Lizzanello, in provincia di Lecce. Il paesaggio è quello tipico delle campagne pugliesi: masserie, terra rossa e distese di ulivi secolari circondate da muretti a secco. Verso l’orizzonte, la tavola blu del mare, e il vento di tramontana che, di tanto in tanto, lo increspa.
Un pullman blu, di quelli tipici di quel periodo, proveniente dalla Liguria, giunge in paese per riportare a casa, tra gli altri, Carlo insieme al figlio Roberto e la moglie Anna. La “forestiera”, così chiamata superficialmente da tutti, proprio a rimarcare la diffidenza con cui veniva osservata.
Ad attenderli Antonio, fratello di Carlo, insieme alla moglie Agata ed alla figlia Lorenza.
Anna è una donna dolce e affabile, attenta e devota ma estremamente sicura di sé e per nulla timorosa di esprimere le proprie opinioni, anche a costo di inimicarsi chiunque. La sua abitudine a consumare al bar al centro del paese, ogni mattina, un caffè corretto grappa, non è che una delle polemiche che la donna scatena nella comunità che, suo malgrado, si è trovata ad accoglierla.
Fino ad arrivare al momento in cui ella decide di fare domanda, poi vincendola, come portalettere in paese. Un mestiere prettamente maschile, per l’opinione pubblica e, soprattutto, per gli stereotipi dell’epoca.
Ma è proprio grazie a quella professione che Anna riuscirà a legare, a sé stessa e reciprocamente, l’intero paese. E che cambierà molti destini, oltre al proprio.
La portalettere è una storia che si dipana in quasi un ventennio, attraversando il secondo conflitto mondiale e le istanze femministe, fino agli anni ’50.
La storia della famiglia Greco e degli intrecci che ne hanno arricchito le vicende.
Di due fratelli rimasti legati nonostante la distanza fisica.
Ma soprattutto, la storia di due uomini innamorati della stessa donna.
Un libro scorrevole, di facile lettura ma intenso e, al tempo stesso, delicato, in grado di far “assaporare” al lettore ogni singolo elemento narrato e di conquistarlo con la bellezza ed intensità di ogni personaggio.