PREMESSA
Il 18 Febbraio 2021 centinaia di milioni di persone in tutto il mondo hanno assistito in diretta all’atterraggio su Marte del rover Perseverance.
Molti si sono collegati ore prima del momento previsto per il contatto e hanno continuato a seguire gli eventi per molto tempo dopo l’avvenuto atterraggio, fatto che diventa ancora più notevole se si pensa che, a differenza ad esempio delle dirette dei lanci di missili da terra (cui SpaceX ci ha abituati), in questo caso c’era ben poco “da vedere”: non essendovi telecamere in orbita marziana o sulla superficie del pianeta stesso non c’era modo di osservare direttamente la discesa del rover dall’orbita marziana alla discesa, tutto quel che la diretta mostrava era un’animazione che avanzava sulla base dei dati telemetrici ricevuti dalla sonda.
Dati che, oltretutto, arrivavano sulla Terra con un ritardo di 12 minuti (il tempo che un impulso elettromagnetico impiega a coprire la distanza tra Marte e Terra in quel particolare momento).
Facendo un paragone sportivo, è un po’ come assistere ad una gara di MotoGP sentendola descrivere e con un ritardo di un paio di giri sugli eventi.
Eppure, come detto, molte persone sono rimaste a lungo collegate, spesso commentando con entusiasmo la diretta e venendo infine ricompensate dalle prime immagini, in bassa definizione, trasmesse dal rover.
Tanto interesse per un evento così poco ‘fruibile’ denota senz’altro una grande rilevanza culturale.
E dato che qui ci si occupa di cultura a 360°, ecco un piccolo e modesto approfondimento su Perseverance e l’esplorazione di Marte.
IL PIANETA ROSSO NELL’IMMAGINARIO
Marte ha sempre avuto posto nell’immaginario umano.
Del resto era chiaro che quell’oggetto rosso, tanto evidente nel cielo in certe stagioni, doveva essere diverso dagli altri puntini luminosi.
Nel corso delle ere e delle culture Marte fu associato a divinità e potenze sovrannaturali e di tanto in tanto scrittori e filosofi quali ad esempio Athanasius Kircher ipotizzarono “contatti” di qualche tipo con il pianeta rosso.
A stimolare l’interesse pubblico per il pianeta fu un evento astronomico particolare ovvero la Grande Opposizione del 1877 durante la quale Marte fu più luminoso e facile da osservare del consueto.
Difatti notiamo come le prime storie note in cui dei terrestri esplorano Marte risalgano al 1880, con “Across the Zodiac” di Percy Greg, cui segue nel 1889 “Uranie” di Camille Flammarion.
Nel 1893 l’astronomo italiano Schiaparelli descrivendo le sue osservazioni della superficie marziana raccolte durante la Grande Opposizione scrisse di aver osservato una vasta rete di “canali”; l’opinione pubblica a quel punto si convinse1 che sul pianeta gemello della Terra non soltanto ci fosse vita, ma intere ed operose civiltà forse perfino più avanzate di quelle terrestri e la creatività degli scrittori si sbizzarrì.
Nel 1898 ad esempio H.G. Wells pubblicò “La guerra dei mondi” in cui raccontava l’invasione della Terra da parte dei Marziani; nel 1905 E.L. Arnold pubblicò “Gullivar of Mars”, storia dell’ufficiale di Marina Gullivar Jones che viaggia fino a Marte su un tappeto magico ed esplora le civiltà che vi abitano.
Nel 1912 fu Edgar Rice Burroughs ad inagurare con “A Princess of Mars” la sua celebre saga di Barsoom (nome che gli immaginari abitanti di Marte danno al pianeta) in cui il Capitano John Carter, ufficiale di cavalleria della Virginia, si trova misteriosamente trasportato su Marte, tra antiche e fiere civiltà, strani e pericolosi animali e bellissime principesse.
