Francesco Gabbani è stato protagonista indiscusso di inizio 2017 grazie al brano Occidentali’s Karma che lo ha portato al successo a Sanremo nella categoria big, il cantante carrarese ha dominato anche le classifiche dell’estate grazie al singolo Tra le Granite e le Granate. Il suo terzo album da solista dal titolo Magellano è uscito o scorso 28 aprile, subito è partito il suo tour con oltre quaranta date in giro per l’Italia raccogliendo un successo dopo l’altro.
Raramente mi appassiono ad un cantante in particolare, Davide Van de Sfroos e gli Ac Dc sono solo una piccola eccezione, ma quando ho conosciuto la musica di Francesco Gabbani, beh è stato amore a prima vista. Lo ho ascoltato per la prima volta, come penso la maggior parte di chi lo segue, l’anno scorso in occasione di Sanremo giovani in cui ha vinto con “Amen”, una canzone non solo straordinaria ma del tutto geniale, pensate che l’ho pure citata un paio di volte nelle interrogazioni di filosofia! Purtroppo a causa di maturità ed impegni vari ho dovuto rinunciare ad assistere a un suo concerto, si trattava di piccoli eventi qua e là per l’Italia. Quest’anno invece è arrivata la consacrazione, quel brano che purtroppo ancora in molti banalizzano come “quello della scimmia nuda” ha raggiunto i massimi livelli di tutte le classifiche ed ha stilato un tour talmente vasto che è molto più simile ad un piano di battaglia. Ho avuto l’occasione di assistere a due live straordinari: il 29 giugno a Carroponte e lo scorso 26 agosto a Trescore Balneario.
Posso definirmi qualsiasi cosa tranne che un’esperta di concerti, con il biglietto in mano che indicava che non c’erano posti assegnati già ero in panico. Il concerto di Carroponte sarebbe iniziato alle 21.30, alle 14,00 io ero già in fila per prendere il posto migliore, ore infinite di attesa ben ripagate, senza considerare che pioveva pure a dirotto. Il concerto successivo era gratuito perché inserito nel Bum Bum festival giunto alla venticinquesima edizione e ho ridotto i tempi di attesa a 4 ore, dalle 18 alle 22. Può sembrare un tempo infinito ed estenuante, anche io lo pensavo, nonostante fossi reduce da esperienze simili ma in altri contesti, più che altro mi spaventava l’idea di passare delle ore nel nulla, ad aspettare un semplice concerto. Tra la gente che aspetta, in quelle file che presto diventeranno interminabili c’è però un mondo, oserei dire nascosto perché dall’esterno non si vede, te ne accorgi solo quando ci sei dentro, completamente immerso. Uomini, donne, ragazzi e ragazze, addirittura bambini con i quali ti ritrovi a condividere il medesimo scopo, volti sconosciuti che ora dopo ora iniziano a diventare facce note. Si inizia con un semplice ciao e ci ritrova a parlare delle proprie vite arrivando a cantare a squarciagola quelle canzoni che ci aspetta di ascoltare. A Carroponte mi è sembrato tutto strano, ho conosciuto Greta, Alessia, Sabrina, Paola, Sonia e ancora Greta, insieme abbiamo corso per prendere i posti attaccati alla transenna appena avevano aperto i cancelli, Sara addirittura è stata appiccicata a me per tutto il tempo del concerto. A Trescore Balneario invece è stata la volta di Fabiola, Elisa, Giulia ed Alice.
Si attende quasi allo sfinimento l’inizio del concerto, ma si è talmente desiderosi di sentire e vedere dal vivo il proprio idolo che il tempo diventa qualcosa di marginale, scorre senza che ormai nessuno se ne accorga più, all’improvviso si alzano le tende del sipario. L’attesa viene degnamente ripagata, anzi vengono dati tutti gli interessi, se si avevano dubbi sul riuscire a resistere, quando appare Gabbani non si hanno più. Francesco fa il suo ingresso picchiando su un tamburo sulle note di Magellano, con lui arrivano anche suo fratello Filippo (batteria), Davide Cipollini(chitarra) Giacomo Spagnoli (basso) e Lorenzo Bertelloni (tasti e sintetizzatori). Poi è tutto un susseguirsi di canzoni straordinarie, Software, Clandestino, come un riscaldamento per quello che arriverà dopo. Il pubblico si anima sulle note di “Occidentali’s Karma” e “Tra le granite e le granate” perché diciamocelo sono le due che tutti più o meno conoscono. Esiste una scaletta, più o meno rispettata a seconda delle circostanze, ma ogni concerto è differente dall’altro, nei gesti, nelle emozioni che Gabbani regala tutto è ogni volta qualcosa di nuovo, di autentico, canta per il suo pubblico che lo ripaga con affetto e con straordinarie iniziative portate avanti da Gabbanology, il gruppo su facebook che unisce tutti i fan del Gabba nazionale. A differenza di quanti molti possano pensare Francesco Gabbani è un artista che non fa solo canzoni belle da sentire, salta da un genere all’altro tra le tematiche più disparate, l’amore, la filosofia, il futuro, i complotti, il destino… ogni brano è qualcosa di unico, ma solo dal vivo se ne coglie la vera essenza.
Ci sono tante cose belle in un concerto, per alcuni l’importante è vedere semplicemente un cantante dal vivo, io la penso in maniera differente. Il vero regalo di ogni concerto è immergersi in quel mondo parallelo in cui persone poco prima estranee cantano poi insieme a squarciagola eh sì, vedono con i loro occhi il loro idolo. In cuffia tutto è minimizzato, le emozioni sono ridotte ad un centesimo, ma quando ti trovi attaccato ad una transenna con centinaia di braccia intorno tutto il progetto che era stato fatto per controllare i sentimenti va in frantumi. La mia canzone preferita di Gabbani è eternamente ora, caricata sul mio cellulare non faccio nemmeno più il conto delle volte che l’ho ascoltata, ma nel concerto sia la prima, che la seconda volta, beh piangevo come una bambina e non è che con immenso sia stato diverso, Alice che era accanto a me era nella mia stessa condizione. Perché nei concerti accade qualcosa di magico che penso che nessuno sia in grado di spiegare, pensate che sia mia madre e mio padre scettici all’inverosimile, dopo un concerto lei e due lui sono venuti fuori anche loro degli pseudo fan. Bisogna dire che Gabbani ci mette del suo, sul palco sprizza energia da tutti i pori, salta in ogni punto del palco cercando di avvicinarsi il più possibile al suo pubblico, certo fa il bis di Occidentali’s karma, chiama i cori in amen e tra le granite e le granate ma lascia spazio alla riflessione, regala parole, suona la chitarra e poi il pianoforte prima di salutare tutti ripagando quelle lunghe ore di attesa con un enorme carico di emozioni.