Geralt di Rivia, la saga – Recensione

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Geralt di Rivia, la saga.

Ho letto, o forse sarebbe meglio dire, che ho “divorato” in soli otto giorni la saga di Geralt di Rivia, creata dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski.

Le descrizioni che l’autore fa di ogni situazione o personaggio sono particolareggiate e minuziose: è impossibile non “vedere” con l’immaginazione i volti, gli abiti, le scene di guerra o i combattimenti  corpo a corpo che via via si rincorrono nella narrazione; ogni cosa è rappresentata in modo perfetto e non è mai lasciata al caso, sembra quasi di sentire l’odore dei luoghi o il profumo di un fiore, il suono metallico di una spada sguainata o il fervore di una battaglia, anche se, alle volte, l’eccessivo soffermarsi in descrizione di paesaggi, cittadine o combattimenti molto complessi, mi ha portata lontana dalla sostanza del racconto, ma questo è un giudizio del tutto soggettivo.

Tuttavia, ammetto che la mia curiosità verso la lettura di questa saga è stata suscitata da una motivazione poco legata alla lettura ma dalla notizia che presto su Netflix sarebbe arrivata come serie televisiva e che il protagonista, appunto l’affascinante strigo dai capelli bianchi, sarebbe stato interpretato da Henry Cavill.

Così, solo per gioco e, devo ammettere, anche con parecchie riserve, mi sono immersa in quest’avventura, non immaginando invece di poter essere assorbita totalmente dalle vicende di Geralt di Rivia, lo strigo dagli occhi dorati che vaga in un mondo fantastico in groppa alla sua onnipresente giumenta Rutilia (in polacco è Płotka e Roach in inglese), alla ricerca di mostri spaventosi, in aiuto e soccorso degli esseri umani da cui spesso non riceve altro che denigrazione e insulti; l’affascinante strigo è, infatti, un mutante, quindi un non-umano, spesso considerato alla stregua di un mostro, che abbina a una forza e a una velocità sovrumana nel combattimento con la spada, anche rudimenti di magia.

Nelle sue avventure, è spesso accompagnato da Ranuncolo (Dandelion), famoso bardo che, seppur chiacchierone, è il suo fedele amico, che canterà le sue gesta e il suo amore per la bella Yennefer di Vengerberg una potente maga, l’unica donna che Geralt ama e amerà per sempre, nonostante tutto.

Nelle prime due antologie, La spada del destino e Il guardiano degli innocenti, viene introdotto il mondo fantastico di Geralt e i popoli che in esso vi abitano: elfi, nani, uomini, maghi, strighi… mostri. In questi due romanzi s’inizia a delineare il profilo caratteriale dello strigo, del mondo in cui egli vive e delle situazioni in cui s’imbatterà durante tutta la storia che poi verrà narrata nei romanzi che seguiranno.

Ne  “Il sangue degli elfi, Il tempo della guerra, Il battesimo del fuoco, La Torre della Rondine, la Signora del lago” , Geralt cresce e alleva Ciri, la sua predestinata, come una striga, che poi viene affidata alle maghe perché affini le sue arti magiche ma Ciri è colei che possiede il sangue antico da cui è destino nasca chi avrà in mano le sorti del mondo; tutti allora cercano di avere il sopravvento su di lei: ci sarà chi cercherà di ucciderla, chi proverà a darle quel figlio del destino sempre in un crescendo di complotti, guerre, amori e sangue tale da lasciare il lettore con il fiato sospeso; tutti comunque cercheranno di servirsene per i propri scopi ma la predestinazione metterà sempre lo strigo Geralt sulla strada di Ciri e sempre un passo davanti agli altri e nonostante Ciri e Geralt si perdano spesso durante le loro avventure, lotteranno contro tutto e tutti pur di ritrovarsi. Tuttavia è proprio in quei momenti in cui i due sono separati che Ciri, dotata di grandi poteri, riuscirà a cavarsela in ogni circostanza, anche da sola, affinando le sue arti e alla fine… La fine bisognerà leggerla.

E Geralt? Beh lui sarà sempre legenda o…

«Illusione», disse qualcuno da molto lontano. «Tutto è illusione.» cit. da “La stagione delle tempeste: un’avventura di Geralt di Rivia”.

Katja Piscioneri.

 

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