Faccio delle premesse doverose.
Prima: molti mi hanno detto che c’è dell’arroganza, da parte mia, nel giudicare la bontà di una serie dal suo episodio pilota. In realtà sono conscia del fatto che ci sono fior fiore di professionisti pagati per determinare con certezza quale serie tv vale la pena di portare avanti, su quale investire soldi. E come lo fanno? Dall’episodio pilota, appunto. Se un autore non è capace di catturare l’attenzione dello spettatore sin dall’inizio, soprattutto in un periodo come questo dove l’offerta è davvero molteplice, non sta facendo il suo lavoro.
Creata e prodotta da Noah Hawley (Fargo, Lucy in the sky) è ispirata all’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, il pilot di Legion è una bomba.
Seconda: Le vicende che si vedono in questa serie sono ambientate in un universo differente rispetto ai film sugli X-men. Avrei voluto dire che sono più vicini al fumetto, ma in realtà non è proprio così, non del tutto.
Terza e ultima: Parliamoci chiaro. Ho seguito attentamente la serie, mi sono fatta il viaggio. Non è stato semplice per molteplici motivi. Se giustifico, do una motivazione per quello che accade alla fine della seconda stagione, non vuol dire che mi piaccia o che io al suo posto avrei agito allo stesso modo. Gli autori sono stati molto bravi a giocare sulla dicotomia tra l’aspetto innocente e quello folle di David Haller. L’ho trovato a volte dolce e naif, a volte ho pensato che eravamo dalle stesse parti del Kilgrave di Jessica Jones.
Avverto che da questo momento in poi ci potrebbero essere pesanti spoiler sulla serie. Quindi se non l’avete vista non proseguite con la lettura.
E’ una storia però che riesce a piacere anche ai non fan del mondo degli X-men o degli Avengers proprio per il suo taglio onirico e visionario.
Il protagonista è David Charles Haller, interpretato dallo splendido Dan Stevens noto a molti per via di Downtown Abbey e La bella e la bestia, rinchiuso per anni al Clockworks Psychiatric Hospital, con la diagnosi di schizofrenia. Ci catapultano direttamente nella sua vita, il suo mondo fatto di terapia psichiatrica, medicine, droghe e molto altro ancora. E tu sei un mero spettatore, non ti viene spiegato nulla, lo vivi attraverso la percezione del protagonista e dei suoi compari. Viene insinuato lentamente che c’è molto di più in ballo. La scena terrificante della cucina che letteralmente esplode dopo un litigio tra David e la sua ragazza di allora, la camera cui sta dormendo alla clinica che si ribalta completamente e gli infermieri che lo bloccano e gli danno un sedativo come se fosse un animale pericoloso da bloccare.
Conosciamo Lenore “Lenny” Busker (un’intensa, carismatica Aubrey Plaza – Parks and Recreation -), migliore amica di David, internata anche lei al centro psichiatrico e la sorella Amy, l’unico legame rimasto con la famiglia che lo ha curato fino a quel momento. L’incontro con una nuova paziente Sydney “Syd” Barrett, interpretata da Rachel Keller (Fargo, Supernatural, The mentalist), ricoverata nel centro per un disordine antisociale, solo perché non vuole essere toccata da nessuno. Durante una seduta lei fa un’osservazione che colpisce David nel profondo e che lo fa innamorare all’istante, anche sé poi la loro relazione crescerà e avrà dei picchi di poesia pura nel corso dell’intera stagione. Questo incontro sarà cruciale non solo per la vita sentimentale del protagonista ma anche perché gli offrirà un punto diverso di vista sulla sua intera esistenza.
David Haller è un mutante di livello omega, figlio di Charles Xavier – sì, avete letto bene, proprio quel Xavier – dato in adozione, i cui poteri mentali sono tali da essere paragonabili a quelli di un dio. Tenete in mente questa cosa perché ricorrerà spesso in Legion.
