Giornata Internazionale degli Insegnanti: #Ringraziaundocente, l’iniziativa

Di Chiara Liberti

Educare.
Dal latino e-ducere, ovvero condurre fuori.
Aiutare a svolgere le buone inclinazioni dell’animo e le potenze della mente; combattere le inclinazioni non buone dell’uomo. Condurre fuori l’uomo dai difetti della natura umana instillando abiti di moralità e buona creanza (dal Dizionario Etimologico).
Far crescere e maturare qualcuno, dal punto di vista morale ed intellettuale.
Questo è il vero lavoro dell’insegnante, la sua vera vocazione.
Non solo libri di testo, non solo nozioni su nozioni, compiti per casa e poi verifiche; tutto questo è solo una parte del mestiere del docente e mi sento in grado di osare: è la minima parte.

Da studentessa ho conosciuto due tipologie di insegnanti.
Del primo tipo faceva parte la mia prof delle medie, che tra le tante cose ci spronava a leggere e a scrivere, e che dopo la lettura del lunedì pomeriggio ci riuniva in circle time e ci insegnava ad essere parte attiva, aiutandoci ad esprimere le nostre riflessioni senza timore di essere criticati. Ho sempre vissuto quelle ore non come lezioni di narrativa, ma come tempo per apprendere ad essere me stessa. “Se conoscete, se imparate, diventate qualcosa di non plasmabile a piacimento da parte di chi vi vorrebbe ignoranti, diventate qualcosa di unico.”
Oggi, più che mai, ora che sono anch’io dall’altra “parte della barricata”, questa è una lezione di cui faccio tesoro e che cerco di insegnare alle giovani vite che mi sono state affidate come alunni.
Imparate, siate curiosi, cercate non solo le risposte ma anche le domande.
Ed a questo proposito aggiungo un’altra insegnante, sempre del primo tipo della mia personale categoria. Mi ha insegnato la filosofia al liceo. Di più, mi ha fatto capire l’importanza costante della meraviglia, che ti fa battere il cuore non solo davanti ad una stella morente, ma anche dinanzi al piccolo palpito d’ali di una farfalla. Ha incoraggiato quando era necessario, ha rimproverato quando serviva, ci ha insegnato che un buon risultato, seppur piccolo ma ottenuto con tutti noi stessi, è infinitamente più grande di un’eccellenza ottenuta senza meriti: può sembrare retorico, ma così non è. Ed infine, sebbene non fosse in commissione durante l’esame di maturità, si è sciroppata tutti i nostri orali aspettandoci trepidante fuori dalla porta della classe, dispensando consigli, incoraggiamenti e biscotti al cioccolato.

(Un po’ di autoironia non guasta mai. Si ringrazia la pagina facebook Se i quadri parlassero come i Docenti.)

E poi c’è lei, il secondo tipo di docente: la mia miglior nemica.
Ebbene sì, ringrazio anche colei il cui lavoro consisteva solo in registro-spiegazione-libro-verifica. Poche parole al di fuori di ciò che era la sua materia, zero indulgenza con chi non sapeva stare al suo passo. Ringrazio colei che decise di bocciarmi, dicendo apertamente “non vali abbastanza per i miei standard”.
Fu la mia miglior nemica perché grazie a lei ho compreso cosa volesse dire tirare fuori le unghie ed il carattere, lavorare fino a notte fonda per provare ad avere un’approvazione che non arrivò mai. La ringrazio, perché in tutto quel buttarmi a capofitto nello studio mi fece imparare cose al di fuori dal programma, ma che potevano servirmi comunque, mi fece capire che ero in grado di fare cose incredibili, voto positivo o meno.
Ma soprattutto la ringrazio perché mi ha insegnato come non devo essere io con i miei alunni. A modo suo, mi ha fatto capire quale tipo di educatore non dovrò mai diventare, poiché la severità fine a se stessa solo per darsi un tono non è una caratteristica del buon insegnante. Invece lo è quella severità che pretende perché sa di poterlo fare, poiché ha donato agli studenti tutte le capacità per poter crescere e migliorare se stessi.
Il tipo di insegnante che molti vorrebbero avere e che altrettanti vorrebbero essere (me compresa). Non servono capacità sovrumane per essere così, ma solo tanta passione e tantissima voglia di rimettersi in gioco sempre e comunque, perché non si finisce mai di imparare e di migliorarsi.

