Inauguriamo oggi una rubrica intitolata “Looking to the other side”, che ci permetterà di spiegarvi il punto di vista di personaggi in apparenza “cattivi” di film, serie tv e libri.
E non potevano non iniziare da Fringe
Fringe è la nostra serie del cuore, inutile negarlo.
L’abbiamo sviscerata in molti modi e oggi vorremmo farlo da un altro punto di vista.
Da quello di personaggi ancora adesso considerati malvagi.
Quelli dell’altro universo.
Prima di continuare avvisiamo che da qui in avanti saranno presenti pesanti SPOILER su Fringe.
Si ringrazia la pagina Telefilm uno stile di vita che pubblica i nostri articoli
Tutto per il redverse inizia nel 1985, un anno che definire orribile per l’altro Walter Bishop e sua moglie è dire poco.
Da quel momento in poi tutto va a rotoli.
Il microcosmo segue il macrocosmo.
La famiglia Bishop si sgretola a seguito del rapimento di Peter. I due genitori non sanno più dove cercarlo, Walter diventa un alcolista, Elizabeth viene lasciata da sola a combattere e a spiegare ciò che non riesce. Viene persino sottoposta a sedute di ipnosi per ricordare meglio.
Parallelamente incominciano a verificarsi i primi fenomeni di sfaldamento del tessuto dell’universo. Gli alberi cominciano ad avvizzire, persino la luce perde la sua forza, per non parlare di cicliche rarefazioni dell’ossigeno nell’aria.
Dall’episodio Soggetto 13 apprendiamo che la signora Bishop viene appunto sottoposta ad ipnosi.
Provate a pensarci. Date vostro figlio malato a un uomo convinte che sia vostro marito.
E invece ve lo porterà via. Per sempre.
Poco dopo torna a casa vostro marito e vi fa capire che no, non è lui che ha preso vostro figlio.
E poi arrivano accuse terribili e violente.
Walternate accusa la moglie di aver regalato il loro figlio ad un estraneo e non lo fa neanche tanto velatamente.
Tralasciando che in una situazione analoga, ma a parti invertite, talune persone si schierarono con Olivia, sì parliamo dello scambio, mentre qui parlano di povera Elizabeth (la coerenza questa sconosciuta), beh parliamo pure sempre di un uomo che ha perso il figlio.
Un uomo votato alla scienza che deve accettare che ci siano cose che sfuggono alla sua comprensione e che discende sempre più in una spirale di autodistruzione finché non arriva l’evento rivelatore che cambia tutto e che finalmente gli fa comprendere cosa è accaduto.
Quell’evento è il casuale viaggio di Olivia nell’altro universo dove lei regala ad un inconsapevole Walternate un disegno che ritrae Peter e lei.
Da qui la rinascita, l’idea di vendetta per un torto subito, la ricerca ossessiva di un mezzo per andarsi a riprendere il figlio costi quel che costi – e lo farà mettendo a repentaglio persino la sua stessa vita.
Nonostante questo l’altro dottor Bishop viene considerato solo e soltanto il cattivo.
Quante mamme e papà abbiamo visto disperati perché qualcuno ha rapito i loro figli?
Quante volte abbiamo ammirato questi genitori per il coraggio e la costanza di continuare a cercarli?
Ciò che fa Walternate è sbagliato, nessuno lo nega, i suoi sono crimini.
Non siamo qui per assolverlo.
Vorremmo che sia chiaro questo.
Con questo articolo noi desideriamo solo spiegare il punto di vista del redverse.
25 anni di attesa, ricerca, rabbia, dolore.
25 anni in cui Walternate ha visto il suo mondo andare in pezzi, giorno dopo giorno, mentre dentro di se si domandava che fine avesse fatto suo figlio.
E lo stesso si chiedeva sua moglie, quella stessa moglie che avrà la forza di perdonare il nostro Walter nella quarta stagione, durante un magnifico incontro.
“Ho fatto più di un errore. Ho distrutto gli universi. Ho chiesto un segno di perdono, ma non è arrivato. Non c’è assoluzione per me.”
“Non ci credo. Ti ho perdonato Walter, tanto tempo fa e se posso farlo io… può farlo anche Dio. Entrambi abbiamo perso i nostri figli. Non li abbiamo mai visto crescere, diventare adulti, innamorarsi, avere dei figli. Ma c’è qualcosa di entrambi in lui. In questo Peter. So che lo hai visto. E so che puoi aiutarlo Walter. Lui merita di tornare dalle persone che ama e che lo amano.”