Nel 1930 in “Last and First Men” Olaf Stapledon descrive un rovinoso conflitto tra gli antichi Marziani, che hanno consumato le risorse del proprio mondo, ed i Terrestri del remoto futuro.
Nel 1938 Clive Staples Lewis racconta invece un atipico viaggio su Marte in “Out of the Silent Planet”.
A partire dagli anni ’30 comincia poi ad apparire il genere narrativo della colonizzazione di Marte; ricordiamo ad esempio “Martian Chronicles” di Bradbury, “Sands of Mars” di Clarke.
Ci sarebbero molti altri esempi ancora, ma credo sia chiaro il fascino che Marte esercita da sempre sull’immaginazione umana.
La narrativa su Marte ebbe un brusco punto di svolta nel 1965, come vedremo tra poco.
1: A favorire questa convinzione ci fu un equivoco linguistico. Nel tradurre in Inglese le osservazioni di Schiaparelli la parola “Canali” fu tradotta non in “Channels”, che indica canali di ogni tipo, ma in “Canals” ovvero canali artificiali.
LE PRIME ESPLORAZIONI DI MARTE: LE SONDE MARINER, MARS E VIKING
Nel 1962 la NASA, fondata 4 anni prima su impulso del Presidente Dwight D. Eisenhower per unificare i programmi di esplorazione spaziale statunitensi (fino a quel momento le ricerche sui velivoli spaziali erano state gestite separatamente dall’Esercito degli Stati Uniti, dall’Aeronautica, dalla Marina e dall’agenzia federale NACA), iniziò un programma per l’esplorazione dei pianeti del Sistema Solare mediante passaggi ravvicinati di sonde automatizzate.
Il programma fu chiamato “Mariner” e furono previste dieci missioni.
Mariner 1 e 2 furono dedicate all’esplorazione di Venere, mentre Mariner 3 e 4 furono destinate a Marte. Mariner 3 ebbe un problema durante il lancio e andò perduta, mentre Mariner 4 fu lanciata con successo il 28 Novembre 1964.
Dopo un volo orbitale di vari mesi la sonda intersecò l’orbita marziana il 14 Luglio 1965 effettuando un passaggio ravvicinato sul pianeta e trasmettendo le prime foto dettagliate di altri pianeti mai realizzate nella storia:
Le immagini trasmesse da Mariner 4 sfatarono molti dei miti che circolavano sul Pianeta Rosso mostrandoci un pianeta desertico e desolato, privo di qualsiasi forma di vegetazione.
Anche dei “canali” marziani non si vedeva traccia.
Gli strumenti di Mariner 4 rilevarono un’atmosfera sottile e tenue.
Le osservazioni di Mariner 4 furono confermate dalle successive missioni Mariner 6 e 7:
Due sonde gemelle che sorvolarono la zona equatoriale e l’emisfero sud di Marte scattando e trasmettendo centinaia di immagini.
Dopo la perdita di Mariner 8 durante il lancio, il 30 Maggio 1971 fu il turno di Mariner 9:
Mariner 9 era progettata per entrare in orbita attorno a Marte e rimanervi per vari mesi trasmettendo sulla Terra fotografie e dati. Raggiunse Marte il 14 Novembre 1971 e si inserì in orbita, il primo veicolo costruito dall’uomo ad orbitare attorno a un altro pianeta. Le prime osservazioni trasmesse portarono una grossa sorpresa: su Marte era in corso una gigantesca tempesta che aveva sollevato una nube di polvere tanto vasta da coprire quasi tutta la superficie del pianeta, rendendo le osservazioni impossibili – tanto che la sonda dovette essere riprogrammata dalla Terra per iniziare riprese e misurazioni due mesi dopo il previsto, quando la polvere si era quasi del tutto posata. Le riprese fatte dal Mariner 9 permisero di tracciare la mappa di oltre l’80% della superficie marziana e portarono tra le altre cose alla scoperta di vulcani e canyon nell’emisfero nord.
