Si salvi chi può!
Nessun angolo del mondo dell’immaginazione è esente dalla caduta di stile più terribile che possa esistere. Non c’è libro, serie televisiva o film in cui non esista la remota possibilità di imbattersi nella Mary Sue di turno o nella sua controparte maschile, il Gary Stu.
Chi sono costoro?
Sono esseri – definirli personaggi è un complimento che personalmente non ritengo di dover dare loro – stereotipati all’inverosimile, perfetti, sempre belli, sempre capaci di fare tutto, mai con un capello fuori posto, nemmeno dopo uno scontro furioso con un nemico mortale. Esseri altissimi (purissimi e levissimi), o possiedono lo spessore psicologico praticamente pari a quello di una sottiletta, oppure al contrario tale spessore è mostrato al solo scopo di renderli ancora più ammirevoli, anche quando eccedono nel loro lato trasgressivo per primeggiare sempre e comunque.
Dopo la splendida ed approfondita analisi di Peter Bishop, ad opera di Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia, è la volta di un altro personaggio televisivo molto apprezzato: Fox Mulder.
Pur essendo interpretato da quel gran bel figliolo di David Duchovny, Mulder è lontano mille miglia dallo stereotipo del Gary Stu. Già la presentazione di lui nella prima puntata della celebre serie X-Files non lascia spazio a dubbio alcuno.
Non è un agente dell’FBI di spicco, non è amato ed apprezzato da tutti, ed il nomignolo di “spettrale” non è stato coniato come complimento.
Il suo ufficio si trova nei sotterranei, luogo non particolarmente accogliente, per non dire del tutto inappropriato, il che fa pensare che sia stato in un certo qual modo relegato lì a causa del suo interesse per il paranormale e per gli X-Files, interesse che lo coinvolge completamente tanto che il lavoro è la sua vita.
Messo in disparte, senza una vita sociale (gli unici amici che ha sono i Lone Gunmen), praticamente solo. No, non sono decisamente caratteristiche dello Gary Stu, per il quale tutto ruota intorno a lui.
Dana Scully, ci impiegherà molto tempo a fidarsi completamente di Mulder. Scelta come sua partner, nelle intenzioni dei piani alti dovrebbe essere il contraltare perfetto per rendere nulla ogni indagine dello “spettrale”.
Quanto Mulder ha una mente aperta e sempre pronta a vedere oltre le apparenze, tanto quella di Scully, medico, si aggrappa con costanza a prove scientifiche.
Se Mulder fosse il classico Gary Stu vedremmo la donna capitolare nel giro di poche puntate, e per capitolare intendiamo in tutti i sensi, pure quelli sottintesi. Ma per fortuna X-Files non è Cinquanta sfumature di nulla e Mulder ha decisamente più spessore del signor Grey: quello che Chris Carter regala agli spettatori è un rapporto unico, che si solidifica piano, indagine dopo indagine, condivisione dopo condivisione.
Misteriose minacce aliene, complotti governativi, fenomeni paranormali e mostri nascosti nei posti più impensabili del pianeta mettono a strettissimo contatto i due protagonisti, che poco alla volta si svelano l’uno all’altro.
In questo caleidoscopio di avventure un semplice abbraccio di Mulder, o un bacio sulla fronte alla sua collega valgono più di qualsiasi altro gesto e sono incredibilmente più sexy di qualsiasi altro comportamento del Gary Stu. Come Scully lentamente apre gli occhi su di lui e sulla realtà sulla quale si trova ad indagare, così Mulder si fida poco a poco della sua partner fino ad affezionarsi a lei come con nessun altro. La sua vita sociale sarà sempre solitaria, ma Scully per lui sarà quasi un nuovo fulcro, un’alleata unica e preziosa.
Simpaticissimo ed un invito a riflettere è il momento in cui Mulder regala alla collega un portachiavi dell’Apollo 11 e lei in quel semplice oggetto ci vede un rapporto che è mutato e si è consolidato con il tempo. Niente scene d’amore hot o baci appassionati, per il primo bacio gli autori hanno fatto attendere i fan per ben otto lunghi anni: al di là della sofferente attesa, un plauso a coloro che non si sono piegati al fan-service e hanno mantenuto salda la loro idea del profondo legame che unisce i due agenti.