“Ho paura”
“Ce l’ha anche lui”
Questo dialogo prova quanto Peter abbia preso da sua madre, da entrambe le sue madri. Elizabeth è un personaggio che avrebbe meritato maggior spazio.
Il matrimonio di Walter e Elizabeth andò in pezzi perché già il rapimento del proprio figlio potrebbe causare una frattura insanabile tra due coniugi, figuriamoci dopo che uno dei due, seppur involontariamente, ha consegnato il piccolo al proprio rapitore.
Quante persone sono state risucchiate nei vortici? E quante sono finite nell’ambra?
Sappiamo che Walter, il “nostro” Walter, non hai mai voluto causare dei danni.
Lui voleva salvare Peter, suo figlio e come persone dotate di sensibilità non ci sentiamo minimamente di condannare chi prova un amore così grande per il proprio figlio.
Non è in discussione questo.
Entrambe piangemmo nell’episodio della morte del “nostro” Peter e del rapimento dell’altro, davanti ad un dolore così grande, alziamo le mani e concordiamo con il creatore della serie, JJ Abrams:
“Walter è andato in un fottuto universo parallelo e si è preso la loro versione di Peter. E’ terribile ma anche bellissimo.”
Ci teniamo a dire queste cose perché non vorremmo passasse un messaggio sbagliato.
Noi amiamo tutti i personaggi di Fringe e abbiamo empatizzato sempre nei loro momenti difficili.
Cioè proprio tutti tutti no, ma l’unico che non apprezziamo ha, nella serie, la stessa utilità del ghiaccio al polo nord, quindi di fatto noi li amiamo tutti.
Come direbbe Manuel Bergugnat: Lincoln chi XD?
Tornando a noi e al redverse, nonostante la glacialità e la freddezza di Walternate durante la terza stagione vi sono dei momenti in cui traspare il suo vero io.
La sua parte più fragile e bisognosa di riavere indietro la sua famiglia.
Una scena in particolare ci ha straziato il cuore, nell’episodio di CandyMan (curiosità il “nostro” Walter chiama se stesso Candy Man in Brown Betty, puntata che spiega tutta la storia di Fringe ndr), dove Mister Secretary sfiora la foto del piccolo Peter su un ritaglio di giornale.
Un lieve gesto che mostra quanto sia grande quel dolore, quanto sia presente e vivo, quanto non potrà mai estinguersi finché non ritroverà ciò che ha perso.
E quando, poche settimane prima, finalmente riesce a ritrovare Peter, rischiando la sua stessa vita – deve trascorrere diversi giorni rinchiuso in una camera iperbarica per adattare il suo corpo al divario tra i due universi, cosa non da poco – e a convincerlo a tornare, non smette di inseguire il suo desiderio di vendetta. Vuole farla pagare a quel mondo, vuole imporre la sua volontà persino su Peter. In questo delirio rientra purtroppo lo scambio tra le due Olivia, sfruttando l’intuizione che il figlio provi qualcosa per la “nostra”, considerato come lui reagisce di fronte al suo doppio dai capelli rossi.
E qui altra nota dolente.
Pur essendo cresciuta con la madre e non avendo vissuto sulla pelle l’orrore di subire maltrattamenti da parte del patrigno, non si può dire comunque che la vita di Red Olivia Dunham sia stata facile. Ha dovuto comunque vivere in un modo in rovina. Durante la serie le sentiamo dire “ho aggiornato il mio testamento giusto ieri.” E’ la dimostrazione che davvero è tutto così effimero che potresti svegliarti la mattina, andare al lavoro e, al pomeriggio, finire rinchiuso in quarantena nell’ambra.
Alt Olivia è un soldato, membro effettivo della Fringe Division, un dipartimento gestito direttamente dal Dipartimento della Difesa, capitanato da Walter Bishop e votato alla messa in sicurezza dei luoghi colpiti dal deterioramento. E’ un compito ingrato e rischioso.
Prima di continuare vorremmo far presente una cosa.
Noi abbiamo sempre amato la storia d’amore tra Peter e Olivia. Sempre. E non abbiamo mai pensato, neanche per un secondo, che qualunque terzo incomodo, potesse distruggere la loro storia.
