Anne Boleyn, nota da noi come Anna Bolena, fu una regina molto controversa e ci permette di introdurre, con la sua figura, uno dei periodi più intriganti della storia, ovvero l’età d’oro dell’impero britannico nonché l’atto di supremazia di Enrico VIII, che staccò la Gran Bretagna dalla chiesa cattolica.
E proprio il divorzio di Enrico da Caterina d’Aragona per sposare l’amata Anne ricorda un fatto curioso, se non addirittura divertente, ovvero che alcune persone tendono a fare i fan club di Anne o Caterina, come se l’una o l’altra fossero delle squadre di calcio e non persone coinvolte in un gioco più grande di loro, usate a proprio piacimento chi dalla Spagna e chi dai propri genitori.
Su Anne Boleyn si è detto molto sia al cinema che in letteratura che in tv e come al solito non è facile districarsi tra verità storica e spettacolarizzazione degli eventi.
Dobbiamo ringraziare gli autori dei Tudors, bellissima serie tv su Enrico VIII, per averci regalato uno dei ritratti più onesti della regina Anne Boleyn, anche grazie alla splendida performance attoriale di quella meraviglia chiamata Natalie Dormer, fino all’anno scorso tra i protagonisti di Game of Thrones e tra poco al cinema con Jukai – La Foresta dei suicidi
Altrettanto fedele è il ritratto che ne esce da Wolf Hall, ottima miniserie tv britannica su Thomas Cromwell, dove Anne aveva il volto della brava Claire Foy(protagonista di The Crown, dove è di nuovo una regina, Elizabeth II per la precisione, a fianco di Matt Smith), che ci mostrò una Boleyn quasi fragile nel privato, molto toccante la scena in cui, finalmente incinta di Enrico, se ne esce con la frase: “Finalmente io valgo qualcosa.”
Ecco da qui vorrei partire. Anne, come la sorella Mary, fu considerata un mero strumento per fare carriera agli ambiziosi genitori, che le spinsero entrambe nel letto del re, nella speranza di fare di una delle due la favorita di Enrico, in modo da avere in cambio diversi privilegi.
Le cose, come sappiamo, presero una piega molto diversa e inaspettata.
Anne nacque al Blicking Castle tra il 1501 e il 1507 da sir Thomas Boleyn, I Conte di Wiltshire e lady Elizabeth Howard e visse un’infanzia spensierata nel Kent, insieme agli amati fratelli Mary e George.
Il padre era un rispettato diplomatico che viaggiava molto, così Anne fu educata nei Paesi Bassi, dove grazie alle abilità del padre la ragazza divenne damigella d’onore della reggente Margherita d’Asburgo e ciò le permise di ottenere un’educazione che solo poche donne potevano avere.
Sempre per il lavoro di diplomatico del padre, Anne divenne dama di compagnia della regina di Francia Maria Tudor e poi della regina consorte di Francesco I, Claudia di Valois-Orléans, fino al 1521.
Proprio per via di questa esperienza la giovane rampolla si appassionò alla lingua francese, all’arte, ai manoscritti miniati, alla letteratura, la musica, la poesia e la filosofia religiosa, oltre ad acquisire conoscenze sulla cultura francese, sulla danza, sul galateo e sull’amor cortese.
Quando rientrò in patria con la sua famiglia Sir Thomas cercò di far sposare Anne al cugino irlandese, James Butler, che da tempo viveva alla corte inglese: lo scopo del conte era quello di appianare una vecchia divergenza familiare, tuttavia le trattative naufragarono proprio perché l’ambizioso conte sembrava volere altro per la ragazza, che di lì a poco divenne dama di compagnia di Caterina d’Aragona.
Anne puntò subito al giovane re, che, contrariamente all’aspetto in cui ci appare nei ritratti, era ancora un bell’uomo prestante e vigoroso, dopotutto aveva solo 35 anni quando si incontrarono e in fondo non era così impossibile che somigliasse a Jonathan Rhys Meyers, che lo impersonò così bene nella sopracitata serie tv dei Tudors.
La passione per la dama di compagnia lo travolse per due ragioni.
Primo, egli era spesso preda di passioni violente e coinvolgenti, essendo un uomo dal temperamento molto focoso e irruento, aveva tradito la moglie spesso e volentieri, anche con Mary, la sorella di Anne.
Secondo: era desideroso di avere un erede e ovviamente la colpa del suo mancato arrivo non poteva che essere di Caterina, mica sua. Peccato che, dati alla mano, nei fatti era proprio sua: ogni suo erede maschio fece un fine pessima, alcuni morirono in fasce e Edoardo, quello che visse più a lungo, morì in adolescenza, anch’egli per una malattia genetica contratta probabilmente dal padre visto l’andazzo.
