Esce il 9 settembre 2015 il disco d’esordio dei romani Bosco. Un lavoro sospeso tra sintetizzatori e cantautorato, tra la voglia di disertare questo Paese ed amori proibiti, umidi, dolorosi e vivi.
Dieci brani che hanno il suono dei fiorai ancora aperti, dell’aria che scorre fra i pini e sotto i ponti, delle scie degli aeroplani che congiungono le città distanti, della prima e dell’ultima corsa di un autobus, del sole in faccia la domenica mattina a fare colazione nel bosco.
Essere genuini coi synth si può, è come cercare un bosco in città, lo trovi se vuoi. Esce il 9 settembre 2015 “Era”, il disco d’esordio del quartetto romano dei Bosco, preceduto a giugno dal videoclip del brano “La mia armata” tratto dal pluripremiato cortometraggio “Requiem for a Robot” (2013) di Christoph Rainer. Un disco che ha il suono dei fiorai ancora aperti, dell’aria che scorre fra i pini e sotto i ponti, delle scie degli aeroplani che congiungono le città distanti, della prima e dell’ultima corsa di un autobus, del sole in faccia la domenica mattina a fare colazione nel bosco. Un disco che se fosse un quartiere di Roma sarebbe quello di Coppedè, ma che se fosse una persona non ci vivrebbe, vivrebbe in periferia, tra i chioschi, i parchi ed i palazzi, in una città giardino dove il luogo è una promessa di qualcosa che verrà. Andrebbe a scuola con l’autobus, lavorerebbe all’EUR, si incontrerebbe a Via del Porto Fluviale per bere qualcosa. Amerebbe il mercato sotto casa e le serie tv scaricate, guarderebbe la pioggia in primavera da un appartamento all’ottavo piano come dalla tolda di una nave, e poi uscirebbe sul terrazzo a godersi la schiarita, con l’aria pungente che profuma di erba, l’impero delle luci delle case che si accendono, le eco lontane di cani, macchine, treni, e bambini che giocano, fino a guardare di notte la città vuota sfrigolare di elettricità.
GUARDA IL VIDEO DI “LA MIA ARMATA” ->
Bosco nasce nella primavera del 2014 e cresce nella periferia di Roma, di cui conosce pregi, difetti, contraddizioni, rivolgendole il suo sguardo malinconico, ironico, ma mai rassegnato. Bosco lavora duro, in ufficio, ma da settembre 2014 a marzo 2015 la musica inizia ad occupare più spazio nella sua vita, e sotto la produzione artistica di Frankie Bellani dello Studio 24 Gradi si mette a registrare il primo album, per poi andare in trasferta a Bologna presso l’Alpha Dept e rifinire il tutto sotto la supervisione di Andrea Suriani. A Bosco piacciono l’elettronica, il rock, gli anni ’90 e ‘00, il cantautorato, la musica suonata con passione con gli strumenti elettrici o acustici: il tutto con una attitudine fragorosa e straripante. #NelBosco ci sono Daniele, Alessia, Giulia e Francesco.
A collaborare con la band per la stesura di alcuni dei brani del disco d’esordio Emanuele Binelli Mantelli, già autore di libri a tema musicale per Arcana.
Grande anteprima il 6 settembre al Labaro Rock. Nella serata finale della rassegna Bosco si è esibito in un set di circa mezz’ora presentando 7 brani: Salvati, Il Tempo, La mia armata, Sole (brano non presente nell’album ma nel singolo de La mia armata), Se, Malaga ed Il disertore.
Grande coinvolgimento del pubblico soprattutto durante l’esecuzione di Malaga, brano molto allegro e festaiolo, quando sono stati sparati i coriandoli sui presenti. A fine concerto Bosco ha ricevuto molti apprezzamenti dagli altri musicisti della scena romana presenti all’evento.
Dal 7 settembre “ERA” è stato rilasciato su Spotify ed iTunes.
Di seguito un percorso track by track per addentrarci nel Bosco..
Buon ascolto!
1. Il Disertore (Me Ne Andrò A Berlino). Berlino è un simbolo che ha anche un po’ rotto le palle. Da turista non è facile capirne il fascino, ma basta una settimana a fianco di qualcuno che ci vive e te ne innamori. Questa è una cartolina da oltreconfine, con su scritto “vaffanculo, sono stufo, non voglio tornare, fine delle comunicazioni”. Per un attimo immagini che possa essere davvero così, anche se in fondo non puoi mai sfuggire a te stesso.