Poco dopo il proprio arrivo in orbita Mariner 9 fu raggiunta da due sonde sovietiche, Mars 2 e 3:
L’URSS aveva iniziato il proprio programma di esplorazione di Marte nel 1960.
Fino a quel momento erano stati tentati i lanci di 4 sonde (Mars 1M nel 1960, Mars 2MV nel 1962, Mars 2M 521 e 522 nel 1969), andate tutte perdute per guasti o incidenti senza riuscire a completare le proprie missioni.
Le sonde note come Mars 2 e 3 facevano parte della serie di veicoli Mars 4M ed erano decisamente un progetto ambizioso.
Oltre a un modulo orbitale simile a Mariner 9 ogni sonda comprendeva un lander o modulo di atterraggio (il cono visibile in alto nella foto) che doveva sganciarsi dalla sonda all’arrivo e scendere sulla superficie con l’ausilio di paracadute, trasmettendo poi dati sulla Terra attraverso il modulo orbitale.
Ogni modulo di atterraggio era dotato di un piccolo rover di una ventina di centimetri di lunghezza, progettato per sondare il suolo attorno al modulo di atterraggio:
Gli ingegneri Sovietici non avevano purtroppo previsto la necessità di modificare il programma delle sonde dopo il lancio e non poterono quindi reagire alla presenza della tempesta di sabbia.
Mars 2, lanciata il 19 Maggio 1971, arrivò nell’orbita marziana il 27 Novembre 1971.
Il modulo di atterraggio si sganciò come previsto ed entrò in atmosfera ma non riuscì a rallentare, forse per un’ errata angolazione di approccio, e si schiantò al suolo diventando il primo veicolo umano a toccare la superficie di un altro pianeta.
Il lander aveva a bordo una bandiera dell’Unione Sovietica.
Mars 3, lanciata il 28 Maggio 1971, arrivò nell’orbita marziana il 2 Dicembre 1971.
Il modulo di atterraggio riuscì a dispiegare i paracadute e rallentare quanto bastava da posarsi sulla superficie di Marte ed attivarsi.
Tuttavia le trasmissioni si interruppero dopo una ventina di secondi, forse per effetto della tempesta di sabbia in corso, e non furono più ristabilite.
Le due sonde Sovietiche rimasero vari mesi in orbita ma, non potendo modificare il proprio programma automatico, molte delle loro osservazioni furono offuscate dalla tempesta di sabbia.
I rilevamenti delle sonde Sovietiche furono in ogni caso utili per comprendere meglio il campo elettromagnetico marziano.
Il programma di esplorazione marziana sovietico continuò fino alla fine degli anni ‘70 con successo marginale.
Le ultime due sonde previste avrebbero dovuto depositare sulla superficie dei rover autonomi e rispedire sulla Terra dei campioni di suolo ma dopo una serie di fallimenti nei test le missioni furono annullate.
Il programma di esplorazione americano invece andò avanti.
Dopo la fine della serie Mariner, la cui ultima missione prevista (Mariner Jupiter-Saturn) fu ridesignata come prima missione Voyager, fu avviato il progetto Viking.
Le due sonde Viking, sostanzialmente identiche, avevano un design non dissimile dalle precedenti sonde sovietiche Mars 2 e 3 con una sonda orbitale ed un modulo di atterraggio.
Viking 1 fu lanciata il 20 Agosto 1975 e arrivò nell’orbita di Marte nel Giugno del 1796.
Viking 2 fu lanciata il 9 Settembre 1975 e giunse nell’orbita di Marte nell’Agosto del 1976.
I moduli di atterraggio di entrambe le sonde atterrarono con successo su Marte, trasmettendo le prime immagini mai scattate sulla superficie di un altro pianeta.
Le due sonde e i relativi moduli di atterraggio rimasero attivi e operativi per diversi anni trasmettendo una ingente mole di dati e immagini da Marte.
Con la disattivazione delle sonde Viking nel 1982 iniziò una pausa di alcuni anni nell’esplorazione marziana da parte della NASA. l’URSS mandò altre due sonde verso Marte (Phobos 1 e 2) con scarso successo.
