Doctor Who – E finalmente Doctor donna
Ormai anche i sassi sanno che il tredicesimo Doctor sarà nientemeno che Jodie Whittaker, la splendida e bravissima interprete di Beth Latimer in quel gioiellino chiamato Broadchurch.
In questi giorni abbiamo letto tante di quelle nefandezze contro di lei e contro Chris Chibnall (ormai noto come Satana 2) da farci riconsiderare l’intelligenza del plancton, in coma si intende.
Da fan di Doctor Who sappiamo che la serie è da sempre attenta ai temi di grande attualità sociale.
Del resto la fantascienza questo fa: riflette sulla società.
Fin dalle sue origini il Doctor e il suo mondo ci hanno parlato di donne, omosessuali, pansessuali, razzismo, omofobia, povertà, dittatura, democrazia, ecc.
E ci hanno mostrato come si possa evolvere, anno dopo anno, senza mai perdere la propria anima.
Lo stesso Doctor è il simbolo di ciò.
Stupisce dunque che molti presunti fan definiscano tutto questo un tradimento. La domanda è sempre la stessa: che serie avete visto finora?
E’ una svolta epocale? Lo è.
Non ce l’aspettavamo? Ce l’aspettavamo eccome perché gli indizi c’erano tutti, fin dalle origini. Sidney Newman, il creatore di Doctor, disse chiaro che il Doctor poteva rigenerarsi in donna.
Io, Silvia, ci ho messo parecchio ad entrare nell’ordine delle idee, ma questo non domenica, questo almeno 2 anni fa.
Io, Simona, mi aspettavo fosse una donna, anzi ero sicura che avremo avuto l’incarnazione femminile. La mia delusione iniziale è stata per la scelta dell’attrice. Onestamente parlando ho pensato: non ce la vedo. Forse dentro di me covavo l’assurda speranza che si potesse chiamare Catherine Tate nel ruolo, la mitica Donna Noble, per un senso di giustizia, per riparare a quel pasticciaccio brutto che il tanto decantato Davies ha fatto ai suoi danni. Ripeto: ero sicurissima che fosse una donna e ciò che ha detto Jodie in un’intervista della BBC ossia che ha desiderato la parte con forza, anche e non solo per il fatto di poter essere il primo Dottore di sesso femminile, mi fanno ben sperare.
Il Dottore è un alieno, fa parte di una razza, i signori del tempo, che possono rigenerarsi in qualsiasi cosa, anche in forma non umanoide, lo fece anche il suo migliore amico/nemico Master, che nella sua ultima bizzarria si è appunto rigenerato in donna, la mitica Missy.
Il Dottore ha anche detto che la loro razza è lontana anni luce dai nostri limiti e le nostre paure sul genere, quindi di cosa stiamo parlando?
Se si fosse rigenerato in un afroamericano, in un nativo americano, in un indiano, in cinese, sarebbe andato bene ma in una donna no? E perché?
Perché da 54 anni è un uomo…
Come direbbe il buon vecchio Caio in “La spada nella Roccia”: E con ciò?
https://www.youtube.com/watch?v=8Fq0aKpM4Y0
Già con il Doctor Donna è stato fatto un primo timido tentativo, andato sfortunatamente a vuoto. I tempi non erano maturi o forse il tanto decantato Davies non aveva il coraggio di fare un cambiamento così radicale. Poi Moffat ha rincarato la dose: mostrandoci Missy, facendo il disegnino perché molti si arrampicavano sugli specchi pur di negare una cosa che era davanti ai loro occhi; facendoci vedere una rigenerazione da uomo a donna in Hell Bent. E il dialogo tra Bill e il Dottore nella season finale aveva dato la conferma che qualcosa stava accadendo.
Tuttavia vi è ancora gente che parla di fulmine a ciel sereno, del resto sono gli stessi che ritengono che Missy si sia redenta in cinque minuti e che Moffat non avesse il diritto di farlo.
Scusate. Dobbiamo farlo.
Ahahahahahahahahahahahahahahahah.
Fateci capire, lo sceneggiatore capo non avrebbe il diritto di far evolvere in maniera positiva un personaggio, peraltro nell’arco di almeno 2 stagioni, solo perché ci sono delle persone che non approvano?
E’ come se ogni scrittore, quando scrive un libro, non fosse libero di scrivere la propria storia perché c’è gente che pensa di sapere meglio di lui come devono essere i suoi personaggi!
Fatte queste doverose premesse vorremmo spiegare perché è importante avere un Doctor donna.
