Intervista a Livia Cornaggia, responsabile del Museo Tattile di Varese

Questa settimana noi di Over There abbiamo l’onore di intervistare una dei responsabili del Museo Tattile di Varese, Livia Cornaggia.

web Villa Baragiola - sede del Museo Tattile Varese

 

 

 

 

 

 

La prima domanda, un po’ provocatoria, è: secondo te perché quando siamo noi a fare qualcosa di così bello, come il museo tattile, la stampa italiana non ne parla, quando invece lo fa Londra, ecco che fa mega articoli?

Un po’ perché siamo spesso esterofili e tutto quello che fanno all’estero è sempre più bello di quello che facciano noi. Un po’ perché siamo così circondati di arte che a volte neanche ce ne accorgiamo mentre negli Stati Uniti, sono così poveri di storia, che appena trovano qualcosa, la custodiscono.

La prima volta che andai negli Stati Uniti, con il mio pessimo inglese dell’epoca, scoprì che nel museo dove volevo entrare si poteva andare gratuitamente perché molti imprenditori, per varie ragioni, finanziano l’arte.

Ecco una cosa che dovremmo imparare da loro è che non c’è niente di male ad avere degli sponsor per l’arte. Basta mettere dei paletti.Concordo con te, ricordi cos’è successo a Milano quando le case di moda hanno proposto di restaurare la galleria ed è venuto fuori un putiferio?

Sì, mi ricordo. Il comune di Milano è stato attaccato su più fronti per questa iniziativa quando, ripeto, basta mettere dei paletti.

 

castel del monte def

La mia passione per l’arte nasce alle medie. Prima non ero molto interessata, poi feci una ricerca sulla primavera di Botticelli e me ne innamorai.

E da allora non ti sei più fermata. Il problema dell’arte è che spesso gli accompagnatori si mettono in cattedra, non cercano di venire incontro al visitatore, usano linguaggi da simposio artistico quando invece bisogna adeguarsi alle persone, farli appassionare di arte, attraverso un linguaggio semplice. L’arte non è chiusa, è in comunicazione con altre cose, può esserlo con la scienza, la storia, ecc. E’ tutto legato. Si sbaglia approccio con le persone. Quando abbiamo fatto il nostro stage, con un nuovo linguaggio, molte persone sono uscite entusiaste e affascinate dall’arte.

Noi abbiamo imparato la lezione del Museo Omero di Ancona, che esiste da 25 anni ed è un grande museo, oggi statale. E’ un museo prevalentemente scultoreo, nato dalla volontà di conoscenza dell’arte del suo fondatore Aldo Grassini, cieco (e lui vuole essere definito così). Stanco di (come dice lui) litigare con i direttori dei musei di tutto il mondo, che gli impedivano di toccare le opere, ha deciso di farsi un museo lui. La prima volta che sono stata al museo Omero, pur essendo io una persona che vede, trovandomi davanti una riproduzione in scala della Pietà di Michelangelo, d’istinto l’ho toccata. Mi sono poi chiesta perché l’avessi fatto e la risposta è quella che sperimentano i nostri visitatori ogni giorno: perché la conoscenza tattile è un valore aggiunto, perché conoscere un’opera
anche attraverso le mani, aiuta l’approfondimento e il ricordo.

cattedrale di traniLa cosa buffa è che spesso ci è capitato di sentire i genitori all’ingresso: “Non toccate niente” quando invece noi abbiamo sulla porta la scritta: “Museo tattile”. Molte persone restano sconcertate, soprattutto gli uomini, perché di solito nei musei ci si isola, nel proprio spazio vitale, mentre qui si viene toccati e si tocca, un’esperienza sensoriale nuova.

Sai c’è un mio amico che non molto tempo fa disse una cosa affascinante sul cinema, che può valere anche per l’arte. Non siamo noi a non capire certi registi. Sono loro a capire o non capire noi.

Sono d’accordo con te.

 

Tipo, io sarò blasfema, ma a me non piace Ingmar Bergman. Capisco cosa vuol dire, ma è noioso.

Noioso sì, come gli autori russi. Da diciottenne lessi Guerra e pace e mi annoiò. E il motivo per cui annoia è perché il mondo che descrivono non lo sentiamo più nostro.

