Elizabeth I di Tudor nacque a Greenwich il 7 Settembre 1533, da Enrico VIII e Anne Boleyn, fu considerata principessa di sangue, ma all’età di 3 anni venne dichiarata figlia illegittima a causa dell’uccisione della madre, per ordine del padre.
Per diverso tempo visse lontano dalla corte e considerata con sdegno da Enrico VIII, che guardava allo stesso modo la sorella maggiore di Anne, Mary, figlia di Caterina d’Aragona.
Riammessa a corte grazie all’aiuto di Anne di Cleves, ma fu per merito di Caterine Barr che riuscì a riconciliarsi con il padre che l’aveva nominata erede, insieme ad Mary, temendo che il primogenito maschio, Edoardo, non arrivasse alla maggiore età come in effetti avvenne.
Elizabeth era molto legata al ricordo della madre, si sentiva anglicana nell’animo e credeva fermamente nella riforma, molto più di Enrico che la usò soprattutto per scopi personali.
A differenza di quello che il cinema e la televisione ci hanno mostrato Elizabeth non era bella, era bassa e tozza, aveva però uno sguardo acuto e un’intelligenza sorprendente, oltre che una volontà di ferro, che incutevano un gran timore.
Quando Mary, detta la sanguinaria, per le sue persecuzioni contro gli anglicani, morì implorandola di far restare la Gran Bretagna sotto il papato, Elizabeth non si sentì di giurare ma la sorella la nominò comunque erede, perché ormai avevano legato molto e si sentivano davvero sorelle.
Elizabeth aveva 23 anni quando salì al trono, venendo incoronata il 14 novembre 1558 dal poco noto arcivescovo di Carlisle e addirittura la comunione venne celebrata dal suo cappellano personale per evitare di usare il rito cattolico.
La sua incoronazione non arrivò molto facilmente dato che la ragazza aveva rischiato più e più volte di fare la stessa fine della madre, perché venne accusata di tradimento e cospirazione verso la sorella che però non firmò mai l’esecuzione.
La giovane Tudor era colpevole?
Sembra di no.
Probabilmente aspirava al trono sì ma non contro la sorella, a cui era davvero affezionata, nonostante la differenza di vedute, era poi sicuramente spaventata all’idea di finire uccisa come Anne Boleyn.
Il ricordo della madre la accompagnerà per tutta la vita, visto che non solo fece riabilitare la sua figura pubblicamente, ma implorò il cappellano di lei, Matthew Parker, di diventare l’arcivescovo di Canterbury.
Matthew accettò solo e soltanto per la sua fedeltà verso Anne, dato poco tollerava il carattere complicato di Elizabeth, la quale era persino più anticonformista della madre.
Sappiamo tutti che la giovane Tudor non si sposò, nonostante i numerosi pretendenti, tra cui un principe francese, facendo della propria nazione la sua ragione assoluta di vita.
Perché fece questo?
I motivi sono diversi: Elizabeth aveva appunto il sacro terrore di fare la fine di Anne sposandosi. In secondo luogo si era accorta di quanto la gente venerasse la figura della Madonna nel suo paese, quindi decise di “prenderne” il posto, spacciandosi appunto per la Regina Vergine.
Perché spacciandosi? Perché nessuno ormai crede a questa favola, neanche in Inghilterra, si sa per certo che la regina ebbe numerosissimi amanti, che considerava cose sue personali, tanto che quando uno di loro osò sposarsi senza dirle nulla, spedì la neo consorte lontano da corte e i due in pratica non si videro più.
Verrebbe da dire talis pater talis filias, tuttavia Elizabeth aveva un acume politico e una scaltrezza che suo padre si sognava.
Con le sue scelte portò il paese nell’età dell’oro, schiacciando le potenze stranieri, tra cui l’impero spagnolo, di cui sconfisse la sua “invincibile armada”, esaltò le arti e la cultura, divenendo protettrice di William Shakespeare, il più grande poeta della sua epoca e uno dei più grandi di tutte le ere.
