“Credo che vi stiate affezionando un po’ troppo a Draco“.
E ancora: “L’idolatrazione di Draco Malfoy mi preoccupa… spero che non lo stiate confondendo con Tom Felton, che invece è un bel ragazzo. Draco non è una brava persona”.
Insomma, JK Rowling ha tentato in ogni modo di scoraggiare l’affetto dei fan per uno dei suoi personaggi più famosi. Ad alcuni anni di distanza dalla conclusione della saga letteraria fantasy dedicata a Harry Potter, però, un gran numero di appassionati ricorda il giovane Malfoy con una nostalgia del tutto anomala.
Perché? Cosa c’è di così speciale nella figura superba, arrogante e a tratti isterica del Draco Malfoy letterario? Eh sì, la specificazione è voluta e obbligatoria in questo caso: ‘letterario’. Rowling non aveva tutti i torti in una due dichiarazioni d’apertura di questo articolo: molti fans, soprattutto le ragazze, confondono il presuntuoso maghetto dai capelli biondi con il garbato e discreto attore inglese che lo ha interpretato al cinema. Tom Felton, appunto. Ma c’è qualcosa oltre l’infatuazione collettiva?
Noi crediamo di sì. E c’è di più: il destino di Draco Malfoy è spesso considerato una delle poche pecche in un’opera altrimenti quasi perfetta.
Draco viene presentato dall’autrice come un ragazzino benestante e dai modi aristocratici, ma dalla condotta tutto fuorché nobile. È attratto dalla magia oscura, viene smistato nella casata Serpeverde, eccelle nelle ambigue materie di Occlumanzia e la Legilimanzia, è spesso verbalmente violento e intenzionalmente maligno e soprattutto, è un Malfoy. Rowling ha curato la propria saga nei minimi particolari e l’etimologia di nomi e cognomi ha regalato alla storia fascino, spessore e un fondo di realismo. ‘Malfoy’ deriva dal francesce ‘Mal – Foi’, che vuol dire ‘malafede’ e infatti, siamo certi che la casata inclusa nei libri di Harry Potter non verrà ricordata per umiltà, coraggio e misericordia.
Come in ogni buon episodio de La Famiglia Addams, a casa Malfoy funge tutto al contrario e la crescita di Draco viene influenzata in maniera negativa proprio dai suoi genitori: i Mangiamorte, Lucius e Narcissa. Sono loro a traviare la mente del giovane figlio, a viziare il suo carattere, soddisfare i suoi capricci e indirizzare la sua condotta, tramandando oralmente il gene della superbia, dell’arroganza e della vigliaccheria. In modo inevitabile, Lucius e Narcissa hanno finito per danneggiare la loro diretta discendenza, sporcandola d’illecito e soffocandola con quell’eccessivo amore che spesso è riservato ai figli unici anche nella realtà.
In un lungo primo momento, Draco è parso soddisfatto, felice, orgoglioso della propria condizione di privilegiato. Decantava le gesta dei propri antenati con fierezza e rimarcava l’importanza di Lucius nell’ambiente politico e amministrativo della società dei maghi, sfociando nella boria più cristallina.
Draco ha una forte ammirazione per il padre, ritenuto superiore, intellettualmente alto, rispettabile e di potere. Secondo lui, la condotta tenuta dal genitore non è una vergogna, bensì una ragione valida di sterminata ammirazione. La malvagità di Lucius non è riconosciuta come aspetto negativo da Draco e la sudditanza che il popolo dei maghi ha per i Malfoy, all’inizio della saga, spinge il giovane a credere che sia proprio quella la normalità a regolare i rapporti interpersonali. Con molta probabilità, cosa poi ammessa dallo stesso personaggio in Harry Potter e la Maledizione dell’Erede, Draco non conosce il significato della parola ‘amicizia’ o comunque, il senso intrinseco di qualsiasi rapporto basato su qualcosa di diverso dalla paura. Si illude che il rispetto riservato ai Malfoy sia frutto di una naturale e giustificata stima, ma per la maggior parte del racconto di JK Rowling, egli fraintende la soggezione altrui per sincera vicinanza. Il suo rapporto con Tiger e Goyle ricorda le amicizie tra criminali, alimentate da complicità e strette di mano, ma tenute sempre in bilico sul sottile filo dell’opportunismo.
Draco, presumibilmente, si sente destinato a ereditare nel futuro il riguardo di cui gode Lucius nel presente, ma non ha fatto i conti con quel fattore sostanziale che lo differenzia dal padre.
La coscienza.
Il rapporto che Draco ha con Narcissa è caratterizzato da un forte rispetto e una marcata connessione emotiva. Come buona parte dei figli unici, egli è molto vicino alla madre, che forse è l’unica depositaria delle difficoltà e delle perplessità del figlio. Il legame con Narcissa ha fatto sì che Draco divenisse un bullo anomalo, borioso e altezzoso con i ragazzi, ma mai oltraggioso con le donne. E i ripetuti insulti a Hermione? Malgrado gli accaniti shippatori professionisti, la strega figlia di dentisti viene vista da Draco prima come una mezzosangue e poi, solo poi, come una donna: secondo il suo pensiero, lei è un asessuato bersaglio di insulti giustificati. Pansy Parkinson, invece, purosangue e Serpeverde, ha tutto il suo rispetto e pure la sua pazienza (cosa incomprensibile, visto il soggetto).Insomma, forte con i deboli, defilato con i forti e mai eccessivo nei confronti delle poche donne per cui nutre rispetto. Cosa non hanno digerito gli appassionati della saga di Harry Potter?
