IL ‘CERNOBBIESE’ NICOLA GUERRA nel 150° anniversario della nascita
Benché la sua fama sia oggi ingiustamente caduta nel dimenticatoio, come sottolineato da vari studiosi, Nicola Guerra fu ballerino, coreografo e maestro di ballo di altissimo valore, che contribuì a mantenere alto nel mondo il prestigio della scuola italiana del balletto classico. A lui attribuiscono il merito di aver cercato una “terza via” diversa sia dall’accademismo ormai “ingessato” sia dallo stile di “rottura” avanguardista tipico dei Ballets Russes del famigerato Diaghilev.
Dopo aver studiato danza a Napoli dov’era nato il 2 maggio 1865, Nicola Giuseppe Garibaldi Guerra nel 1888 è già primo ballerino alla Scala di Milano, dove si esibisce tra l’altro come partner di Pierina Legnani (altra gloria ‘comasca’ della danza di fine ‘800); lavora quindi a San Pietroburgo, Parigi, Londra, New York, ma presto le sue qualità di coreografo e insegnante superano quelle di ballerino e lo troviamo dal 1896 al 1902 come coreografo e maestro di ballo al teatro dell’Opera di Vienna per il quale crea 19 balletti.
Dal 1902 al 1915 riorganizza il Balletto dell’Opera di Budapest portandolo ad alti livelli e creando una ventina di balletti di genere leggendario, fantastico o folclorico.
Rientrato in Italia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dopo aver perduto tutti i suoi averi per essersi rifiutato di assoggettarsi agli austriaci a Budapest, fonda nel 1915 una compagnia di balletto italiana con cui mette in scena lo spettacolo “Pastelli Coreografici”.
Dal 1918 al 1922 dirige il balletto dell’Opéra di Parigi infondendovi un nuovo dinamismo e impostando una rigorosa metodologia didattica. Apre anche una scuola di ballo privata a Parigi in rue des Martyrs, dove studiano molti ballerini di quell’epoca.
Per pochi mesi tra il 1923 e il 1924 è direttore coreografo del balletto del Teatro alla Scala, ma si dimette per contrasti con la direzione, a causa delle sue idee antifasciste.
Nell’autunno 1924 mette in scena alcuni balletti al Teatro dell’Opera di Roma. Fonda una sua piccola compagnia con danzatori di rilievo, che si scioglie nel 1926.
Viene richiamato all’Opéra di Parigi dal 1927 al 1929 dove realizza altre coreografie, poi rescinde il contratto per divergenze con la direzione e viene sostituito dal celebre Serge Lifar.
Nel 1931 assume l’incarico di direttore della scuola di danza e coreografia dell’Opera di Roma, che però abbandona dopo una sola stagione, e torna a Parigi e alla Scala per mettere in scena nuove coreografie, almeno fino al 1935 quando già abita a Cernobbio.
Uomo colto e sensibile, pubblica vari delicati racconti ambientati nel mondo della danza e numerosi articoli e trattati sulla danza, anche in lingua francese: tra questi “Tersicoreide” (Milano 1899) e una “Méthode a suivre strictement par les Professeurs…” (Parigi 1928).
Tra i suoi allievi i personaggi di maggior spicco della danza italiana della prima metà del ‘900. Di lui tutti ricordavano la grandissima finezza, nascosta dietro un aspetto che poteva sembrare arcigno, e la capacità di insegnare a danzare con l’anima.
Molte informazioni sul suo conto sono state raccolte dalla prof. Francesca Falcone dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma (che ha in programma un evento e una pubblicazione in ricordo del grande maestro) intervistando appunto gli antichi allievi e visionando l’archivio di libri, fotografie, quaderni di appunti coreografici ecc. che si trova in parte a Roma e in parte presso la famiglia che tuttora risiede in provincia di Como.
Da un nipote e dalla nuora ho avuto altre informazioni sulla vita privata del nonno e l’indicazione dell’antica casa a Piazza Santo Stefano (frazione di Cernobbio), ora proprietà di una nota musicista; dai documenti parrocchiali si sono ricavati ulteriori dettagli: ad esempio che era già vedovo di Pagliero Camilla quando sposa la ballerina Livia Alda Pasquinoli, molto più giovane, nel
1928 con rito civile a Parigi e poi nel 1937 in parrocchia a Piazza, dopo la nascita del figlio unico sopravvissuto a una serie di gravidanze sfortunate. Il bambino vede la luce a Villa Guerra nel 1935 e viene battezzato Livio Cernobbino, evidentemente un omaggio del maestro alla moglie e alla città che finalmente gli hanno dato un figlio vivo.
Già anziano, Nicola Guerra muore il 5 febbraio 1942, non a Cernobbio come risulta dalle storie del balletto (in parrocchia non c’è registrazione relativa) ma probabilmente all’Ospedale di Como da cui risulta proveniente la salma tumulata al Cimitero Monumentale di Como.
La moglie Livia muore di tisi nel 1947 a soli 47 anni in una casa di via Diaz n. 8 a Como (dove la famiglia risiedeva durante l’inverno), il figlioletto finisce in orfanotrofio, la casa cernobbiese viene venduta per pagare gli studi al ragazzo che diventerà dirigente di una nota seteria e ora riposa al Cimitero Monumentale di Como insieme ai genitori e alla nonna materna. Si spera che questo anniversario possa riportare alla luce i meriti dell’artista e dell’uomo.
g.fo.
Si ringrazia: don Bruno Biotto e la signora Mariella delle parrocchie di Cernobbio e Piazza; il Comune di Cernobbio; la famiglia Guerra; la prof. Irene Fossati Daviddi di Cernobbio; la prof. Francesca Falcone dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma; il personale del Cimitero Monumentale di Como.