Dicevo prima che è una serie che riesce a piacere anche a chi non è addentro nella storia degli X-men perché, in pratica, non intervengono mai. In realtà è tutto incentrato sul rapporto realtà/illusione. Non abbiamo mai la certezza che ciò che vediamo accade davvero oppure no. Ci sono state delle sequenze degne di David Lynch e della terza stagione di Twin Peaks, ed è abbastanza chiaro che questo regista è la diretta ispirazione per Hawley.
Momenti poetici si alternano ad altri terribili da vedere. David lotta contro un altro mutante dello stesso livello che sin dall’infanzia ha invaso la sua mente, togliendogli controllo sulle sue capacità e, soprattutto, portando alla luce un lato decisamente inquietante, come un parassita: Amahl Farouk / Shadow King. La lotta è soprattutto mentale tra i due ma arriva a toccare anche la realtà, il terreno di battaglia è il possesso del corpo e dei poteri di Haller che riesce a resistere. Dopo un incidente accaduto alla clinica psichiatrica, la Divisione 3 gli da la caccia ma riesce a scappare grazie all’aiuto di Syd e, all’arrivo a Summerland, un posto dove Melanie Bird (Jean Smart) riunisce mutanti e cerca di aiutarli a gestire il proprio potere.
La serie più va avanti e più mostra il percorso di David nell’apprendere la propria vera natura e, soprattutto, come gestire i propri poteri. Il primo episodio in cui viene mostrato il cambiamento e la nuova consapevolezza, quando lui comunica telepaticamente con Melanie mi fa spavento e per tutte le stagioni ho sempre avuto addosso questo sentimento di disagio perenne. Non tanto per le sequenze terribili che vengono mostrate, tipo quello di un uomo accartocciato come se fosse una scatola, o la trasformazione della sorellastra di David, Amy, nella reincarnazione di Lenny. No.
David viaggia sempre in bilico tra sanità e follia – reale follia – tra essere un bravo ragazzo, pieno di empatia, innamorato della sua Syd – ho trovato meraviglioso il modo che lui ha trovato per poter ovviare al non facile potere di lei di potersi trasferire negli altri solo toccandoli – ad un essere freddo, folle, privo di empatia. Ho visto molti lamentarsi di come è stato costruito il finale della seconda stagione. In realtà trovo che invece gli autori abbiano seminato sassolini su questo per tutte le stagioni. Mentre andavo avanti con la visione mi lamentavo del fatto che stessero semplificando troppo e che la divisione manichea tra buono e cattivo con David decadesse un po’ e fosse forzata. Alla fine però mi sono resa conto che era voluto e serviva a portare la storia esattamente al punto in cui ci troviamo ora.
C’è stato spazio anche per la critica sociale quando ci spiegano come un’idea si possa impiantare nella testa e propagare di persona in persona.
E’ chiaro che era una frecciata alla crescente paura del diverso di questi tempi bui.
Cosa fa più paura davvero: chi viene bollato come il nemico, ingiustamente, oppure quelli che danno il bollino e vi si affidano ciecamente?
La lotta contro Farouk diventa sempre più spietata e densa di colpi di scena. Questi non si fa scrupoli nel minare la vita e gli affetti legati a David per indebolirlo. E riesce perfettamente nell’intento solo alla fine, quando convince Syd del fatto che sia David il vero villain.
Avete mai sentito parlare di profezia autoavverante? Si chiama self fulfilling prophecy, meglio nota come profezia che si auto-avvera, o che si auto-adempie, insomma, è una sorta di magia fattibile da tutti e attuabile con una serie di azioni che portano inevitabilmente a farla avverare.
E’ esattamente quello che è successo nella seconda stagione. Il terrore che David diventasse incontrollabile, perché contaminato da Farouk, ha messo in moto una serie di eventi che non hanno fatto altro che rendere reale quanto temuto.
Ciò che è successo nella season finale della seconda stagione doveva accadere.
Tutto quanto viene giocato sulla manipolazione mentale.