INTERLUDIO: MARTE NELLA NARRATIVA DOPO LE SONDE MARINER
Con l’inizio dell’esplorazione di Marte ogni ipotesi di civiltà marziane, umanoidi o meno, fu spazzata via.
Ciò naturalmente non rimosse Marte dall’immaginario.
Semplicemente, Marte da luogo di civiltà da scoprire divenne nuova frontiera per l’esplorazione e la colonizzazione umana.
Tra le tante opere che includono questo tema ricordo ad esempio “Man Plus” di Frederick Pohl, che racconta della costruzione di un sofisticato cyborg capace di vivere sulla superficie di Marte; la trilogia marziana di Kim Stanley Robinson, che narra della progressiva terraformazione di Marte nell’arco di varie generazioni; i romanzi della serie “The Expanse” di James Corey o “The Martian” di Andy Weir.
Anche Alan Moore e Dave Gibbon nella graphic novel “Watchmen” ci mostrano uno dei protagonisti, l’essere quasi divino noto come Dr. Manhattan, ‘ritirarsi’ su Marte per isolarsi dall’umanità.2
2: Sempre Alan Moore, questa volta con Kevin O’Neill, nel secondo volume della graphic novel “League of extraordinary Gentlemen” ci mostra invece una versione di Marte in cui le civiltà incontrate da John Carter e Gullivar Jones coesistono con i popoli immaginati da Clive Staples Lewis e combattono gli alieni del romanzo di Wells, qui immaginati come invasori extradimensionali. Decisamente l’estroso autore britannico non è indifferente al fascino di Marte.
PATHFINDER E IL MARS EXPLORATION PROGRAM
All’inizio degli anni ‘90 la situazione alla NASA era tutt’altro che florida.
Con la fine (o almeno così sembrava allora) della Guerra Fredda gli stanziamenti per la difesa furono drasticamente ridotti.
Ne fece le spese anche la NASA che riceveva molti fondi per programmi spaziali di interesse militare (lo stesso Space Shuttle nasceva da una specifica militare per un “muletto” capace di trasportare carichi pesanti in orbita bassa) e che vide il proprio budget pesantemente ridotto.
Molti programmi spaziali in corso dovettero essere modificati per ridurre i costi.
Questo, come vedremo, causò molte difficoltà.
Nel 1992 fu lanciata la sonda Mars Observer.
Era un progetto iniziato nel 1984 per una sonda che doveva inserirsi in orbita bassa attorno a Marte e monitorarne il clima e la magnetosfera, con un programma di osservazioni a lunghissimo termine.
Il lancio originariamente previsto per il 1990 fu rinviato in seguito al disastro dello Space Shuttle Challenger, che esplose al decollo con la morte dell’intero equipaggio.
Quando il lavoro su Observer riprese il budget della missione era stato ridotto; per rispettare i vincoli di costo fu necessario eliminare alcuni strumenti e riadattare molti componenti da altri impieghi.
In particolare il propulsore di manovra della sonda venne costruito a partire da un’unità progettata per satelliti utilizzati in orbita terrestre.
Il 21 agosto 1993, tre giorni prima dell’inserimento in orbita marziana, le comunicazioni con la sonda furono perse e mai più ristabilite, tanto che ad oggi è ignoto dove la sonda sia finita.
L’inchiesta successiva concluse che il propulsore, che non era progettato per rimanere inattivo per molti mesi prima dell’accensione, aveva avuto un’avaria al circuito di alimentazione con perdita di carburante che a sua volta aveva causato la perdita di controllo della sonda.
In seguito al disastro di Mars Observer la NASA decise di rivedere il proprio approccio alle missioni marziane. Fu quindi inaugurato il Mars Exploration Program (MEP), una serie di missioni di lungo termine con obiettivi via via più ambiziosi.
