di Emidio Tribolati ( Le Maratone di Un Bradipo Cinefilo)
Provenienza : UK
Produzione : Eleven films
Distribuzione : British Sky Broadcasting ( BSkyB) , Sky Living
Episodi : 3 da 50 minuti cadauno
1977 Enfield, sobborgo a nord di Londra :la casa della famiglia Hogdson, madre con quattro figli piccoli viene sconvolta da strani avvenimenti che sembrano concentrarsi attorno all’undicenne Janet.
Visto l’acuirsi progressivo di questi fenomeni viene chiamato il mite Maurice Grosse , membro di una società non profit che si occupa di paranormale, la Society of Psychical Research, per studiare il caso e vedere se ci sono gli estremi per parlare di poltergeist.
Gli viene affiancato il più giovane e scettico Guy Playfair mentre in casa vengono installati macchinari per rivelare eventuali presenze paranormali.
Che ci sono , forti e chiare.
Sarà necessaria una medium per mettersi in contatto con queste spiacevoli presenze.
Basterà per risolvere il problema?
Se mi parlassero di una miniserie che affronti il tema dei poltergeist, quindi una ghost story, ambientata negli anni ’70, basata su una storia vera e che provenga dalla terra d’Albione, io non resisterei.
Ci devo mettere subito le mani e gli occhi sopra.
Così è stato per questa miniserie inglese di sole tre puntate ( ma perché solo tre, non ci si lascia così presto, amici miei ) per una volta non prodotta da BBC e che è basata sul libro This House is Haunted scritto da Guy Playfair, uno degli esperti del paranormale presente in tutta la vicenda.
Se già cominciaste a storcere il naso perché non c’è la classica , solita , produzione BBC alle spalle di questo progetto, fareste un errore perché questa serie ha una confezione eccellente e un look anni ’70 fantastico, studiato nei minimi termini, dagli abiti di scena, agli arredamenti, alle acconciature.
Insomma sembra una produzione BBC a tutti gli effetti, evidentemente si è arrivati a uno standard produttivo altissimo che non risente delle maestranze coinvolte.
Aggiungiamo anche un cast di livello non alto ma altissimo con un favoloso Timothy Spall nella parte del mite Maurice Grosse che si appropria del suo personaggio con una spontaneità impressionante, un incisivo Matthew Macfadyen nella parte di Guy Playfair e una incalzante Juliet Stevenson nella parte della moglie di Grosse, Betty.
A loro aggiungerei anche la bravura di Eleanor Worthington- Cox, già vista in Maleficent che dà vita al personaggio di Janet, la chiave di tutto, in modo intenso e soprattutto credibile.
La miniserie è basata sul caso del Poltergeist di Enfield( se vi interessa saperne qualcosa leggetene qui, ma in rete ci sono numerosissimi e molto ben documentati articoli giornalistici inglesi anche molto recenti ), un caso piuttosto controverso che ha tenuto banco nell’opinione pubblica tra il ’77 e il ’79.
Come ho già accennato una storia con molti appassionati assertori del paranormale assolutamente convinti delle presenze “fantasmatiche” a casa Hogdson ma con altrettanti detrattori che hanno sempre sentito puzza di trucco e di imbroglio.
E in certi frangenti l’atteggiamento della vera Janet e dei suoi fratelli è stato perlomeno curioso ( per esempio fu sorpresa da Grosse a fabbricare delle prove della presenza del poltergeist).
La miniserie firmata interamente da Kristoffer Nyholm ( che ha al suo attivo la serie The Killing, quella originale scandinava) bypassa queste contraddizioni.
Dà per scontato che le presenze ci siano.
Noi siamo catapultati in una casa dove le presenze sono esplicite e innescano il terrore nei modi più disparati.
Nyholm ci racconta una ghost story piuttosto classica, con picchi di tensione elevatissimi inframezzati a pause sempre cariche di thrilling, ma su un impianto narrativo per certi versi già visto altrove riesce a creare una fitta ragnatela di suggestioni che creano un’atomosfera sulfurea, pesantissima da sopportare, dove il terrore si taglia con il coltello.
Gli effetti speciali non sono particolarmente elaborati ma sono efficacissimi e visivamente impressionano anche perché si scatenano in modo improvviso: la paura è attesa ma quando arriva è sempre una discreta mazzata nelle gengive.
Altra carta vincente di The Enfield Haunting è il non soffermarsi solo sul lato horror della vicenda ma esplorare anche il dramma familiare che c’è dietro tutta questa storia.
La famiglia Hogdson è ristretta, non ci sono uomini in casa e Janet è in quel momento delicatissimo che è il passaggio dall’infanzia all’adolescenza ( simboleggiato dal primo ciclo mestruale), gli Hogdson non sono colti né hanno molte disponibilità economiche, sono talmente fragili da poter essere facilmente manovrabili ed è proprio per questo che la loro storia risulta in più punti contraddittoria.
Nella serie lo spazio maggiore è riservato però al dramma intimo, al dolore intenso e lancinante che si porta dietro Maurice Grosse e cioè la perdita di una figlia che guarda il caso si chiamava anche lei Janet.
Spall è interprete sensibile di questo suo dramma, nella sua voce , nelle sue spalle leggermente incurvate, nel suo sguardo spento, traspare questo fardello che porta con sé in un cuore già deteriorato dall’angina.
Se posso trovare un difetto nel come viene trattato questo aspetto nella miniserie ( da quello che ho letto non ho trovato evidenze che questa parte della storia sia vera) è il fatto che viene utilizzato come una sorta di grimaldello per chiudere il finale in pochissimi istanti, con un passaggio molto brusco dal non sapere nulla al conoscere la soluzione e il modo per allontanare il poltergeist.
Ma son quisquilie, forse è il dispiacere che finisca così presto …
The Enfield Haunting è una visione assolutamente consigliata, c’è veramente tanta roba in campo e se come me siete affezionati al Poltergeist di Tobe Hooper ( il primo horror vietato ai minori di 14 anni che vidi al cinema ), a cui questa miniserie rimanda in modo abbastanza esplicito pur con un look ed un ambientazione del tutto diversi, beh non ve la dovete far sfuggire.
PERCHE’ SI : basato su un incredibile storia vera su cui andarsi a documentare, ottimi attori, look anni ’70 da urlo, tensione sempre alta.
PERCHE’ NO : l’impianto narrativo non è nuovo, i rimandi al Poltergeist di Hooper sono fin troppo evidenti, il finale è brusco, troppo breve…
LA SEQUENZA : il primo incontro con la medium: all’inizio tutti pensano che sia solo una cialtrona ( anche lo spettatore) ma poi tutti si dovranno ricredere.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
mai scherzare con le case infestate.
Mi piacciono i film basati sulle storie vere perché dopo vado come un ossesso a documentarmi su quello che è realmente accaduto.
Vorrei sapere perché in Inghilterra è un fiorire di queste miniserie di qualità altissima mentre da noi ci propinano sempre la solita fiction cucita su misura per la famigerata casalinga di Voghera.
Più vado avanti e più adoro le serie televisive inglesi.