Negli ultimi libri, soprattutto in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, la figura di Draco viene sviscerata con una certa attenzione e molti degli aspetti sopracitati emergono con naturalezza. Spesso, con sincera pena e dispiacere da parte del lettore. Draco viene mostrato dapprima deciso a riabilitare il nome e la figura di quel padre tanto ammirato e poi caduto in disgrazia e dopo, nel circolo vizioso dei tentativi malriusciti, egli ci appare sempre più disperato, spaventato e impossibilitato a redimersi.
La redenzione, un tema affrontato in maniera molto strana da Rowling e riservato, quasi per volontà, solo al personaggio chiave di Severus Piton. L’autrice è sembrata così affettuosamente connessa al presunto traditore della saga, da regalare all’ex Mangiamorte l’unica figura teatralmente pentita. Piton appare come il ravveduto solitario, il solo rinsavito possibile tra i personaggi di spicco contenuti nel racconto. Eppure, Draco era assai vicino a pentirsi delle proprie azioni: non è dato sapere se per vigliaccheria o per reale presa di coscienza, ma l’abbraccio finale con Voldemort è parso pesante per il confuso Malfoy.
Rowling, che Draco Malfoy non meritasse una spettacolarizzazione pubblica della propria contrizione?! Forse. O forse, la redenzione non c’è mai stata. Anche perché, il garbato e schivo signor Malfoy di Harry Potter e la Maledizione dell’Erede non è nulla di più che il risultato di una fan fiction autorizzata dalla stessa autrice: tutto molto diverso dalla realtà dei fatti, che può uscire dalla penna fantasiosa della sola JK Rowling.
La verità, al termine di questa analisi del personaggio, è che l’amore dei fans per Draco è sicuramente da imputare in buona parte al rigurgito ormonale delle groupie di Tom Felton, ma c’è dell’altro. Ci deve essere.
Infatti c’è qualcosa, lì, nell’ombra.Nel silenzio del Bagno di Prefetti, prima dell’arrivo di Harry e prima dello scocco dell’incantesimo Sectumsempra, una massa informe ed emotiva si posa sulle piastrelle bianche e fredde della stanza. Entra dalla finestra rimasta aperta, rimbalza e scivola sulla superficie levigata delle pareti, si posa sui tubi e annebbia i rubinetti che riescono a buttare fuori acqua ghiacciata a tutte le ore del giorno e della notte. Il vapore offusca lo specchio e oltre questo, al di là del riflesso, c’è un volto smunto, pallido e spaventato. Ciò che è entrato nel Bagno dei Prefetti si è posato su tutto, perfino sulla figura bianca posizionata di fronte al lavabo. Stringe il petto di chi, leggendo, l’ha sentito e l’ha visto fondersi con quell’espressione spaurita che immagina di vedere riflessa. Incontrollabile, esso arriva al cervello, spezza il normale ciclo ininterrotto di pensieri e poi, coperto d’umidità e freddo, si mostra al lettore con disarmante fragilità. Quel qualcosa è la realtà.
Draco sono io.
Draco è tutti noi.
È questa la sconvolgente verità, il motivo principe per cui i lettori più sensibili si sono affezionati a lui: Draco Malfoy ci rappresenta a pieno titolo nella saga di Harry Potter, come nessuno degli altri personaggi è riuscito a fare.
Siamo onesti, nessuno di noi avrebbe avuto il coraggio di morire per uccidere il nemico. Nessuno di noi avrebbe accettato la responsabilità della Giratempo. Nessuno di noi sarebbe andato a una festa con quell’orrido abito datato. Di Harry, Ron ed Hermione ce ne sono davvero pochi al mondo ed è per questo che gli eroi sono così unici e rari.
E gli altri? Il resto della massa non è degna della stessa stima e/o del medesimo amore? Ci sono milioni di Draco Malfoy tra noi, magari meno colpevoli, ma tutti ugualmente sinceri nel far fronte alle proprie debolezze. Come lui, anche noi siamo forti e decisi nel nostro ambiente naturale, sicuri delle nostre convinzioni, orgogliosi e fieri delle nostre azioni, ma proprio come Draco, anche noi siamo fallibili in quanto umani. Esseri umani e non eroi, perché avere paura ed essere un po’ vigliacchi, a volte, non è sinonimo di insita cattiveria, ma solo di normalità e magari, anche di una conseguenza di innumerevoli sbagli. Neanche nostri, in certe occasioni.
È questo che spinge il lettore più emotivo a solidarizzare con Draco, cara Rowling: la sua e la nostra inevitabile, innocente e umana fragilità. Per questo, Draco sono io.