Da decenni la televisione, il cinema, i fumetti dipingono eroi maschili. La rivoluzione nacque negli anni 70 grazie a figure come la principessa Leia Organa di Star Wars, a Sarah Jane proprio di Doctor Who e alle varie eroine Marvel (Jean Grey) e Dc (Wonder Woman), facendo capire come l’eroe potesse essere anche donna.
Del resto anche nell’antichità si parlava di eroine, deus ex machina della vicenda, ma tant’è spesso la società ha un’involuzione.
Negli anni 80, 90 e 2000 vi è stato un fiorire di figure femminili forti sia al cinema che in tv.
In particolare i telefilm ci hanno regalato personaggi come Laura Palmer e Audrey Horne di Twin Peaks; Dana Scully di X-Files; Elizabeth Corday, Carrie Weaver, Carol Hathaway di E.R.; Olivia Dunham, Nina Sharp, Elizabeth Bishop e Astrid Farnsworth di Fringe; Kara Thrace, Laura Roslin e Number Six di Battlestar Galactica; Ellie Miller, Maggie Radcliffe e Beth Latimer (interpretata dalla stessa Jodie Whitaker)di Broadchurch e nello stesso Doctor Who della nuova era abbiamo Rose Tyler, Martha Jones, Donna Noble, Amy Pond, River Song, Bills Potts. Tutte protagoniste della vicenda quanto gli uomini, tutte capaci di lottare per le persone che amano e in ciò che credono giusto, anche a costo della vita.
Quando nei giorni scorsi Jodie Whitaker è stata annunciata come prima Doctor donna sono rimasta basita, io Silvia, perché la sera prima, facendo alcuni calcoli, ci avevo preso e ho pensato: per la prima volta il signore del tempo più importante di Doctor Who, “colui che ha la manutenzione dell’universo”, sarà una donna.
Si vuole sminuire Sarah Jane e co? Assolutamente no, loro sono e restano protagoniste della vicenda, semplicemente far notare che essendo un alieno in grado di cambiare corpo come gli pare può essere anche una donna.
Alcuni tentativi erano stati fatti per sondare il terreno, se fosse giunto davvero il momento di tentare. Il successo planetario di Missy, portata sullo schermo dalla fantastica Michelle Gomez, ha dato forse il la alla decisione.
Era ora.
Come dice un famoso spot:
“Just do it!”
E vedere una bimba gioire perché finalmente il Dottore è una ragazza ci ha fatto venire le lacrime agli occhi.
Tutti coloro che hanno lavorato nella serie sono entusiasti: da Colin Baker (Sesto Doctor) a Freema Agyeman(Martha Jones), passando da Arthur Darvill (Rory) a John Barrowman (Captain Jack) fino ad arrivare a Karen Gillan (Amy), Billie Piper (Rose) a Katy Manning (Jo, companion del terzo Doctor), Matt Lucas (Nardole) nonché allo sceneggiatore Mark Gatiss, compagno di “merende” di Moffat
Senza dimenticare Noel Clarke (Mickey), Pearl Mackie (Bill), Peter Davison (Quinto Doctor), che è forse il più cauto della famiglia Whovian.
Cosa accadrà ora? Ci saranno dei cambiamenti? Sì e la serie vive di cambiamenti. Ma l’anima del Doctor non cambierà Lui o Lei che sia ci mostrerà ancora il suo amore immenso per l’umanità e forse il suo essere fuori da questi schemi che lo rende unico, ama l’umanità nella sua essenza ed è ciò che dovrebbero imparare a fare certi fan.
Come dice il povero Twelve (l’immenso Peter Capaldi, che ci mancherà tantissimo come Doctor) a Clara ad inizio ottava:
“Sai come è brutto? Tu mi guardi ma non mi vedi. Vedimi e basta.”
Ecco vedete il Doctor e basta, tutto il resto verrà da se.
Articolo redatto da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli
Perché una donna fa tanta paura?
“Se fai credere alla gente che le cose sono sempre state così allora gran parte del lavoro è fatto.” Nardole non usa mezzi termini dinanzi ad una Bill molto spaventata dagli accadimenti in The Lie of Land. E più ci penso più mi sto rendendo conto che quella frecciatina si può tranquillamente trasporre non solo sul piano politico, ma sul piano più ampio che è la serie stessa di Doctor Who.
E’ sempre stato così e quindi non si dovrebbe cambiare, è più o meno questo il motto della maggioranza dei contrari ad un Doctor dalle sembianze femminili. Dimentichi del fatto che questa serie, più di chiunque altra, ha fatto del cambiamento il suo grandissimo e speciale punto di forza: cambia il protagonista, cambiano i companion, cambia anche l’arredamento del Tardis.