2. La Mia Armata. Un discorso rivolto all’Italia: le si domanda se i sacrifici che le vengono chiesti sono poi ricompensati in fiducia. È importante la fiducia. Nel ritornello il brano si trasforma e diventa un inno personale: “la mia armata”, in cui ci sono gli amici, anche quelli stranieri, il gruppo, gli artisti da tutto il mondo che si ammirano. I registi e gli scrittori che ci piacciono, le canzoni e i film che ci fanno sentire brividi di piacere. È un paese non celebrato, che attende di emergere, di manifestarsi. È un paese in festa, una festa alla quale tu non sei invitato. In tanti devono sentirsi così.
3. Àmor. Roma, se la guardi allo specchio, non è detto che ti restituisca un’immagine gratificante. Eppure Roma/Amor. Ci nasci, ci vivi, sogni di costruirti un futuro e lei ti butta giù come la prima delusione d’amore. Pensi di essere fortunato perché ti può dare tanto, ed invece è lei a prendersi tutto, finché non rimani senza più la forza di combatterla, maledicendola ogni giorno nella speranza che possa cambiare.
4. Il Tempo. Lo sciopero dei tir ha lasciato la città a secco, e tutto sembra vuoto e senza carburante proprio come la tua macchina. Tu e lei siete due fuoricorso: non fate più parte dei giovani, ma non siete nemmeno degli adulti, sentite che state invecchiando “fuori tempo” e questo crea un po’ di nostalgia ed un po’ di sofferenza. Siete drasticamente diventati fuori moda, nonostante le serate al Circolo, i troppi drink e le scopate nella macchina a secco. Forse è il tempo di darsi una svegliata.
5. Il Susseguirsi Degli Eventi. Era giusto che questa storia finisse qui e finisse così. L’amore, nei giorni della sua assenza, ci fa male e colpisce duro: ce la prendiamo perfino con noi stessi, rimpiangiamo anche quello che ci faceva soffrire di più, ma quando lo incontriamo di nuovo, non possiamo fare a meno di trattenerci e spiegargli ancora quanto tutti i momenti passati insieme fossero crudeli e meravigliosi allo stesso tempo.
6. Malaga (Un Altro Margarita). Ecco che sei lì, ad aspettare ogni undici mesi proprio quel momento dell’anno: le vacanze, l’estate calda ed il sole. Decidi di partire e spendere un po’ dei tuoi sudati guadagni, ma tutto sembra durare solo il tempo che ci metti a bere un drink, poi dritti di nuovo a casa a tirar le somme con la realtà, mentre forse gli altri sono ancora in ferie. E allora non c’è fine alla nostalgia, che ci scivola nella testa e fra le dita, come la grana fine dei castelli di sabbia.
7. Salvati. Un’estate passata a Roma, a lavorare al computer. Il cielo sempre limpido, la testa vuota, il sovraccarico di informazioni, di notizie e di nozioni sui social, fino a che tutto perde consistenza e scorre come fosse una tendenza passeggera. Ci si sente stupidi, inautentici, decadenti e vanesi come la società che ci circonda.
8. Se. Un ricordo adolescenziale, la nostalgia di un tempo in cui il massimo dell’erotismo e del proibito era sfiorare la pelle nuda di quella ragazza speciale, che frequentavi per le vacanze estive al mare. L’erba era un lusso segreto da condividere lontano dagli adulti: il suo effetto si mescolava con le emozioni, i silenzi imbarazzanti e l’immancabile sabbia nel costume. Era il periodo in cui non ci si capiva un cazzo, ma è più o meno come adesso.
9. Calo Di Tensione. Spesso si sente dire che le persone cambiano in continuazione, in un’evoluzione di se stessi in perenne divenire. Qui si afferma un pensiero diverso: cercare di cambiarsi è sì una continua battaglia alla ricerca di una rivoluzione, ma anche un’illusione che ci fa girare in cerchio, finché alla fine ognuno torna se stesso.
10. Esedra. E’ folle pensare di continuare a fare le stesse cose aspettandosi un risultato diverso: di fronte al fallimento di un rapporto, non saranno certo i ricordi a tenerci ancora insieme. E allora facciamo un bel falò con tutte queste nostre memorie e respiriamo aria nuova. Lasciamoci, liberiamoci da ogni male e alla fine dimentichiamoci.
Due le date in programma al momento per ascoltare Bosco.
Il 27 settembre al Na cosetta, al Pigneto, per il party di uscita del disco, e il 3 ottobre al Freedom Cafè di Frosinone.
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