Tra le varie esperienze che proponiamo ci sono la rivisitazione di giochi, come Memory, in maniera tattile. Gli adulti erano un po’ in difficoltà, i bambini si sono ambientati subito e hanno compreso in fretta come giocare.

teatro di epidauro

Io credo che le persone siano migliori di quello che sembrano, di quello che appaiono. Sai, io sono un’umanista. Per quanto ami la natura e gli animali, beh finché non vedrò un gatto fare qualcosa di simile alla Cappella Sistina, allora non crederò che siamo uguali.

Concordo con te, l’umanità ha quel qualcosa in più. Per quanto come te, so che gli animali sanno dare affetto.

L’arte è di queste cose. Ma l’arte non deve essere una presa in giro.

Di recente un tipo mi ha fatto un sermone su Fontana. Tre tagli sono tre tagli. Per me uno che voleva dire certe cose doveva scriverle, non fare tre tagli.

Esatto. Vedi l’esperienza che io e te facciamo sulla primavera di Botticelli è diversa perché abbiamo dei vissuti diversi, ma quello che vuole dire ci arriva uguale.

 

C’è una cosa che ti debbo raccontare, a proposito di quello che dicevi di Aldo Grassini che voleva essere definito cieco, non con altri termini politicamente corretti. Un anno fa andai al Fiuggi Film Festival. E vidi il film “Io segno un mondo”, dove un gruppo di ragazzi sordi, che voleva appunto essere definiti sordi, aveva imparato a ballare riuscendo a sentire la musica tramite le vibrazioni.

Meraviglioso. Sai un pomeriggio andai da un gruppo di ragazzi sordo muti ciechi. Non era facile eppure sai che fu uno dei pomeriggi più belli della mia vita? Fu emozionante. E quando salutai un ragazzo volevo fargli un saluto affettuoso sulla mano, con i segni, ma lui iniziò a ridere e scoprì di aver scritto una cosa volgare. Ero viola. Lui fu molto gentile e disse che, come prima volta, fui molto brava.

 

Da dove nasce l’idea di un museo così particolare?

Vengo dal mondo dei modelli per l’architettura in legno, e sono sempre stata convinta che i modelli potessero e dovessero avere una funzione che va oltre l’ambito meramente architettonico, e che potessero e dovessero avere una funzione didattica. Poi un giorno, a Barcellona, davanti a Casa Battlò di Gaudì, ho visto un piccolo modello tattile che rappresentava la facciata della casa. Sino a quel punto, in realtà non conoscevo l’esistenza dei modelli tattili per persone che non vedono…ho iniziato a documentarmi e da lì è partito tutto quanto.

11407148_1498675760422540_6273918231874163853_nAbbiamo visto che avete bendato delle persone mentre un uomo suonava la tromba. Quali sono state le reazioni delle persone? Hanno visto un nuovo lato della musica? L’hanno vissuta di più?

Non è proprio così. Noi abbiamo realizzato due manifestazioni musicali, nelle quali il pubblico aveva a disposizione delle bende. La prima era una multi-installazione all’aperto (con tipologie musicali di tutte le epoche), la seconda uno spettacolo (che tra l’altro verrà replicato in ottobre al Teatro Santuccio di Varese) che univa recitazione teatrale, tattilismo, coro e musica jazz. In questi casi lo spettatore aveva la possibilità di scegliere se tenere la benda nell’ascoltare la musica, o no. Praticamente tutti hanno tenuto la benda. E’ in qualche modo un sistema per ‘concentrarsi’ maggiormente sul suono, per non avere ‘distrazioni’ dagli altri sensi.

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So che lavorate spesso con i bambini. Com’è la loro reazione? Sono più pronti degli adulti ad approcciarsi a un museo di questo tipo?

I bambini conoscono toccando, è istintivo per loro. E poi i bambini hanno meno ‘barriere interiori’, meno sovrastrutture. Toccando le cose le percepiscono intere, le fanno proprie, le ‘capiscono’ meglio. Nell’adulto molte volte entrano in gioco dei condizionamenti mentali, perché l’adulto non ha l’abitudine di toccare ciò che vede, è abituato a mantenere una certa distanza dalle cose.

