’altro canto gli Omec e T’Evgin in particolare erano affascinanti e interessanti, avrebbero potuto avere una stagione tutta per loro, invece si sono presi solo cinque episodi che sono stati pochi per loro e hanno tolto spazio all’altro arco narrativo. Sarebbe stato meglio gli autori avessero scelto una sola delle due idee che avevano sul tavolo, tanto più che hanno fatto fare una fine triste e ingloriosa all’affascinante T’Evgin.
Ecco questo è quello che intendevamo dicendo che Defiance non è una serie perfetta, ma è una serie che almeno le belle idee e i bei personaggi li aveva, non è una cosa scontata, per questo se è finita qua ci mancherà.
Ma se dovessero tornare cancellando un finale perfetto (quello si) che lo facciano alla grande, se no stiamo bene così.
Tutte le cose belle hanno una fine e nel giudicare una serie nel suo complesso il finale ha un’importanza non irrilevante, specie in una serie come Defiance dove il viaggio dei personaggi riveste un’importanza fondamentale. Siamo convinti che si possa concordare tutti che Stahma, Datak, Yewll, Nolan e Irisa (e forse non solo loro) siano dei personaggi assolutamente tridimensionali e ben sviluppati.
Comunque perfezione o no, arrivato a questo punto chi scrive si è commosso, più che durante la visione.
Parafrasando il titolo della canzone che scorre sotto le scene finali:
We all say hi, and thank you Defiance.