Ma il Dottore è sempre stato un uomo e le sue companion donne forti, che bisogno c’è di cambiare?
Chi ha fatto questa domanda probabilmente ha visto una serie diversa da Doctor Who, perché sta partendo dal presupposto che se ci sono state companion femminili dal carattere forte ed indipendente gli altri maschietti della serie erano ridotti in secondo piano perché di maschio alpha c’era solamente il Doctor.
Davvero, che serie avete visto fino ad ora? Non c’è stato personaggio maschile che non si sia rivelato all’altezza delle varie companion di turno e del Doctor stesso. Da Chesterton, companion di Barbara e del Primo Dottore, a Mickey: trattato come uno zerbino da Rose saprà trovare la propria strada indipendentemente da lei. Rory Williams è l’archetipo dell’uomo innamorato che farebbe qualsiasi cosa per la donna amata e, seppur nella sua fragile umanità, ha la capacità di non venire schiacciato dalla personalità del Doctor.
Danny Pink, personaggio riuscito solo a metà (per i miei gusti) ha però la gran faccia tosta di fare il bastian contrario del Doctor a tutti i costi e nella propria morte trova il modo di riscattarsi facendo vivere il ragazzino da lui ucciso durante la guerra.
Nardole, il grillo parlante, la coscienza del Doctor. Non ha brillato per atti eroici e sprezzanti del pericolo, ma la sua lealtà al Dottore non ha mai vacillato nemmeno per un attimo, nemmeno nel momento più difficile.
In questi giorni ho letto di tutto ed il contrario di tutto, ma la stragrande maggioranza degli articoli che criticavano la scelta come una questione sessista, come politically correct o come gesto di marketing, è partita dal presupposto che alle donne doveva bastare come esempio la companion di turno perché ce n’erano molte e dai molteplici caratteri, per cui ogni donna si sarebbe potuta tranquillamente rispecchiare in esse senza che ci fosse bisogno di un Dottore di genere femminile.
Ho una sola parola per questa ideologia: patetica.
E non per sussulti femministi, per questioni di parità di genere, non per il politically correct.
Ma per fedeltà alla fantascienza più pura che la serie incarna da più di cinquant’anni. Fantascienza che non teme di fare critica sociale, che si lancia contro gli stereotipi di genere, che insegna che ogni essere vivente è importante, ma soprattutto fantascienza che ha come protagonista non un eroe qualunque, ma un alieno mutaforma – perché tale è, con la rigenerazione, né più né meno – che può cambiare volto e carattere pur rimanendo sempre fedele a se stesso e alla propria missione .
Moffat ha plagiato le vostre menti fino a farvi credere che sia naturale che un Time Lord possa diventare donna.
Sì, è una frase reale che mi è stata rivolta esattamente in questo modo.
Credo che ci sia molta ignoranza in questa esternazione, nel senso che chi l’ha fatta ignora le dinamiche di scrittura di una serie tv. Primo: Moffat non è il primo passante preso a caso e messo a fare lo showrunner. Se lo hanno messo a fare quel lavoro – e non ci si è autincoronato da solo come Napoleone Bonaparte – con quel tipo di taglio da dare alle singole storie ed alla trama orizzontale, è perché un’equipe di lavoro gliel’ha fatto fare. Non è che si sia svegliato una mattina e boom! da domani Doctor-donna e tutti a genuflettersi al suo comando. Non è così che funziona, anche se probabilmente per quei maschi che hanno fatto l’illazione è così che dovrebbe fare il loro archetipo di maschio-alpha. Chi sarebbe davvero succube degli stereotipi di genere?
I segnali c’erano tutti. E non da ieri.
Da anni. Se proprio vogliamo partire dal primo della nuova serie, da Davies e dalla sua bellissima Doctor-Donna. Poi c’è stata Missy, Clara, il generale delle guardie di Gallifrey, fino alle ultime due puntate della decima stagione, che hanno spoilerato a più non posso il cambiamento. Impossibile non coglierli, bastava prestare attenzione, anziché cadere dal pero e venire travolti da un fulmine a ciel sereno.
Perché non re-introdurre allora le varie Time Lady che il Dottore ha incontrato nel corso del tempo, anziché far cambiare genere al protagonista?
Semplice, perché chi ha concepito l’idea non ha ragionato da essere umano, ma da Doctor, per il quale essere maschio o femmina non fa la differenza, se il movente delle tue azioni è quello nobile di protettore della vita e dei più deboli.
Ai detrattori a scatola chiusa rivolgo il motto di Clara: be a Doctor.
Provate a ragionare un po più da Dottore e un po’ meno da specie umana.
Chiara Liberti