Transcendence
Regia: Wally Pfister
Anno: 2014
Durata; 119 min
Cast: Johnny Depp, Rebecca Hall, Kate Mara, Cillian Murphy, Morgan Freeman, Paul Bettany.
Sin da quando ho visto il trailer, ho intuito che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in Trancendence. E più avanti vi farò capire il perché.
Il film inizia in una città dall’aspetto post apocalittico dove la base di un laptop viene usato come fermaporta. Lievemente viene accennato alla debacle della tecnologia attraverso smartphone rotti e vari telefonini lasciati in mezzo alla terra brulla.
Max Waters cammina in quella città e arriva alla casa privata dei suoi vecchi amici Will e Evelyn Caster entrambi fautori del progetto volto a costruire la prima intelligenza artificiale senziente. Natualmente esiste una fazione di persone che non è d’accordo con il progetto e che è passata all’azione, eliminando fisicamente tutti coloro che vi lavoravano. Anche Will stesso viene ferito fisicamente di striscio, sembrava si fosse salvato dall’attentato ma, in realtà, il proiettile era “sporco”, inquinato da radiazioni che intaccano e debilitano il fisico dello scienziato portandolo a morte certa. Evelyn non riesce ad accettare la sua morte e pensa di caricare la coscienza del marito nel progetto in cui entrambi stavano lavorando. Il processo ha successo, la coscienza viene caricata. Qui cominciano i primi dubbi. E’ davvero la coscienza di Will o solo un simulacro, un pallido ricordo? Non lo sappiamo davvero.
Tutto Transcendence è giocato sull’irritante questione sui limiti etici che la tecnologia e la scienza si dovrebbe porre. La frase ricorrente è: “la gente ha paura di quello che non conosce.” E’ vero: l’essere umano è portato a temere l’ignoto ma questo non l’ha mai fermato da fare le scoperte più importanti per la sua sopravvivenza e per la conoscenza. Viene mostrata troppo spesso la paura che gli esseri umani hanno nei confronti della tecnologia, capace di curare le malattie, di prendere il controllo della Terra. Da fautrice e creatrice la moglie Evelyn si trasforma nella sua carnefice. Per fermare Will, questi poveri esseri umani che temono di perdere la propria unicità, creano un virus capace di intaccare la memoria dell’intelligenza artificiale. Un virus iniettato nel corpo della moglie di Will che arriverà a lui una volta che avrà caricato la sua coscienza. Poco prima di svanire la coscienza di
Will, l’intelligenza artificiale, mostra alla moglie il suo reale progetto: lui non ha mai avuto intenzione di dominare il mondo, no. Il suo progetto era quello di migliorare la vita dell’uomo e di riparare l’ambiente dai danni dell’inquinamento attraverso la nanotecnologia. Apparentemente quel progetto è andato perduto. Il finale del film sembra suggerire altro.
Francamente parlando sono abbastanza stufa dei film basati sul solito, vecchio e trito cliché che vuole trovare il male nella tecnologia. E’ vero che ci debbano essere dei limiti, che dobbiamo sempre sorvegliare sull’uso che se ne fa. Ma la tecnologia di per se non è né malvagia né buona. E’ neutra. Il problema sta negli esseri umani, negli utilizzatori. Nel film abbiamo visto niente altro che la paura di poveri piccoli primati irrazionali di fronte a qualcosa di più grande. La risposta? La distruzione. Ed è triste invece constatare che la vera intenzione dietro alle azioni di Will fosse tutt’altro che malvagia. Avrebbe regalato agli esseri umani un mondo ripulito ma forse non ce lo meritiamo.
Irritante tutto. La demonizzazione della scienza, della tecnologia, invocare all’unicità dell’essere umano – é più unico curare una persona dalle malattie oppure lasciarlo morire dissanguato ma scollegato dalla coscienza artificiale che di fatto lo stava tenendo in vita? –
Il finale poi non fa altro che aggiungere amarezza a tutto il resto.
Transcendence funziona abbastanza bene nel suo impianto, forse è un po’ troppo lungo e lento in certi momenti. Non sono del tutto sicura che Depp si trovasse a suo agio nel ruolo del protagonista. Le uniche due donne presenti nel film ci fanno una magrissima figura.
Ricapitolando: è il classico film che sputa sentenze sulla tecnologia e la scienza in genere, ritratte ingiustamente come demoniache. La tesi qui è univoca e decisamente irritante. La narrazione procede in maniera lenta e per niente accattivante. Le motivazioni che inizialmente spingono Evelyn a caricare la mente del marito nel processore è la solita solfa del: “compiere azioni paradossali ed estreme perché si è incapaci di gestire una perdita.” La soluzione finale vorrebbe essere quella del “amor vincit omnia” ma non è così. Ha vinto la paura. Ha vinto la solita tesi, noiosa e antidiluviana, che la scienza e il progresso siano il male assoluto da combattere.
“La gente ha paura di ciò che non conosce.”
Anche gli stessi autori hanno questa paura e non hanno fatto altro che ribadirlo ad ogni fotogramma.
Film bocciato su tutta la linea.