La Syd del futuro, in un certo senso, manipola il David del presente servendosi della fiducia che questi nutre verso di lei. Lo induce ad aiutare Farouk a ritrovare il suo corpo. In realtà sta agendo in questo modo perché è l’unico che può salvare il mondo da Legion. La Syd del presente viene prima manipolata facilmente da Shadow King, sotto le mentite spoglie di Melanie, che fa leva sulle sue insicurezze e le mostra che il suo amato è inaffidabile ed è il vero mostro della storia. Ed è qui che finisce l’amore tra David e Syd ma soprattutto è qui che tutto comincia a sgretolarsi.
David alla fine viene messo sotto processo, dove i suoi cosiddetti amici lo rinchiudono in una bolla di contenzione dei poteri, e lo tradiscono.
Non accetta di essere riportato allo stato dell’inizio della serie, quando qualcuno asseriva che lui fosse folle, che non fosse una brava persona come ha sempre cercato di essere, anche se spesso le sue azioni sono sempre state discutibili e per niente cristalline. Non accetta di essere colpevolizzato per crimini che lui non ha ancora commesso (siamo dalle stesse parti di Minority Report, dove viene fatta esattamente la stessa domanda: “che senso ha fare un processo ad una persona per qualcosa che farà nel futuro – che, ricordo ai lettori, è estremamente mutabile e non è detto che si verifichi se non per il processo che ho esposto prima?).
Non accetta la accusa di stupro che Syd gli sbatte in faccia. E, non fraintendetemi, non sto cercando di sminuire quello che David ha fatto alla povera Sydney, solo perché amo il protagonista. E’ stato grave e brutto da vedere. Syd era già stata “stuprata” mentalmente da Farouk, sotto le mentite spoglie di Melanie, che fa leva sulle sue insicurezze, sulla sua mancanza di fiducia nei confronti di David per inculcarle nella mente che è lui il vero cattivo della storia, il vero psicopatico, che l’uomo buono di cui si è innamorata era un’illusione, non esisteva. David non ha fatto altro che sopprimere questa manipolazione – diventando un manipolatore lui stesso – nella falsa idea di portare alla luce l’amore della donna per lui. E compiendo una seconda violenza. Messo sotto accusa, sentendosi tradito da chi riteneva amici e l’amore della sua vita, Haller manda in frantumi l’illusione che si era costruito di essere una persona buona e dice, letteralmente, “ne ho abbastanza”. E, detto tra noi, non posso dargli torto. Spezza la bolla di contenzione dei suoi poteri, libera Lenny dalla sua prigionia e insieme se ne vanno.
Syd e Clark, un investigatore della Divisione 3 interpretato da Hamish Linklater (The crazy Ones) rimangono a fissare la stanza in cui la donna si trovava prigioniera. Sydney chiede: “cosa facciamo adesso?” L’uomo risponde: “Preghiamo.”
Legion riprenderà con la terza conclusiva stagione su FX il 24 giugno prossimo e vi dico cosa mi aspetto di poter vedere.
Una delle domande che mi sono fatta durante tutte le stagioni è: dove diavolo è Professor X? Perché, onestamente parlando, abbandonare a sé stesso il figlio non è che mi sia piaciuto moltissimo. Capisco che magari, seguendo le orme del fumetto, probabilmente era ignaro della sua paternità ma, diamine, con tutto quello che è capitato al mondo e al povero Haller, quantomeno deve essergli arrivato qualcosa. Mi aspetto, come minimo, che padre e figlio si confrontino nella nuova stagione, soprattutto ora che David è diventato Legion, una seria minaccia per il genere umano mutante e non. Se la serie seguirà le tracce del fumetto, e da quel che ho potuto capire dai trailer trapelati l’intenzione è proprio questa, David Charles Haller tenterà di viaggiare nel tempo per rimediare al casino che si è creato nel finale della seconda stagione. Onestamente parlando, tremo all’idea. Perché già era abbastanza complicata la scrittura limitandosi solo all’ambito delle idee e delle percezioni. Mi auguro che Hawley abbia, in qualche modo, in mente una sua sorta di coerenza narrativa e di idea di come gestire il viaggio del tempo e i suoi possibili paradossi.
Tirando le somme: se amate le serie tv visionarie, in cui vengono messi in discussione continuamente ciò che state vedendo e la natura della realtà stessa Legion è esattamente ciò che fa per voi.