Il 7 novembre 1996 fu lanciata la prima missione del MEP, Mars Global Surveyor (MGS).
MGS fu pesantemente modificata in corso d’opera per compensare la perdita di Mars Observer e beneficiò delle lezioni apprese dal fallimento precedente.
Il suo scopo era di mappare ancor più in dettaglio determinate aree di Marte con l’obiettivo di identificare siti idonei a far atterrare nuove sonde e di cercare tracce della presenza di acqua, nel presente o in epoche passate.
MGS fu anche il primo veicolo a sperimentare la tecnica di aerofrenata su Marte (ovvero far passare il veicolo negli strati superiori dell’atmosfera marziana così da rallentarlo per attrito; questa tecnica era stata sperimentata in alcune missioni su Venere ma mai su Marte).
MGS arrivò in orbita attorno a Marte l’11 Settembre 1997.
La missione prevedeva che MGS funzionasse fino al 2001, ma di fatto rimase attivo fino al 2006, quando un problema software ne causò la disattivazione.
In questi anni di attività MGS diede supporto alle missioni successive, facendo da ponte radio e fotografando i rover atterrati, il primo dei quali era già sul posto.
Il 4 Dicembre 1996 era infatti stata lanciata Mars Pathfinder, missione destinata a fare la Storia.
Pathfinder era infatti una missione pionieristica sotto molti aspetti.
Sviluppata in soli tre anni e con un budget ridotto (l’intera missione costò, tenendo conto dell’inflazione, un quindicesimo di una missione Viking), Pathfinder prevedeva l’atterraggio di un modulo permanente dotato di strumenti per l’analisi del suolo, con al proprio interno un piccolo rover semi autonomo chiamato Sojourner.
Sojourner, pesante circa 12 kg, era munito di pannelli solari e di una CPU interna ed era progettato per essere il primo rover ruotato ad operare su un altro pianeta, nonché il primo rover autonomo (non direttamente collegato al proprio modulo di atterraggio) capace di ‘vedere’ ed evitare automaticamente gli ostacoli davanti a sé.
Il 4 Luglio 1997 Pathfinder scese nell’atmosfera marziana, rallentandosi con dei paracadute e ammortizzando il proprio impatto al suolo con un innovativo sistema di Air-Bag, di cui qui vediamo un test:
Il giorno dopo, 5 Luglio 1997, la rampa di discesa di Pathfinder fu dispiegata e Sojourner scese sul suolo marziano.
Le foto del piccolo rover in movimento sulla superficie marziana fanno il giro del mondo.
Il rover, che ha una durata prevista di una settimana, resterà in realtà operativo fino a Settembre.
Il successo della missione Pathfinder riporta di colpo l’interesse del pubblico sull’ esplorazione marziana.
Sul rover Sojourner vengono realizzati poster, quadri e giocattoli.
Inoltre la missione dimostra che è possibile esplorare Marte con un approccio economicamente efficiente (“Faster, better, cheaper”).
Il programma MEP si mette in marcia.
Le due missioni successive, iniziate prima dell’avvio del MEP e basate ancora su un vecchio approccio, non hanno successo.
Mars Climate Orbiter è una missione che ha lo scopo di fare osservazioni dettagliate sul clima marziano lanciata l’11 Dicembre 1998; un difetto progettuale (uno dei sistemi di bordo trasmette dati in unità di misura anglosassoni, mentre gli altri sistemi operano con unità di misura internazionali) fa sì che la sonda tenti di inserirsi in un’orbita troppo bassa, causandone la distruzione.
Anche la missione congiunta, Mars Polar Lander, va perduta al momento dell’atterraggio su Marte per un difetto nel software.
Questi due fallimenti rallentano il programma MEP ma non lo arrestano.
Il 7 Aprile 2001 viene lanciato Mars Odissey:
Mars Odissey porta una serie di strumenti destinati ad analizzare dall’orbita il suolo marziano e misurare le radiazioni presenti nell’alta atmosfera, in modo da quantificare il rischio per la salute di futuri esploratori umani.
