Il padre dell’arpa celtica in concerto
BUSTO ARSIZIO.- Quindici anni di vita, dieci giornate intensissime, dieci stages di danze celtiche, nove conferenze, tre film sull’irredentismo irlandese, e ancora tornei di tiro con l’arco, concorsi di body painting e face painting a tema celtico, attività per i bambini, mostre artistiche e storiche (tra cui segnaliamo Una Terribile Bellezza, sulla Ribellione di Pasqua 1916 soffocata nel sangue dal governo inglese), pranzi a tema, spettacoli teatrali e tanta tanta musica: questo in estrema sintesi il Bustofolk 2016 in corso fino al 18 settembre al Museo del Tessile di Busto Arsizio. L’organizzazione è come sempre dell’Accademia di Danze Irlandesi “Gens d’Ys”, nata ventitré anni fa tra Busto e Fagnano Olona, e ora presente in tutta Italia dalla Sicilia a Como con ben 36 sedi.
Quest’anno il clou della manifestazione, “servita” da decine di volontari non solo bustesi (e non solo ballerini), sarà il concerto di domenica 11 settembre alle ore 22.00 che vedrà sul palco un vero mito della musica internazionale: Alan Stivell.
Nato in Bretagna nel 1944 come Alain Cochevelou (imperfetta trascrizione francese del bretone Kozh Stivellou cioè “Vecchie Fonti”), bambino prodigio dell’arpa classica e del pianoforte, all’età di nove anni riceverà dal padre (impiegato ministeriale ma anche valente liutaio) la ricostruzione perfetta dell’antica arpa celtica. Nel 1953 con il suo primo concerto viene annunciata la rinascita dell’arpa celtica; a undici anni sarà già famoso e suonerà all’Olympia, il tempio della canzone francese.
A 14 anni comincia a studiare la lingua bretone, la cornamusa, la bombarda, in seguito studierà anche canto. La sua caratteristica sarà l’utilizzo della musica bretone tradizionale come base per un’autentica musica bretone moderna, unita a una decisa presa di posizione politica a favore dell’indipendentismo. La notorietà internazionale arriva nel 1973 con tournées in America, Canada e Gran Bretagna.
Gli anni ’80 segnano una “svolta sinfonica” con l’uso di una formazione rock unita a un’orchestra sinfonica e a strumenti antichi, oltre alla contaminazione con musiche da tutto il mondo: l’apice del successo è il concerto al Festival Interceltique di Lorient davanti a 10.000 spettatori (1980) seguito dalla tournée italiana. Poi sembra che l’entusiasmo del pubblico verso la musica celtica cominci ad affievolirsi, ma Stivell continua a sfornare album di successo e continua soprattutto con le sue contaminazioni tra elettronica e strumenti antichi, fra tradizione bretone e tradizioni di tutto il mondo (con lui si esibiscono cantanti berberi, nepalesi, algerini, scozzesi…): la sua idea è che le differenze di razza e di lingua sono le componenti fondamentali dell’umanità. Una ricchezza dunque, non qualcosa che divide.
A tutt’oggi l’eclettico musicista ha al suo attivo 24 album e l’interesse del pubblico verso la musica celtica conosce una nuova stagione, con il proliferare anche di scuole di danza e di musica antica.
Per info www.bustofolk.it
g.fo.