Non posso definirmi un’esperta di musica, l’ho sempre seguita da appassionata quindi in questo articolo non leggerete niente di professionale.
Ho iniziato a sentire i Cranberries oltre venti anni fa, avevo 19 anni, la prima canzone ascoltata era la rabbiosa e cerebrale “Zombie”.
Di primo acchito mi mise un’angoscia pazzesca, una malinconia talmente forte che per diverso tempo non la ascoltai più anche perché legata a vicende mie personale.
Ci riprovai diverso tempo dopo e fu amore, un amore fortissimo perché quella canzone, se ascoltata bene, aveva la forza di buttare fuori tutta la mia rabbia e tutto il mio dolore.
Sono cresciuta con Dolores e la sua forza.
La forza selvaggia, tenera e vibrante dell’Irlanda.
Era impossibile non amarla.
Almeno per me.
Era solare, dolce, tenebrosa e un po’ magica, come solo i veri artisti sanno essere.
La sua “Just my imagination” mi travolse il cuore, letteralmente, perché in qualche modo sentivo che l’immaginazione sarebbe stata parte del mio lavoro e della mia vita, io divisa tra razionalità e sogno, tra paura e voglia di volare.
In quel video, in quelle parole e in quella musica potevo viaggiare lontano, vedere altro, sognare altro, vivere altro.
Quando arrivai in Irlanda, ormai 18 anni fa, e scoprì quella terra verde e unica, la legai indissolubilmente a Dolores e ai Cranberries, perché in lei lei rivedevo loro e viceversa, in un gioco di specchi unico e infinito.
Mi piaceva la sua follia, la sua voglia di improvvisare, di essere legata al passato e il suo sguardo verso il domani, sempre ragazza, sempre donna.
Famosa perché cantava con il cuore e con la mente, con la passione e il cervello, zero gossip sulla sua vita privata, che aveva saputo tenere lontana dagli sguardi feroci della stampa pettegola.
Mora naturale, dal taglio corto, una mora travolgente, bionda per sperimentare e poi di nuovo mora con i capelli lunghi mentre canta con Zucchero e svariati artisti nostrani e stranieri e con i suoi amici di sempre.
Lontana e vicina, come l’Irlanda, in cui, è impossibile, non rivedere qualcosa di molto vicino a alla nostra Italia, sia in senso cattivo che in senso buono.
Ho amato l’Irlanda e mi manca e se la amo è anche merito di Dolores, che vivrà per sempre tra le sue note, la sua immaginazione, i suoi zombie malinconici e rabbiosi, la sua forza, la sua voce unica e melodiosa.
Non sei morta Dolores, sei volata via, in un mondo lontano, ovunque la tua immaginazione ti porterà.
Buon viaggio.