Il 24 Ottobre 2001 Mars Odissey entra in orbita marziana e comincia a trasmettere i suoi dati. I rilevamenti di Mars Odissey confermano la presenza di depositi di ghiaccio poco sotto la superficie marziana.
Odissey fa anche da ponte radio per le missioni successive.
Mars Odissey è tuttora in orbita e funzionante; si prevede continuerà la propria missione fino almeno al 2025.
Un paio d’anni dopo è il turno di Mars Express, missione congiunta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dell’agenzia Russa Roscosmos.
Mars Express comprende una sonda orbitale e un lander chiamato Beagle 2.
Il lander scende sul pianeta ma non si attiva a causa di un guasto ai pannelli solari; la sonda invece rimane in orbita e conferma la presenza di acqua al Polo Sud marziano.
Il programma MEP prosegue con le missioni Mars Exploration Rovers (MER).
Sojourner ha mostrato che i rover semiautonomi sono efficienti ed efficaci quindi si prosegue su questa linea.
Le due missioni MER-A e MER-B comprendono due rover gemelli chiamati Spirit ed Opportunity, destinati ad atterrare in zone diverse di Marte ed esplorare a raggio più lungo.
Spirit ed Opportunity pesano circa 10 volte Sojourner, montano più strumenti ed hanno maggiore autonomia.
Qui vediamo un raffronto tra Sojourner e Spirit:
MER-A e MER-B vengono lanciati rispettivamente il 10 Giugno 2003 e il 7 Luglio 2003, giungendo su Marte nel Gennaio del 2004.
Come per Pathfinder e Sojourner viene usato un sistema ad air-bag per proteggere i rover durante l’atterraggio.
L’interesse mediatico è anche più alto di quello registrato per Sojourner.
Internet si è ormai diffuso nel mondo e molta gente si collega quotidianamente sul sito della NASA per avere notizie e guardare le immagini appena trasmesse da Marte dai due rover che, lasciati i moduli di atterraggio, si spostano lentamente (la loro velocità massima è di 200 metri l’ora) sulla superficie marziana.
Spirit ed Opportunity sono stati progettati per operare 90 giorni ciascuno, ma dureranno molto più di così.
Spirit, infatti, continua ad operare fino al 2010 percorrendo quasi 8 km.
La NASA inizia a diffondere le immagini più suggestive trasmesse da Spirit, talvolta con commenti o note.
Ecco ad esempio la Terra vista da Marte:
o il tramonto marziano:
Spirit manda l’ultima comunicazione il 22 Marzo 2010.
Opportunity invece continua la propria missione, favorito anche da un terreno più agevole di quello incontrato dal gemello.
Percorre oltre 45 km diventando il veicolo prodotto dall’uomo ad aver percorso la maggiore distanza fuori dalla Terra (il record precedente, di 39 km, apparteneva al rover sovietico Lunokod 2).
Le immagini e i dati inviati sono innumerevoli, troppi per darne conto. Ne vediamo solo un paio:
Il 10 Giugno 2018 Opportunity invia la propria ultima trasmissione: una serie di segnali codificati che indicano bassa carica della batteria interna e alta opacità dell’atmosfera.
Il giornalista Jacob Margolis traduce poeticamente i codici nella frase “My battery is low and it’s getting dark” (“La mia batteria è scarica e si sta facendo buio”).
La risonanza mondiale di queste semplici parole è immensa, ispirando opere d’arte e tributi all’esplorazione marziana.
Mentre Opportunity esplora la superficie marziana il programma MEP prosegue.
Il 26 Novembre 2011 viene lanciato il Mars Science Laboratory (MSL) che trasporta su Marte un nuovo rover chiamato Curiosity.
Grande come un’automobile media e pesante 900 kg, Curiosity presenta una nuova sfida: far atterrare un oggetto tanto ingombrante intatto, su un altro pianeta e senza la possibilità di guidarlo in tempo reale.