Scaltra, geniale e capricciosa, Elizabeth seppe dare un’impronta unica al suo regno, emancipandolo totalmente dal papato e seppe respingere le numerose ribellioni, fomentate proprio dal Vaticano e della Spagna, che mal tolleravano la sua indipendenza, con grande fermezza.
In apparenza poteva sembrare una donna dura, tanto che per molto tempo si credette davvero alla leggenda della Regina Vergine, quantomeno tra il popolo, ma bisogna dire che Elizabeth visse un periodo davvero difficile e per forza di cose doveva mostrarsi rigida in pubblico.
Amatissima tra la gente comune proprio per aver fatto rifiorire il paese, non era sempre benvista tra i nobili, che appunto fecero di tutto per farla cadere dal trono, arrivando ad appoggiare Mary di Stuart come legittima regina, Mary che poi era cugina di Elizabeth.
La lotta tra le due si concluse molto male per Mary, portando la regina di Tudor a condannare a morte la cugina, convinta, nell’intimo, di non avere scelta.
Numerosi gli artisti che si ispirarono a lei, anche dopo la sua morte, tra cui, diversi secoli dopo, il nostro Gioacchino Rossini che scrisse un’opera nel suo periodo napoletano intitolata Elisabetta, Regina d’Inghilterra.
Non sempre gli storici le riconoscono i suoi meriti, nonostante le sue grande vittorie in ambito militare, il fatto che avesse estinto il debito lasciato da Mary e il suo grande amore per l’arte, che la spinse ad aiutare i grandi della sua epoca.
Eppure c’è chi la considera una regina inferiore rispetto a suo padre, i cui meriti politici, culturali e militari non sono certo al pari di quelli della figlia.
Certo Elizabeth non brillava di simpatia, neanche a me è simpaticissima ma perché non riconoscerle i suoi meriti? Forse perché dopo la sua morte fu eccessivamente mitizzata? Oppure perché era una donna, che, come regina, si comportò meglio di molti dei suoi predecessori, solo che nel privato osò comportarsi come tanti sovrani uomini?
Una piccola curiosità: tra le numerosi attrici che le hanno prestato il volto vi è la splendida Cate Blanchett, nei due affreschi storici (ma non troppo dato che ci raccontano la favola della regina Vergine) Elizabeth e Elizabeth – The Golden Age. In quest’ultimo, in particolare, c’è una scena che è un chiaro rimando al ritratto della Madonna con il bambino: Elizabeth tiene in mano il bimbo, figlio di una coppia di amici e dietro di lei c’è una luce soprannaturale che li illumina.
Tra i due film forse più riuscito è il primo, dove la la lotta per il potere è descritta con dovizia di particolari da farlo sembrare una sorta di Padrino in chiave monarchica, peccato per il finale abbastanza ridicolo, non solo dal punto di vista storico: la scena in cui Elizabeth “diventa” la regina Vergine, “trasformandosi” quasi in statua è patetica, anche se Cate Blanchett era perfetta per la parte.
Sembra paradossale dirlo, eppure forse uno dei ritratti più veri su di lei lo si è visto nello special di Doctor Who – The day of the Doctor, in cui ad interpretarla fu una azzeccatissima Joanna Page, imbruttita ad hoc e tosta al punto giusto, oltre che un po’, come dire, allegra nel privato.
Nonostante la venerazione che provo per la meravigliosa Judi Dench non mi sento di considerare eccelsa la sua prova come Elizabeth in “Shakespeare in love”, dato che vi appare in poco più di 10 minuti.
Un’ultima curiosità: a lei fu dedicato lo stato della Virginia, proprio per il mito della Regina Vergine.
Si può apprezzare o meno la regina Elizabeth I di Tudor, ma ricordatevi che senza di lei non avremmo avuto Shakespeare.