Lo staff di Over There ha deciso di omaggiare le donne nel cinema, scegliendo le proprie predilette, con molta fatica perché l’elenco sarebbe infinito.
Grazie al critico cinematografico Armando LoStaglio per aver fornito l’idea.
Ecco qui un mio brevissimo, personale e sicuramente incompleto elenco di personaggi femminili nella storia del cinema che mi sono rimasti nel cuore.
Lady Eboshi di “Principessa Mononoke (Mononoke Hime)” di Hayao Miyazaki.
Lady Eboshi, Signora della Città del Ferro, è la “Cattiva” o meglio antagonista di “Mononoke Hime” ed è una donna decisa, financo spietata e pronta a tutto per raggiungere i propri obiettivi.
Come per molti ‘cattivi’ ben riusciti il suo passato è vago, solo accennato – intuiamo che sia una stata una “dama di compagnia” di qualche potente Daimyo, ma come si sia liberata e come abbia acquisito tanto potere resta un mistero.
Lady Eboshi è nemica degli spiriti della natura che abitano la grande foresta ai margini della quale sorge la sua città, ma al tempo stesso è estremamente leale e protettiva con la sua gente; si aspetta che tutti, uomini e donne (molte di queste ultime ex-schiave, prostitute o ripudiate che lei ha riscattato e liberato) senza distinzione, aiutino la città a sopravvivere secondo le proprie capacità ed è lei per prima a lavorare instancabilmente senza mai risparmiarsi e rischiando spesso in prima persona;
si preoccupa della sorte di ognuno dei propri seguaci, cura con le proprie mani le piaghe dei lebbrosi che ha salvato e preso con sé.
E’ astuta e manipolatrice – deve esserlo, circondata com’è dai feudi di Daimyo avidi e spietati – ma anche onesta e diretta; mantiene sempre la parola data.
Estremamente equanime, non serba mai rancore verso nessuno e accetta le conseguenze delle proprie azioni. In tutto e per tutto quindi un personaggio degno di ammirazione che, non fosse schierato dalla parte opposta a quella dei protagonisti e narratori, probabilmente troveremmo eroico.
Ellen Ripley (Sigourney Weaver) di “Alien” e “Alien – Scontro Finale (Aliens)” di Ridley Scott.
All’inizio del primo film la conosciamo come ufficiale navale esperto, determinato ed efficiente, da lì evolve in combattente piena di risorse, spaventata (e giustamente) dal suo avversario cacciatore alieno (che, ricordiamolo, è essenzialmente un’arma vivente inarrestabile ogni aspetto della cui fisiologia è plasmato dall’evoluzione per cacciare e uccidere la sua preda) ma che non cede alla paura e non si arrende mai.
Donna forte senza bisogno di ricordarci ogni 5 minuti di essere donna, lo è e basta.
Nel secondo film quando c’è da proteggere la piccola orfanella Newt entra in modalità “mamma orsa” e lì anche la paura scompare – la scena in cui affronta la regina aliena, con quel “Get away from her you bitch!” che vale da solo tutte le battute ad effetto di tutto il cinema d’azione dagli anni ’80 in avanti, è giustamente una scena omaggiata ed imitata.
Elisabetta I (Cate Blanchett) nei film “Elizabeth” e “Elizabeth-the Golden Age” di Shekhar Kapur.
La figura storica di Elisabetta la Grande è notissima, ampiamente analizzata e dibattuta.
In questi due film ne approfondiamo l’aspetto umano, di donna tormentata tra i propri desideri, i propri doveri di sovrana e le aspettative della società dei suoi tempi.
La sua scelta, alla fine del primo film, di annullare agli occhi del popolo la propria individualità per diventare “Virgin Queen”, sposa dell’Inghilterra intera, è giustamente mostrata in tono drammatico.
Nel secondo film vediamo dipanarsi gli intrighi che porteranno all’inevitabile guerra con la Spagna (e, mi si permetta di dirlo, Cate Blanchett è meravigliosa in armatura) e al trionfo di Elisabetta, sovrana e condottiera.
Galadriel (Cate Blanchett) ne “Il Signore degli Anelli”.
Ora, non dovrei mettere Galadriel in questo elenco.
Non dovrei perché l’elenco riguarda le donne nel cinema e Galadriel, nella mediocre trilogia cinematografica di Peter Jackson, non è un personaggio particolarmente memorabile specie se paragonato alla versione letteraria.
La versione cinematografica è mutilata, molti dei suoi più bei dialoghi sono rimasti sul pavimento della sala montaggio, quelli che sono rimasti sono resi in modo goffo ed infantile (sì, parlo della scena in cui Frodo le offre l’Anello. Luci drammatiche? Occhi pallati? Voce da film horror? Ma scherziamo?).
Ma fa niente, adoro Galadiel e adoro Cate Blanchett quindi qui mi immagino Galadriel interpretata da Cate, ma in un film diretto da qualcuno che capisce qualcosa.
Galadriel è figura splendidamente intricata, profonda e sfaccettata.
Potente e maestosa tra i potenti Eldar, Galadriel è gentile, generosa ed altruista ma anche talmente orgogliosa da ribellarsi ai Valar e lasciare Valinor per cercare un regno tutto suo e talmente testarda da rifiutare l’offerta di ritorno a Valinor dopo la sconfitta di Morgoth.
Nei millenni matura, diventa protettrice e madre del suo popolo, regna a fianco del marito Celeborn ma non è mai subalterna a lui (quando il Bianco Consiglio, nella cui formazione lei stessa è stata determinante, assalta la fortezza del Negromante è lei stessa a scendere in battaglia mentre il marito resta a Lothlorien a innaffiare le aiuole), apprende l’umiltà.
Posta di fronte alla prova suprema, la tentazione di possedere l’Unico Anello, vince il proprio orgoglio e rifiuta guadagnandosi così finalmente il proprio posto a Valinor.
E quando Gimli il Nano, giunto a Lorien con la Compagnia dell’Anello, chiede (o meglio esprime umilmente il desiderio, e solo dopo lunga insistenza della Dama stessa) un capello di Galadriel come pegno eterno di amicizia tra Elfi e Nani, lei gliene dona tre.
Personaggio raro e meraviglioso.
Clementine Kruczynski (Kate Winslet) in “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”.
Un personaggio anomalo in tante cose, instabile, estroversa eppure pesantemente insicura, pronta a repentini cambi di umore e opinione.
Tanti hanno voluto vedere tante cose in lei, io personalmente ne ho ricavato l’impressione che sia semplicemente una persona che mette tutta se stessa in ogni cosa che fa, crede o prova.
Il che in un mondo come il nostro, dove tanti hanno seconde intenzioni e tutti o quasi abbiamo paura di mostrare entusiasmo o passione per qualsiasi cosa, paura di “esporci” scoprendo chissà quale vulnerabilità ce la fa sembrare strana e financo assurda. Memorabile.
E poi l’interprete è quella dea scesa in terra che è Kate Winslet, come si può sbagliare?