Il sistema di air-bag usato per le missioni precedenti non è sufficiente, far posare direttamente il modulo di atterraggio al suolo alzerebbe una nuvola di polvere che potrebbe danneggiare gli strumenti del rover.
Dopo aver esaminato diverse soluzioni, la NASA decide di tentare qualcosa di mai sperimentato prima: la gru aerea o Sky-Crane.
Il 6 Agosto 2012 il modulo di atterraggio del MSL entra nell’atmosfera marziana, rallenta per attrito con l’atmosfera e dispiega i propri paracadute.
A qualche decina di metri dal suolo marziano il guscio del modulo di atterraggio si separa dalla gru aerea e vengono attivati i propulsori di sostentamento; la gru aerea cala il rover con un argano fino alla superficie.
Tutta la spettacolare sequenza è gestita automaticamente dal veicolo, senza alcun intervento dalla Terra.
Dopo che il rover ha verificato di aver toccato terra con tutte le ruote delle cariche esplosive separano i cavi dal rover e la gru aerea si allontana, andando a posarsi al suolo a qualche centinaio di metri di distanza.
L’atterraggio del rover è uno dei primi eventi di questo tipo ad essere trasmesso in diretta streaming; il pubblico familiarizza con i “Sette minuti di terrore”, il tempo impiegato dai veicoli spaziali a entrare nell’atmosfera marziana e scendere sulla superficie.
La diretta ha un successo immenso e le conseguenze in termini anche solo di immagine e interesse sono enormi.
Curiosity porta con sé una dozzina tra sensori ottici di vario tipo e strumentazione scientifica ed è stato concepito per compiere diversi esperimenti e ricerche in campo biologico, geologico ed atmosferico.
Curiosity, ad oggi, ha percorso quasi 25 km ed è a un terzo circa della propria vita programmata.
Dopo Curiosity vengono lanciati altre missioni prive di rover.
Il 24 Settembre 2014 la prima missione marziana lanciata dall’India raggiunge l’orbita di Marte.
E’ la sonda Mangalyaan, detta anche Mars Orbiter Mission, ed è un dimostratore tecnologico per future missioni con alcuni strumenti per lo studio dell’alta atmosfera marziana.
InSight, missione della NASA, si è posata sul suolo marziano il 5 Maggio 2018, per studiare a mezzo di sismografi ad alta sensibilità l’attività geologica profonda di Marte e verificare alcune teorie circa la formazione dei pianeti interni del Sistema Solare.
Il 9 febbraio 2021 giunge in orbita marziana la sonda Hope Mars, missione finanziata dagli Emirati Arabi Uniti per studiare clima e atmosfera di Marte.
Il giorno dopo è il turno della sonda Tianwen-1, prima missione Cinese su Marte. Tianwen-1 comprende un lander e un rover, di dimensioni simili a Spirit ed Opportunity, il cui atterraggio è previsto nel Luglio 2021.
Nel frattempo la sonda orbitale sta raccogliendo dati sull’atmosfera e il campo magnetico di Marte.
Pochi giorni dopo però è una nuova missione della NASA a calamitare l’attenzione mondiale.
MARS 2020 E PERSEVERANCE
Il 30 Luglio 2020 viene lanciata la missione Mars 2020 che porta su Marte il rover Perseverance.
La tecnica della Sky-Crane che ha funzionato bene per Curiosity viene riutilizzata anche per la nuova missione.
Perseverance si basa sul progetto di Curiosity ma con diverse modifiche e miglioramenti.
Pesa oltre un quintale in più del predecessore, ha un nuovo sistema di ruote e sospensioni per aumentarne la durata ed oltre ai pannelli solari è alimentato da un generatore a radioisotopi che dovrebbe dargli autonomia molto più lunga.
Oltre alla raccolta di dati e immagini da trasmettere sulla Terra, focalizzata sulla ricerca di acqua e di segni di vita passata o presente, Perseverance ha altri obiettivi di lungo termine.
