LE TOMBE DIMENTICATE DEI GRANDI DELLA DANZA SUL LARIO 5: RITA SANGALLI LA DIVA DEI DUE MONDI
Cosa ci faceva una ballerina classica nel Vecchio West, tra indiani e cowboy? La domanda può sorgere spontanea: l’accostamento tra mandrie di bisonti e candidi tutù non è così pacifico.
Eppure sappiamo che in quell’epoca furono addirittura in tre, tutte dive “nostrane” che andarono a mietere successi oltreoceano, magari popolarizzando un po’ l’apollineo linguaggio accademico ma fondando in effetti il balletto classico in America: ragazze uscite dall’Accademia della Scala di Milano che introdussero la brillante tecnica italiana (fatta di passi veloci, salti e pirouettes) e addestrarono poi le “giovani leve” locali necessarie alla produzione dei musical di massa.
Il personaggio ‘comasco’ legato alla danza di cui parliamo oggi è Rita Sangalli, celebre e affascinante diva della Belle Epoque, nata non a Milano (come scritto in alcuni testi) bensì ad Antegnate presso Bergamo il 20 agosto 1849 (qualcuno dice nel 1850).
Allieva di Auguste Hus alla Scala di Milano, inizia le sue tournée in varie città italiane a soli tredici anni e debutta alla Scala nel 1865 nel balletto “Flik e Flok” di Paolo Taglioni (fratello della celebre Maria). Si esibisce quindi in Austria e a Londra, ma nel 1866 parte per gli Stati Uniti dove con Maria Bonfanti (allieva di Blasis alla Scala, Milano 1845- New York 1921) sarà la vedette dello spettacolo “The Black Crook”, considerato l’iniziatore dei grandi musical di Broadway (aprendo la strada a un’altra milanese, Giuseppina Morlacchi, che fu anche attrice e sposò Texas Jack Ohomunro, braccio destro di Buffalo Bill).
La nostra bergamasca trionfa in pantomime come “Humpty Dumpty” e “Hickory Dickory Dock”, fonda una compagnia a New York e la porta in tournée tra California, Colorado, Oregon e Utah.
Rientrata in Europa nel 1870, a causa della guerra franco-prussiana deve lasciare Parigi per Londra, ma nel 1872 la troviamo nel corpo di ballo dell’Opéra di Parigi dove in seguito sarà la prima interprete di balletti tuttora in repertorio come “Sylvia o la ninfa di Diana” di Mérante e “Namouna” del celebre Lucien Petipa. Le viene chiesto anche di scrivere la prefazione a un libriccino di Georges Duval, “Tersicore, piccola guida ad uso degli amanti dei balletti” (Parigi 1875).
Si ritira dalle scene nel 1884 ma nel 1901 la ritroviamo al Metropolitan di New York a esibirsi con la compagna di un tempo Maria Bonfanti, che è rimasta in America e vi ha fondato una scuola.
Rita sposa nel frattempo il barone de Saint-Pierre, nel 1886, che ha una casa nella verde conca di Carpesino d’Erba, all’epoca facente parte del Comune di Arcellasco. In quella casa Rita morirà il 3 novembre 1909.
Nell’atto di morte risulta che Margherita Sangalli risiedeva a Parigi e che era già vedova del barone Roberto di Saint-Pierre (non Marc come si legge in alcuni testi); ad attestare il decesso sono dei funzionari, non dei familiari.
La sua tomba non risulta nei cimiteri di Erba (ma è obbligatoria una verifica); per rintracciare la casa ho cercato i possibili eredi, scoprendo su internet che nei primi del ‘900 è intercorso un rapporto epistolare tra Max Mainoni d’Intignano (illustre erbese) e una signora Lina Caldara Monti, nata baronessa di Saint-Pierre e detta “Christine”, residente appunto a Carpesino dove i Caldara risultano con i proprietari di Villa Nava interessati alla nuova strada per la frazione in quanto frontisti: lecito pensare che Lina fosse una figlia o una nipote del barone. Un appassionato cultore di storia locale mi conferma che proprio di fronte a Villa Nava esiste tuttora una dimora nota in passato come Villa Caldara: trovata la zona, non il numero civico 39 che evidentemente non esiste più, ma un gentile vicino si illumina alla menzione del nome “Saint-Pierre” e mi mostra il rogito di casa propria, venduta ottant’anni fa dalla baronessa Giacomina (evidentemente Christine era un nom-de-plume!) de Saint-Pierre detta Lina, fu Roberto, vedova dell’avvocato Paolo Caldara Monti
La cosiddetta “Casa della Baronessa”, ora in mano a un’immobiliare, era effettivamente la dimora Saint-Pierre: resta da appurare dove sia sepolta Rita, e se Lina Caldara fosse anche figlia sua oppure una figlia di primo letto del marito.
g.fo.
si ringrazia: Comune di Erba anagrafe e cimiteri
cittadini di Erba-Carpesino-Pontelambro, in particolare il papà della signora Valeria dell’APT Como, i Padri Passionisti e il signor Cesare.
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