Anne entrò a corte con il solo scopo di farsi sposare dal Re, (tanto da rifiutarsi di diventare una delle sue numerose amanti) nessun dubbio su questo e non si fermò davanti a niente. Lei voleva essere regina d’Inghilterra e riuscì ad ottenere il suo scopo, ma poi lo pagò a caro prezzo.
Amò davvero Enrico?
Forse sì.
Difficile dirlo.
Che l’ambizione venisse prima di tutto è fuor di dubbio, ma bisogna riconoscere che non tradì mai l’uomo, molto prima di diventare regina e tutte le maldicenze su di lei, compresa la relazione incestuosa con l’amato fratello George, si rivelarono false.
Quando Anne divenne regina svecchiò la compassata corte inglese, portando con il suo amore per le arti e la musica, una ventata di aria fresca. Tutto divenne meno rigido.
La sua scalata al potere venne aiutata da Thomas Cromwell , intelligente primo ministro tra il 1532 e il 1540, che, come l’ambiziosa Anne, bramava il potere, anche per riformare il paese. Tra i due, dopo un’iniziale antipatia, nacque un’alleanza fruttuosa che li portò a governare, letteralmente, il paese, insieme ad Enrico, che, va detto, non era affatto un uomo stupido. Egli era sicuramente rimasto conquistato da Anne e da Cromwell anche per la loro intelligenza e amava circondarsi di persone che sapessero tenergli testa, non era il tipo di re che voleva solo e soltanto dei cortigiani.
Se Anne cambiò la sua corte in meglio, Cromwell lo aiutò nelle questioni politiche, con grande maestria ed abilità e fu lui che gli suggerì, sembra, di staccarsi da Roma, per creare una sua chiesa, con regole sue.
Anne, tuttavia, fu cruciale anche per la politica, in primis per il consolidamento dei rapporti con la Francia, dove aveva vissuto a lungo da ragazza.
E veniamo dunque al famoso divorzio o meglio all’annullamento del matrimonio con Caterina, annullamento mai ottenuto dal re presso la Chiesa Cattolica Romana.
La questione è più semplice di quanto si possa immaginare.
Fu semplicemente un gioco di potere.
Se Enrico VIII non era un santo e, personalmente, non ha mai avuto le mie simpatie, a Roma non erano da meno. Il motivo per cui rifiutarono l’annullamento tra il sovrano inglese e la regina spagnola fu uno solo: Carlo V, nipote della donna, proteggeva il papato, quindi se quest’ultimo avesse osato dare l’assenso ad Enrico, avrebbe perso la protezione del potente imperatore.
Gioco di potere, ribadisco.
Altro che sacralità del matrimonio.
Il papato aveva annullato matrimoni più duraturi, come ad esempio quello tra Eleonora d’Aquitania e Filippo il Bello, matrimonio durato quasi 10 anni e con quattro figlie. Quello si poté annullare.
Non starò quindi a tediarvi sulle lunghe controversie tra papato e corona d’Inghilterra per ottenere questo benedetto annullamento: fu solo nel 1532, anno in cui guarda caso Cromwell divenne primo ministro, che Anne divenne regina d’Inghilterra e prima ancora marchese Marchese di Pembroke, titolo che il sovrano creò per lei per elevarla sua pari.
Era indubbio che la amasse e che sperasse di ottenere da lei il tanto sospirato erede maschio.
Nonostante la sua ambizione sfrenata e la sua grande intelligenza per le questioni politiche e non solo, Anne in privato si sentiva davvero molto fragile. La frase che le viene attribuita in Wolf Hall potrebbe corrispondere al vero. Le donne venivano considerate importanti solo e soltanto se incinta di futuri eredi, possibilmente maschi.
Sappiamo come andò a finire per la sfortunata Anne: accusata di tutte una serie di misfatti, tra cui l’adulterio, la stregoneria e l’incesto, finì al patibolo.
Probabilmente anzi sicuramente la sua vera colpa era quella di non aver avuto figli maschi proprio come Caterina. Anche se in effetti Anne ebbe un figlio maschio ma nacque morto.
L’ambiziosa Anne avrà una meravigliosa vendetta postuma: la sua unica figlia, Elizabeth, divenne regina dando il via alla vera golden age per l’impero britannico, non solo per la sua espansione, ma anche per la cultura. Dopotutto un certo Shakespeare ebbe l’appoggio incondizionato di Elizabeth.
Voglio ricordare Anne con il suo motto:
“La più felice!”