Essere insegnanti è una scalata continua, ma il panorama che si gode da quel tipo di angolazione diversa ripaga da qualsiasi fatica.

Ecco a voi la Giornata Internazionale degli Insegnanti, come ogni 5 ottobre a partire dal 1993. La data non è una scelta casuale, ma celebra un importante riconoscimento avvenuto nel 1966 da parte dell’UNESCO, il quale diede ufficialmente un riconoscimento internazionale a questo importante ruolo strategico e di grande responsabilità.
Quest’anno il tema prescelto èFormazione, la forza del corpo docente”in riferimento al continuo aggiornamento che contribuisce alla formazione di un insegnante, perché il nostro è un lavoro che – se ben svolto – non ha mai tempi di arresto, ma è un fiume che scorre inarrestabile e che attinge da più e più rivoli per stare sempre al passo con i tempi, ma soprattutto al passo con i bisogni degli alunni da educare.

Forza, ripescate vecchi indirizzi, tirate fuori dagli album le foto di classe, cercate i contatti sui social, o rivolgete un pensiero per raggiungere chi non è più tra noi.
Ringraziate un insegnante, che sia il vostro dei tempi che furono o che sia quello per cui i vostri figli stravedono.

Se oggi sono dove sono, lo devo anche ai miei insegnanti. Ovunque voi siate, grazie per avermi resa fiera di essere me stessa.

#ringraziaundocente

 

Di Silvia Azzaroli

Da parte mia, insegnante in attesa di un’occupazione e giornalista e scrittrice a tempo pieno (e mal pagata), vorrei ricordare quattro tipologie di insegnanti.

Parto da quelle negative perché così mi levo un po’ di sassolini.

Le prime sono le mie maestre delle elementari.

Molta gente ha dei bei ricordi delle elementari.

bullismoIo ne ho pessimi, sia per i miei compagni di classe, sia per le mie maestre, le quali, dietro un’apparenza tanto gentile, si nascondevano due persone non adatte al loro lavoro.

Passi avere delle preferenze, passi anche far piangere qualcuno se osa fare degli esempi di una lezione che voi care maestre stavate facendo.

Ma non passi dare dell’isterica ad una bambina perennemente bullizzata dai suoi compagni di classe.

Vi ringrazio perché so che non dovrò essere come voi, tutte apparenze e moine e poi tante cattiverie davanti ai miei come se fossi stata io la colpevole del bullismo che subivo.

Vi ringrazio perché ora so dalla parte di chi schierarmi: dei più deboli e degli incompresi.

Voi che avete sempre sentenziato dalla parte sbagliata.

Non meritate il titolo di maestre.

Come non lo meritava la mia professoressa di latino del liceo.

bullismo2Che fece di tutto per bocciarmi, anche quando facevo delle tesi ben fatte e mi facevo in quattro, fece di tutto perché aveva deciso che non andavo d’accordo con i miei compagni quando invece eravamo così legati che, a distanza di tanti anni, la madre di uno di loro mi salutò in ospedale.

Grazie perché almeno mi sono allontanata da te e so che non vorrò mai essere una persona di sinistra fanatica come te. Perché il fanatismo annebbia il cervello.

papà ho trovato un amicoE ora passiamo alle note liete.

Prima di tutto vorrei ricordare il mio professore di letteratura del mio ultimo anno delle superiori. Non ricordo il nome, ma so che era l’insegnante che avrei voluto essere: durante la lezione parlavamo spesso di storia e filosofia e anche se andavo a scuola alla sera tardi (di giorno facevo tirocinio in una scuola materna)era un piacere parlare con lui. Mi faceva rianimare anche se magari avevo un gran sonno. Si vedeva che aveva la letteratura nel sangue.

