Intervista a Elisa Marzorati – il suo amore per Debussy

Intervistiamo oggi Elisa Marzorati, giovane pianista italo-svizzera, figlia e nipote d’arte. I suoi genitori sono infatti musicisti, come lo zio Sergio Marzorati mentre il nonno materno, Guido Fischer, era un pittore, oltre che direttore di un museo in Svizzera.
Ciao Elisa, grazie di aver accettato di farti intervistare

Iniziamo con le domande di Silvia

“Posso chiederti come nasce la tua passione per il pianoforte?

Cosa ti ha spinto a iniziare a studiare musica così presto?

Buongiorno e grazie a voi.

Vengo da una famiglia di musicisti. Ho sempre vissuto nella musica, seguendo i miei genitori a teatro (suonavano entrambi al Teatro La Fenice di Venezia) e cantando in un coro di bambini. I miei suonavano spesso con una pianista, molto brava, bella e appariscente. Io la adoravo e volevo diventare come lei. E lei è stata la mia prima insegnante. 

Perché proprio Debussy cosa ti ha colpito di lui?

Lo senti molto affine a te oppure, al contrario, lo senti distante e hai voluto avvicinarti a lui?”

Con Debussy è stato amore a prima vista… mio padre, grande appassionato di musica per pianoforte mi suggeriva spesso cosa suonare… e tra i tanti autori, ritornavano sempre pezzi di Debussy: Children’s corner, Suite pour le piano, Image, ecc, finché non ho iniziato con i preludi, fino a farli tutti.

Come si vedrà dalle immagini che ho usato sul preludio n.23, sin da piccola amavo vedere e associare immagini alla musica, e forse per questo Debussy mi è tanto congeniale.

Ma lo è anche per le sue armonie a volte vicine al jazz, che ho sempre amato e guardato con grande ammirazione…



Domande di Simona
“Qual è il brano più difficile che ti è capitato di suonare sia a livello tecnico o a livello emotivo?
Il pezzo piú difficile da suonare per me è stata la terza sonata di Chopin.
Erano gli anni del diploma ed ero molto coinvolta emotivamente, forse lo è stato anche per quello.
Successivamente, un altro “osso” per me è stata la sonata per violino e pianoforte di Franck.

L’impressione che ho avuto, ascoltando i tuoi brani, è che ci sia stata una scelta precisa per trasmettere, a chi ascolta, una sensazione di libertà, di volo, di respiro qualcosa che sicuramente manca in questi giorni di quarantena.

E’ un’impressione sbagliata o corretta? Mi piacerebbe sapere il criterio con il quale hai fatto le tue scelte.

 Credo che per me conti soprattutto la condizione emotiva in cui studio e affronto un pezzo più che la difficoltà in sé… entrambe queste composizioni le ho studiate in momenti emotivamente turbolenti…
Le immagini associate ai preludi sono legate ai titoli stessi dei brani oppure a ciò che immaginavo quando li suonavo.
Considerando il tanto tempo libero che ho in questi giorni e il desiderio di evadere, mi è sembrata la cosa più naturale. Infatti quando ho iniziato non pensavo che li avrei fatti davvero tutti!

La molla che mi ha fatto partire è stata la morte di mio zio di Milano, per coronavirus… per rendergli omaggio ho messo su youtube alcune sue registrazioni con immagini e poi ho pensato di provare a fare lo stesso con i preludi di Debussy suonati da me…

Domande di Gigliola
Dalla tua biografia sembra che la musica per te fosse “il destino” (anche se potevi scegliere di fare il medico o la pallavolista): ma perché hai scelto il pianoforte? quali possibilità espressive trovi che ti conceda?
La musica è sicuramente stata una strada facile da scegliere viste le mie origini.
Ma il vero motivo per cui, nonostante la mia sensibilità a volte eccessiva, sono riuscita a renderla la mia professione è semplice: i miei genitori non mi hanno mai forzato e non ho mai sentito la pressione che sentono tanti figli di musicisti che si approcciano alla musica.
Ho sempre vissuto la gioia di fare musica e condividerla e ancora oggi porto questo prezioso tesoro sempre con me.
Cerco anche di trasmettere questa cosa ai miei allievi.
Ho scelto il pianoforte e non altri strumenti per mio padre: sosteneva che quando avrei avuto 80 anni il pianoforte mi avrebbe fatto compagnia a differenza di altri strumenti che se suonati da soli sono più difficili da apprezzare.
Essendo ballerina ho particolarmente apprezzato Les Danseuses de Delphes, qual è il tuo personale rapporto con la danza? Hai mai danzato? Vai ad assistere a balletti? Trovi che la danza debba essere solo ‘ ancella’ della musica, oppure il contrario, oppure né l’una né l’altra cosa?
La danza era un mio sogno da bambina.
Ma ecco tornare il consiglio genitoriale, questa volta della mamma: “hai delle belle gambe, poi se ballo danza classica ti vengono storte.
E poi a una certa etá dovrai smettere… troppo faticoso” Sicuramente un messaggio un po’ eccessivamente negativo.
Ma ho conosciuto da vicino ballerini professionisti e hanno tutta la mia ammirazione e stima per i duri sacrifici che fanno.
La danza è una delle espressioni artistiche che amo di più e si fonde meravigliosamente con la musica.
Nel mio progetto Teatro Aperitivo la danza ha un ruolo molto importante.
I preludi legati alla danza sono: 1 – 11 – 15 – 18

 

Hai vissuto e studiato molto in Svizzera, l’ambiente culturale e in particolare musicale svizzero ha secondo te una sua particolarità? Hai amato Zurigo?

Spazi tra vari generi musicali, che cosa ti attira in particolare nel jazz e nel tango, cosa ti offrono rispetto alla musica classica?

La Svizzera, paese di origini di mia madre e dove ho studiato per anni, mi ha dato moltissimo, ma mancava il “calore” della vita sociale tipica italiana, che mi ha fatto tornare a vivere qui (dopo una tappa di due anni in Spagna), nonostante le maggiori opportunità professionali.
Zurigo l’ho amata!
Gli altri generi musicali che a volte suono, a parte la ritmicità, mi danno quella leggerezza che a volte gli ambienti della musica classica non hanno.

Elisa Marzorati sito ufficiale

Debussy Playlist

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