Un legame così profondo che sa creare anche momenti strazianti. Come quello in cui Mulder, sopraffatto dal dolore, s’inginocchia accanto al letto d’ospedale dell’amica quasi morente a causa di un cancro. Il pianto dell’agente, è semplicemente e teneramente umano.
E rimaniamo in tema di ospedali.
Il Gary Stu o non sa cosa siano, poiché riesce a cavarsela sempre e comunque senza un graffio e con la chioma sempre perfetta, morbida e lucente (che almeno ci dicesse che prodotti usa!), oppure egli si trova in ospedale per qualcosa di tragico che però non gli toglie mai la forza d’animo e la voglia di lottare.
Fox Mulder invece mi sa che di ospedali ne ha piene le bolle, dato che ci finisce una puntata sì ed una no quando tutto va per il meglio. Sono i rischi del suo mestiere, su questo siamo d’accordo, ma ci sono stati finali di episodi in cui al nostro protagonista malconcio e con cerotti ovunque tutti noi avremmo augurato un girettino turistico a Lourdes.
Il Mulder del post rapimento, inerme sul lettino e con Scully inchiodata al suo fianco, quando si sveglia ha la faccia tosta di fingere di non riconoscere la collega. Roba da prendere a schiaffi, se non si fosse troppo impegnati a tirare un gran sospiro di sollievo per quel senso dell’umorismo del tutto particolare e quel sorriso colmo di una complicità che altri non riescono a scalfire.
E, diciamocelo, nemmeno nelle abitudini private Mulder è un Gary Stu.
Gary Stu non avrebbe mai un frigo perennemente vuoto, al cui interno c’è di solito un solitario succo d’arancia, avrebbe invece un appartamento sempre perfetto e lindo.
Mulder no, e per fortuna diremmo noi. Se così non fosse lo scambio tramite il vortice spazio temporale non susciterebbe tanta ilarità, poiché il malcapitato comandante dell’Area 51 che si trova intrappolato nel corpo di Mulder non inorridirebbe alla vista dell’appartamento dell’agente. Inizia così un’operazione di riordino senza precedenti, con tanto di aggiunta di materasso ad acqua nella camera da letto, il tutto nel tentativo di rendere accoglienti quei metri quadrati che l’uomo è costretto ad abitare per breve tempo. Il top è tutto nel momento finale dell’episodio, quando un perplesso Mulder, tornato finalmente in pieno possesso di sé, controlla che quella effettivamente sia casa sua: la sua confusione è comicamente epica ed indimenticabile.
Ma soprattutto Gary Stu non possiederebbe una collezione di riviste e videocassette hard, dai! Non ne avrebbe bisogno: tutti lo amano, tutti lo cercano, tutti lo vogliono e Figaro qua, Figaro là…
Non che Mulder non abbia delle avventure, più volte quest’idea è sottintesa, senza mai essere sviluppata. E sapete perché? Perché non sono esse il perno della storia: le sue passioni (mica tanto) nascoste per il materiale per soli adulti sono solo una sfaccettatura di quel che è, una caratteristica che lo rende sicuramente più umano e simpatico.
Il bello di Mulder è che tutto non ruota intorno a lui. Al contrario, chi si ritrova a correre dietro agli avvenimenti è proprio Fox.
C’è un fatto tragico alla radice: la sparizione della sorella Samantha, quando entrambi erano bambini. È qualcosa che lo segna, che lo spinge con grandissima forza di volontà a impegnarsi a fondo nella risoluzione degli X-Files, fino a mettere a repentaglio la propria vita, perché nelle indagini l’agente ci mette tutto il cuore e la testa.
Si ritrova in qualcosa che è più grande di lui, che coinvolge addirittura il mondo intero, minacciato da un’invasione aliena. Non è il salvatore di tutti, l’eroe che da solo sbroglierà la matassa e risolverà la situazione. Lui fa quel che può, come può, con l’aiuto delle persone a lui alleate ma soprattutto con l’aiuto di Scully, e saranno molte le volte in cui ognuno salverà la vita all’altro.
Questo era Fox Mulder negli anni ’90.
Ora sta per tornare e sarà ancora X-Files.
Almeno per questa notizia la verità non è altrove.