Ricordo che spesso parlavamo di libri e di opere classiche. Ricordo che amava la sua materia come pochi e veniva voglia di ascoltarlo anche se si era stanchi. Ricordo la sua barba da nonno delle favole.

Grazie prof per quelle chiacchierate.

Angeli-con-violinoPoi vorrei ricordare la mia collega Lucia, anche lei è l’insegnante che vorrei essere: una donna straordinaria, sotto vari punti di vista. Amava la letteratura in maniera incredibile, ma in generale amava la cultura e ricordo come le brillarono gli occhi quando le parlai di quello che stavo studiando, teologia. Le passai anche una mia tesina sugli angeli nell’arte e fu come se le avessi fatto il regalo più bello del mondo. E’ anche grazie a te, Lucia, che ho capito che amo scrivere più di ogni altra cosa al mondo.

Mi spiace tantissimo aver perso i contatti con te.

Spero che le nostre colleghe non ti abbiano reso la vita un inferno.

Perché questa donna insegnava nonostante fosse malata. Perché insegnare era la sua vita. E non la voleva lasciare. Aveva il sacro fuoco. Mi manca avere a che fare dal vivo con insegnanti così. Mi chiedo spesso perché abbiano la vita più difficile. Forse perché insegnavano a pensare prima di  tutto che a studiare.

#ringraziaundocente

 di  Simona Ingrassia.

Sin da quando è stata proposta quest’iniziativa ci ho pensato a lungo e mi è stato difficile trovare qualcuno subito da ringraziare. Perché nella mia vita non ho avuto gente che mi ha cambiato la vita davvero. Però, ripensandoci meglio, ci sono giusto tre persone che potrei ringraziare.
Un insegnante di italiano del primo anno delle superiori. Non ricordo il nome purtroppo ma mi ha insegnato a cercare le parole nel dizionario quando mi imbattevo in qualcosa che non capivo. E’ un’abitudine che ho ancora adesso.
La seconda: la mia insegnante di francese alle superiori. Se riesco ancora adesso a leggere e comprendere testi in francese, dopo anni che non lo studio, lo devo a lei. E ultima ma non ultima in importanza: la professoressa Sala di tecnica. E’ stata l’unica insegnante che ha creduto in me durante l’anno in cui sono andata completamente in crisi. Se non fosse stato per lei, credo che non avrei mai terminato i miei studi e non avrei preso il diploma.
#ringraziaundocente

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6 commenti

  1. Grazie!
    Chiara! Silvia! Simona!
    Bellissimo pezzo, lo divulghiamo subito sui social.
    Siamo gli studenti della 3°A del Galilei-Costa di Lecce, ideatori (insieme al sito youreduacrion.it) della “Settimana Italiana dell’Insegnante” e dell’hashtag #RingraziaUnDocente
    Ogni bene e buona vita!

    1. Grazie a voi carissimi. Che piacere ricevere addirittura il plauso da coloro che hanno creato l’iniziativa. Un mega abbraccio!

      1. Come ha detto Silvia, è davvero un piacere ricevere un commento così bello proprio da chi ha pensato a questa bell’iniziativa.
        Buona vita a voi, cari.

      2. Il vostro grazie ci fa immensamente piacere.
        In bocca al lupo, ragazzi, per quest’anno che sta per finire e per tutta la vostra vita.

  2. Straordinarie. Mi avete emozionato!
    Ma credo di aver bisogno ancora di voi… come facciamo 🙂 ?

    1. Grazie a nome di tutti. E’ bellissimo sapere di averti emozionato. Ci lusinga sapere che hai ancora bisogno di noi. Se vuoi scrivimi alla mail del mio blog enchantedforest81@gmail.com
      Ah oggi lanceremo un hastag per Falcone e Borsellino. Speriamo di farlo entro stasera.

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