La NASA infatti nel tempo intercorso tra Curiosity e Perseverance ha iniziato a progettare una missione con equipaggio umano su Marte e Perseverance è il primo passo in questa direzione.
Il rover è munito di una sonda a trivella che raccoglierà campioni di suolo, stivandoli in un contenitore sigillato che sarà recuperato e riportato sulla Terra da una futura missione, prevista indicativamente per il 2031.
Un altro scopo di Perseverance è di collaudare il MOXIE (Mars Oxygen In-Situ Resource Utilizator Experiment), un apparato per generare ossigeno dall’anidride carbonica presente su Marte; questo apparato, se l’esperimento avrà successo, potrebbe permettere ai futuri astronauti di generare sul posto ossigeno liquido da usare sia per l’esplorazione sia come comburente per il viaggio di ritorno.
Perseverance porta con sé anche un’altra novità: il drone ausiliario Ingenuity.
Ingenuity è un piccolo elicottero pesante poco meno di 2 kg e alimentato a energia solare.
Tra qualche settimana inizierà una serie di voli di prova per sperimentare l’efficacia e l’utilità di piccoli elicotteri nell’esplorazione di Marte.
Se l’esperimento funzionerà come previsto, le missioni successive porteranno droni più avanzati e complessi che accelereranno enormemente l’esplorazione.
Siamo quindi arrivati al principio di questa storia.
Il 18 Febbraio 2021 il mondo dimentica per un pochino la pandemia in corso e segue ansiosamente l’arrivo del rover nell’atmosfera marziana.
Dopo lunghi minuti di attesa, da Perseverance arriva la prima immagine.
E’ piccola, a bassa definizione, presa da una delle camere ausiliarie (la prima ad essere attivata) ma mostra inequivocabilmente il rover al sicuro sulla superficie.
Nelle ore e giorni successivi altre immagini e dati iniziano ad affluire.
Naturalmente oggi come oggi non può non esserci un sito internet ufficiale della missione, dove trovare le ultime immagini trasmesse nonché gli aggiornamenti sull’andamento della missione. E infatti c’è:
Pagina ufficiale della missione Mars 2020
Perseverance è ancora ai primi passi della propria missione, ma già si guarda al futuro.
I PROSSIMI PASSI
L’esplorazione di Marte sembra ormai aver preso velocità e vi sono già diverse missioni in programma.
Nel 2022 dovrebbe essere la volta di una nuova missione congiunta di ESA e Roscosmos che prevede la posa di un rover sulla superficie.
Altre missioni sono in progettazione.
E’ però ancora la NASA a far la parte del leone nei progetti di futura esplorazione.
Nel 2015 infatti è stato presentato un piano a lungo termine chiamato “Journey to Mars” (“Viaggio su Marte”), articolato su più fasi, che prevede esplorazione umana di Marte e, se possibile, la costruzione di un avamposto permanente.
Il progetto viene considerato già in corso (Perseverance, come detto, sta sperimentando tecnologie che saranno utilizzate per le fasi successive) e prevede, tra l’altro, nuove missioni sulla Luna (programma Artemis) per sperimentare tecnologie e installare sistemi di supporto alle missioni su Marte.
Una enorme novità è però emersa negli ultimi anni: per la prima volta a promuovere l’esplorazione spaziale non sono più solo Stati e governi ma aziende private.
La società SpaceX, gestita dall’estroso e controverso Elon Musk, sta infatti sviluppando e testando un veicolo spaziale chiamato Starship che, nelle intenzioni, sarà in grado di trasportare regolarmente persone tra la Terra e Marte.
I primi collaudi della Starship hanno avuto parziale successo, anche se appare chiaro che molto lavoro resta da fare.
Benché l’obiettivo annunciato di una spedizione umana verso Marte nel 2024 appaia troppo ambizioso, SpaceX sta chiaramente facendo rapidi progressi.
Il loro lavoro andrà seguito con attenzione.