1510595_1500663410223775_6959973921038533738_nParlateci del vedere le opere attraverso il tatto. Ci pare di capire che non valga solo per le sculture.

Il nostro è un museo di modelli tattili in legno, perché i modelli sono lo strumento più straordinario che esista per raccontare ‘lo spazio’, gli edifici. La difficoltà nella conoscenza tattile è dettata dalla dimensione, gli oggetti si conoscono più facilmente se- come si dice – sono abbracciabili, cioè si possono cogliere in una visione tattile unica.

 

Ho letto che siete attivi da quattro anni. Un’altra domanda classica: qual è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato e l’evento che ricordate con più affetto?

La difficoltà maggiore di questo museo è stata ed è quella economica. Abbiamo ideato, progettato, realizzato e gestiamo questo museo in tre persone, attraverso una onlus creata da noi. Tutto quello che facciamo, lo facciamo sulle nostre spalle, non è facile…

Di eventi da ricordare con affetto, ne abbiamo decine… A me personalmente è rimasto nel cuore un bambino, due o tre anni fa, che alla fine di un laboratorio fatto con la scuola, mentre stava uscendo dalla porta per andarsene, si è girato, mi ha guardato sfoderando un sorriso luminoso e con l’aria più felice del mondo mi ha detto: “Maestra, (il concetto è che per i bambini tutti i componenti di un museo, rientrano nella categoria ‘maestra’) la sai una cosa? Questo è il museo più bello del mondo”.

 

Fate una descrizione di cos’è un museo tattile e del perché consigliate a tutti di fare questa particolare esperienza

L’esperienza che si fa in un museo tattile è un’esperienza estremamente coinvolgente, immersiva. L’emozione tattile è un’emozione per tutti e conoscere attraverso le mani è un istinto ancestrale. Altrimenti non ci sarebbe tanta fissazione nei musei tradizionali nel dire…..”Vietato toccare”, no?

 

Domande anche a cura di Simona Ingrassia e Chiara Liberti.

Foto di proprietà del Museo Tattile di Varese.

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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

Il mio motto è:
"Siamo universi dentro altri universi." (Ho Sognato Babilonia)

Adoro camminare e andare in bici;

Ecologista, Attivista culturale e contro le Malattie Rare, Femminista;

Star Wars/Trek Geek, Proud Hamster, Fringie, Whoovian, MCU Fan, Sci-Fi Geek;

Amo la Fantascienza, che per me è il genere per eccellenza ma apprezzo anche i Noir, i Romanzi storici, i Saggi e il Fantasy;

I Mici, la Musica, l'Arte (Monet, Artemisia Gentileschi, Raffaello, Caravaggio, Renoir, Hopper, Tiziano), il Tennis (King Roger Federer), la Pallavolo(indimenticabile la nazionale maschile di Velasco, Bernardi, Zorzi, ecc, ora adoro Paola Egonu, Alessia Orro e co), il Pattinaggio, Curling e molto altro;

Amo il Cinema la cosiddetta settima arte.

L'elenco dei film preferiti sarebbe infinito posso solo dire che amo tanto il cinema indipendente che i kolossal, basta che mi lascino qualcosa di positivo dentro l'anima e il cervello;

Le Serie tv. Anche qui l'elenco sarebbe infinito.
Metto solo le prime che mi vengono in mente:
Fringe, Twin Peaks, X-Files, Person of Interest, Doctor Who,
The Expanse, 12 Monkeys, Broadchurch, Peaky Blinders,
E.R., Friends, Quantum Leap, Battlestar Galactica,
Fleabag, New Amsterdam, Call the Midwife, Wanda Vision,
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;

La Letteratura (senza libri non vivo!):

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Robert Heinlein, Arthur Clarke, Agatha Christie, Paolo Rumiz,
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Sono affascinata dalla Scienza anche perché volevo diventare medico .
Adoro figure storiche femminili che si sono contraddistinte in questo campo,
in particolare Sabina Spierlein (madre della psichiatria moderna),
Margherita Hack grande astrofisica italiana),
Samantha Cristoforetti (Geniale astronauta italiana).

1 commento

  1. Mai stato a Varese.

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