Peter e Olivia sono fatti per stare insieme e la faccenda dello scambio non ha mai messo in dubbio i sentimenti che provano l’uno per l’altra e hanno saputo andare oltre.
Nemmeno la nascita di Henry l’avrebbe messa in discussione, cosa che invece molti hanno temuto a torto.
Tuttavia andiamo per ordine.
Alt Liv viene mandata nell’universo blu su ordine del suo superiore, Mister Secretary, il quale l’ha messa in guardia. Le persone del blue verse sono dei mostri. E perché il segretario dovrebbe pensarla diversamente? C’è forse un motivo valido per farlo? E lo stesso vale per la rossa. Lei si fida del suo superiore. Da anni lavora per lui, salvando e proteggendo il mondo. Sa quanto quell’uomo ha sofferto. Tutti conoscono la storia del rapimento di Peter.
Arrivata over here si trova a contatto con il laboratorio dei Bishop e lì è come se le si spalancasse un mondo. Ha studiato. Si è informata. Ma studiare e informarsi è diverso, molto diverso, che viverlo sulla propria pelle.
E comincia a mettere in discussione tutto quello che aveva creduto fino a quel momento. Pensava di trovare un mondo in guerra con il suo di appartenenza e invece si accorge che la gente lì non è molto diversa dalla sua. Gente che lavora, che ha una famiglia, dei figli. L’universo dove Peter è cresciuto ha comunque i suoi problemi anche se non sono lontanamente paragonabili a quelli di over there.
Diventa sempre più difficile riuscire a ricordarsi che è lì per una missione.
E c’è una persona che glielo rende così arduo. Peter.
Che, per citare le parole del suo diario, “è diverso da ciò che mi aspettavo.”
E proprio l’innamoramento che Alt Liv ha per Peter è un’altra delle storyline originali di Fringe. Non tanto che si innamora, quanto per il perché.
Non certo perché è un bel ragazzo. Peter lo è. Inutile negarlo.
Non è questo il punto.
Durante una missione in cui ritrovano pezzi della Macchina, Alt Liv trova il coraggio di fare la domanda che le preme di più ossia se lui ha deciso quale universo scegliere.
E’ una domanda cruciale che lei rivolge al giovane Bishop con la morte nel cuore, aspettandosi di sentire una condanna netta per il suo universo. E qui lo shock.
Peter le risponde che non ha deciso. “Ci sono milioni di persone innocenti nell’altro universo, come qui, persone con il proprio lavoro, la propria famiglia, la propria vita. Io devo credere ci sia un’altra via. E qualsiasi parte io abbia in tutta questa storia… io continuo a credere che ci sia un’altra via. C’è sempre speranza, vero?”
Questa risposta entrerà nella mente della rossa, iniziando a scavare nella sua coscienza, andando sempre più a fondo.
Non è una reazione immediata la sua, no. Come per altre cose nella serie, si da il tempo allo spettatore attento di vedere cambiare i personaggi.
In principio la frase sembra toccarla, però non così a fondo.
Ci sono dei segnali contraddittori in lei. Quando viene smascherata immobilizza Peter ma poco dopo gli fa chiaramente capire di provare qualcosa per lui.
Tuttavia nel rientrare a casa sostiene che non le sia capitato nulla, benché continui a sbirciare di nascosto le foto del giovane Bishop.
Quando poi il segretario le dice di voler usare il bimbo che aspetta per riprendersi Peter lei pare davvero tentata.
La svolta vera è proprio la nascita del piccolo Henry.
Avvenuta in circostanze di fortuna, dopo essere stata rapita, è fuggita nonostante le sue condizioni, in un negozio di Chinatown assistita dal suo amico Lincoln e dal tassista Henry da cui prenderà il nome per il piccolo.
Alt Liv dimostrerà di avere una tempra degna della sua alter e questo non ci stupisce affatto.
Nel momento di maggior pericolo chiederà al suo amico di far vivere il bambino, se mai si dovesse scegliere tra lei e il piccolo, dimostrandosi una mamma degna di questo nome.
Essere sopravvissuta alla nascita del piccolo, contrariamente alle previsioni, ha cambiato le sue priorità e non appena scopre che il segretario ha azionato la Macchina e vuole distruggere l’altro universo, pur sapendo che il figlio è lì e che morirebbe anche lui, è decisa a tentare di convincere Peter a fermarlo. Dentro il suo cuore sa che se c’è una persona capace di fare una cosa così grande è proprio lui.
