Il pozzo di Alesund, Marialuisa Moro
Premessa importante: per varie ragioni io non sono una fan dei thriller.
Vuoi perché è un genere troppo abusato, peraltro malamente, vuoi perché ho passato l’adolescenza a leggere Agatha Christie e quindi, anche non volendo, i paragoni li faccio e Agatha, per me, resta la migliore.
Di recente ho voluto provare a tornare a questo genere, con L’autopompa fantasma, noir svedese di Maj Sjöwall e Per Wahlöö, facente parte della loro saga sul loro ispettore ispettore Martin Beck, che mi ha un po’ riconciliato, così ho provato a cercare altro e ho trovato su Amazon, il thriller Il pozzo di Alesund, il quale, fin dalla trama, mi ha intrigato.
L’ho letto in poco tempo, almeno per i miei standard (fate conto che sto anche leggendo altri 7-8 romanzi insieme. Sono fuori, me ne rendo conto!) e ho deciso di pensarci su qualche giorno prima di provare a recensirlo.
Olga, la protagonista, agisce secondo una sua morale e sua logica, dettate da una profonda esasperazione. Si può non approvarla e io non la approvo, come non la approva l’autrice, lo so per certo (da scrittrice io so bene che spesso i personaggi agiscono in maniera diversa dal nostro pensiero. Finitela di considerarli il nostro specchio), ma bisogna darle atto di essere coerente e non agire per fini abietti.
Ho trovato intrigante la sua psicologia, molto approfondita, che è quella di una donna devastata di dentro e di fuori, profondamente ferita, incapace di vivere, presa dalla sua missione. Si empatizza con lei, malgrado tutto e ciò è una cosa molto pregevole. Empatizzare con un personaggio che fa cose che non approvo è intrigante.
Se Olga è affascinante, a suo modo lo sono stati anche Jan e Andre, il primo un uomo profondamente buono, molto realistico, specchio della parte buona dell’umanità, agisce sempre secondo valori positivi e nobili e quando si innamora lo fa in maniera totale e sincera, mai possessiva, lasciando anche libera la persona amata. Viceversa Andre è infido, arrivista, meschino, l’avidità fatta a persona, anche lui molto realistico come Jan, solo dalla parte opposta.
Ad un certo punto ho avuto paura che la storia prendesse una svolta prestabilita, avendo, l’autrice, preso un canovaccio classico, invece ha saputo andare in una direzione nuova e originale, con un bel finale a sorpresa.
In conclusione un ottimo noir, avvolto dalle affascinanti atmosfere nordiche, che si possono quasi toccare con mano.