Alla maggior parte di noi il toponimo Lauscha non dirà nulla, ma è tuttora la capitale tedesca della lavorazione del vetro e qui attorno alla metà dell’800 furono inventati gli addobbi in vetro soffiato per l’albero di Natale. La cittadina della Turingia, circa 3700 abitanti, ha giustamente anche un Museo dell’arte vetraria con relativo catalogo su quattrocento anni di storia.
La scrittrice tedesca Petra Durst-Benning, ritenuta la “regina” del romanzo storico d’oltralpe, vi ha ambientato il romanzo “La soffiatrice di vetro”, pubblicato in Italia nei SuperBeat di Neri Pozza Editore, che ha poi avuto due sèguiti a comporre una trilogia: i titoli degli altri due libri, a quanto ne so ancora inediti in Italia, suonano tradotti come L’Americana e Il Paradiso di Vetro.
La scrittura a volte è un po’ pedante, non aiutata da una traduzione poco ispirata, ma la storia è appassionante e ben descritta, oltre che documentatissima sul periodo storico e le lavorazioni artigianali. La vicenda ruota attorno alle tre sorelle Steinmann, improvvisamente rimaste orfane e senza un soldo. Dopo un periodo di sfruttamento come operaie presso la maggior vetreria del paese, quella degli Heimer, la maggiore, Johanna, penserà di aver trovato la propria dimensione come assistente dell’agente d’affari Strobel, e la mezzana, Ruth, come moglie di uno degli Heimer: ma presto entrambi gli uomini si dimostreranno gretti, egoisti e violenti. Intanto la più piccola, Marie, dopo aver visto rifiutare alcune sue luminose idee dal patriarca Heimer che preferisce produrre in serie oggetti dozzinali e di cattivo gusto, si lancia di nascosto in un’impresa folle per quei tempi: con l’aiuto del vicino di casa Peter (da sempre innamorato senza speranza di Johanna) si cimenterà nella soffiatura del vetro, un’attività ritenuta di ambito esclusivamente maschile.
L’autrice tratteggia bene l’ambiente provinciale di fine ‘800, qui certe iniziative non sono viste di buon occhio, e le tre sorelle sono ciascuna a modo suo fiori dagli schemi: Johanna è andata a lavorare in città e vi si trattiene a dormire, Marie viola la tradizione dei soffiatori, Ruth ha la colpa di aver partorito una figlia femmina, la piccola Wanda che viene sistematicamente ignorata dal padre e dall’intera sua famiglia…
Non mancano però personaggi maschili di segno positivo, come il dolce Peter, come Magnus che dopo essersene andato adolescente amorfo e vile torna in paese cambiato e maturato, come il giovane Steve assistente di Mr. Woolworth; quest’ultimo è un personaggio storico, colui che effettivamente esportò in America le decorazioni natalizie di Lauscha. Quelle che nel libro faranno la fortuna della vetreria di Marie. Non si può svelare troppo, ma diciamo che alla fine l’attività decolla, in società con un’altra persona, e che una delle tre sorelle deciderà di partire per gli Stati Uniti, non da sola.
L’autrice ha scritto un’altra quindicina di romanzi storici di successo, alcuni dei quali sono tra loro collegati, esplorando la condizione femminile con personaggi di lavoratrici, e lavoratrici in campi insoliti: un titolo tradotto dal tedesco suonerebbe “La commerciante di semi” e il suo collegato “La raccoglitrice di fiori” (in inglese abbiamo i più anonimi ma più digeribili “The Seed Woman” e “The Flower Shop”).
Da La Soffiatrice di Vetro è stato tratto anche un film televisivo, uscito nel 2016, diretto da Christiane Balthasar: la prima tv italiana risale al 6 gennaio 2019. L’attrice Luise Heyer (che interpreta Johanna) è nota per il ruolo di Doris Tiedemann nella serie tv Dark, mentre Maria Ehrich (interprete di Marie) era Gwendolyn Sheperd nei film tratti dalla “Trilogia delle gemme” di Kerstin Gier (Ruby Red, Ruby Red II – Il segreto di Zaffiro, Ruby Red III – Verde smeraldo).
Purtroppo non ho visto il film nella sua interezza, mi è parso molto bello anche visivamente nel dipingere l’ambiente gretto, la stagione invernale e la magia delle creazioni in vetro; il personaggio di Ruth praticamente scompare e la trama s’impernia su Johanna e soprattutto su Marie, con anche deviazioni dall’originale che enfatizzano il tema dell’ostilità verso la donna “libera” e creatrice: quello che nel libro è un banale incidente, uno scoppio nella vetreria che distrugge gran parte del materiale già pronto per la spedizione, nel film diventa un’incursione di uomini del villaggio che distruggono tutto, spedizione punitiva capitanata da un marito abbandonato ma diretta anche contro il tentativo delle sorelle di rendersi indipendenti col proprio lavoro, e di innovare, ricercare… (a fare la fortuna di Marie non saranno strettamente le sfere da albero, ma dei cuori di cristallo da appendere, smerciati in America come dono di San Valentino).
Ma il paese si stringerà infine solidale attorno alle Steinmann: dapprima le donne e poi alcuni uomini coraggiosi offriranno la loro opera in una corsa contro il tempo per rifare il materiale distrutto, e l’ordinazione in scadenza potrà essere onorata.
Se volete leggerlo lo potete trovare a questo link:
La soffiatrice di vetro.