La rossa non ce la farà, purtroppo, non riuscirà a tornare nel blueverse.
E questo è il meno.
La nuova linea temporale, che ha più buchi di un gruviera, distruggerà tutto il percorso compiuto dalla donna, rendendola l’ombra di ciò che era e privandola del piccolo Henry, il tutto allo scopo di accontentare certe fan (?) e imbastire una storia d’amore (?) che ha la stessa vitalità e passione di due mummie al museo egizio, ma senza il fascino di queste ultime.
Siamo sicure che se il piccolo Henry non fosse stato cancellato, Peter non avrebbe abbandonato il bambino e non avrebbe lasciato la sua Olivia, trovando il modo di avere un rapporto civile con Alt Liv, che meritava di poter crescere il suo bambino e non essere ridotta a larva umana, solo perché considerata un pericolo per certe pseudo fan, a cui consigliamo caldamente di limitarsi a vedere Uomini e Donne.
Tra le cose interessanti della quarta stagione, che non è tutta da buttare, vi è la prova che Alt Liv aveva ragione: non appena Peter riesce a parlare con il padre naturale questi apre gli occhi e gli chiede di aiutarlo a rendere effettiva la pace con l’universo blu.
Chiusa la parentesi sulla rossa, vorremmo concentrarci un attimo sul resto del redverse, in particolare vi sono stati alcuni episodi che ci hanno permesso di vedere il dramma degli ambrati, persone vive, intrappolate per sempre in questa sostanza, che chiude gli strappi nella trama del tessuto spazio temporale.
Quello che le famiglie rimaste non sanno è che le persone intrappolate sono ancora vive. Il Segretario Bishop, in un gesto che noi abbiamo trovato di immensa pietà e compassione nel senso originario del termine, mente dicendo che sono morte. Ancora una dimostrazione di come la divisione tra buoni e cattivi in Fringe non serve anzi è deleteria.
L’universo rosso è un mondo in rovina, devastato, dove ogni giorno si può finire in quarantena per sempre.
Un altro personaggio che capisce e comprende non poco il dolore del suo superiore è Alt Broyles. Egli ha visto rapire suo figlio, per diversi mesi, dal famoso Candy Man di cui sopra.
E questo Candy Man ha distrutto letteralmente suo figlio, lo ha ridutto quasi una larva, anche se il suo cervello è rimasto intatto.
Non è sicuramente un caso che Walter chiami se stesso Candy Man in Brown Betty.
Broyles vive per anni vedendo suo figlio cieco e con difficoltà motorie.
Non sa cosa fare.
Si aggrappa a qualunque cosa e quel qualunque cosa sarà la nostra Olivia, che tirando fuori il suo lato empatico, saprà aprire il cuore del piccolo Christopher, che considera la rossa una sua eroina.
Il bambino finalmente parla, raccontando la sua tragedia e permettendo così alla nostra Olivia di salvare altri bimbi da una fine simile alla sua.
Sarà proprio questo che spingerà Alt Broyles a riconsiderare tutto.
E a morire per un universo che neanche conosce:
“Se quello che mi dici è vero debbo arrendermi alla speranza. Fa che ne sia falsa la pena.” dice all’agente Dunham prima di andare a sacrificarsi.
E dobbiamo dire che la nuova timeline, per fortuna, non ha distrutto la versione alternativa di Broyles, dandogli dei motivi altrettanto validi per fare la cosa giusta, anche se dopo mille tentennamenti.
La cosa più triste è che ancora adesso talune persone considerano questo universo e le sue persone i cattivi.
Da tempo circolano poster con la scritta: “e tu quale universi sceglieresti?” che ci lasciano quantomeno perplesse.
Non c’è una scelta da compiere.
Non è una partita di calcio in cui si tifa per la propria squadra del cuore.
Non ci sono cattivi contro buoni.
Ci sono due mondi in guerra ognuno con le loro ragioni.
E per fortuna di quei mondi qualcuno ha saputo davvero trovare “another way” per salvare entrambi e portare la pace.
Ci piacerebbe che potesse accadere lo stesso per il nostro mondo malato.
Articolo redatto da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli.