Twin Peaks – Vi raccontiamo la madre delle serie tv moderne

Abbiamo finito di vedere “Twin Peaks” di David Lynch e Mark Frost due settimane fa circa.

Ci siamo volute prendere del tempo perché non è certo un’opera facile da raccontare.

Non è una serie perfetta, ha sicuramente delle lacune, in primis a livello di sceneggiatura e qualche ingenuità di troppo.

Tuttavia è bene far presente alcune cose: gli errori di sceneggiatura e le ingenuità sono evitabili? Sì. Non ci sono nelle serie di oggi? Ve ne sono eccome, anzi, quindi non possiamo certo permetterci di diminuire il valore di questo telefilm soltanto per questo.

Possiamo criticarle sì, ma alla fine tutte le opere hanno qualche errore evitabile.

Prima di continuare vi avvisiamo che questa sarà una recensione colma di SPOILER!

La storia di Twin Peaks è nota solo in apparenza: tutto inizia con il famoso omicidio di Laura Palmer, il cui caso, si ricorderanno i telespettatori di vecchia data, fu usato ripetutamente negli spot pubblicitari fino a romperci le ovaie. In realtà, com’è consueto nell’opera di Lynch le cose non sono come sembrano.
Nella risoluzione dell’omicidio vengono fuori non solo gli scheletri nell’armadio di una cittadina in apparenza modello, ma comincia a delinearsi una realtà diversa, occulta nel vero senso della parola.

E a proposito di andare oltre le apparenze, il titolo del pilot per chi non lo sapesse è “Passaggio a Nord Ovest” non tanto omaggio ad un vecchio film, quanto al fatto che il famoso passaggio a Nord Ovest era considerato il viatico tra due mondi, oriente ed occidente.

dale cooper

E infatti l’agente speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan, veramente immenso in questo ruolo), vero protagonista della vicenda, in qualche modo, attraversò questo passaggio e si ritrovò in un nuovo mondo. Esattamente come avverrà nel suo omaggio più evidente del 2010 nella serie televisiva Fringe. Nell’episodio omonimo di questa serie, anche qui il protagonista principale- Peter Bishop – si ritrova in una piccola cittadina alla ricerca di se stesso.  E, come per Twin Peaks, il viaggio sarà verso un’altra realtà.

audrey

Man mano che gli eventi si dipanano, attorno a Dale emergono diversi personaggi interessanti, a cominciare da Audrey Horne (una splendida Sherilyn Fenn, che cresce quanto il suo personaggio), che spicca tra le tante donne della serie perché parte come una ragazzina viziata e ribelle e diventa una donna matura e consapevole. Spiace, purtroppo, non aver potuto vedere fino in fondo questo cammino dato che (e qui ci tocca dover parlare della prima nota dolente) quello che abbiamo visto sullo schermo non era proprio la sceneggiatura originale.

jack

Senza nulla togliere alla sua storia d’amore con Jack (Billy Zane), è abbastanza evidente a tutti che Audrey sarebbe dovuta finire con Dale, i due sono stati vicini per gran parte della serie, poi, come un fulmine a ciel sereno, sono spuntati Jack per lei e Annie per lui.

E se la storia con Jack regge abbastanza bene, quella con Annie ci fa un po’ storcere il naso, non per il personaggio in se né per l’evolversi della vicenda, quanto per il fatto che Dale fino a pochi giorni prima aveva detto che no, non poteva mettersi con nessuna, perché era ancora roso dai rimorsi per la morte dell’amata Caroline.

C’è qualcosa che non torna. Com’è che respinge Audrey, di cui è palesemente cotto e poi finisce tra le braccia di Annie in due episodi due?

Era ovvio che a Lynch servisse un Dale disposto a tutto per amore, ma avremmo preferito che fosse Audrey e non Annie la donna per cui rischia tutto. E sapete bene che non siamo delle shipper.

Questo è un errore di sceneggiatura, non del tutto evitabile, dato che la serie doveva andare in una certa direzione come abbiamo detto.

Ma veniamo di tornare a parlare dei meriti di Twin Peaks.

Oltre ad Audrey, vi sono una valanga di personaggi molto intriganti.

jacoby

Iniziamo dal dottor Lawrence Jacoby (uno strepitoso Russ Tamblyn), la summa degli psichiatri folli e fissati un po’ con il sesso, Lawrence riesce con i suoi metodi strampalati a curare la gente pur essendo lui stesso un po’ fuori di testa. Rimasti nella storia i suoi mitici occhiali bicolore. Aveva in cura la povera Laura Palmer, si occuperà anche della follia di Ben Horne, padre di Audrey e interpretato da Richard Beymer, improvvisamente caduto nel delirio di essere tornato alla guerra di secessione americana.

Benjamin_Horne

Benjamin Horne, al pari della figlia, durante la serie ha una notevole evoluzione. Lo vediamo per la prima volta come spregiudicato uomo d’affari, proprietario del One-Eyed Jacks – locanda famigerata per la prostituzione in cui ha lavorato anche Laura – ma l’arresto per il suo omicidio e altri eventi drammatici lo portano al crollo, da cui ne esce rinato. Con la volontà di fare ammenda per il suo passato scopre una vena ambientalista che non sospettava di avere. Inoltre cerca di fare pace con il suo passato andando dalla madre di Donna, con cui in gioventù ha avuto una relazione. Non sappiamo per certo se la ragazza sia figlia di Horne o no.

donna

Donna, a cui prestava il volto la carismatica Lara Flynn Boyle, è un personaggio riuscito solo in parte.

E’ la migliore amica di Laura e la sua morte la sconvolge completamente, anche perché manda all’aria la “famiglia” che si era creata tra le due ragazze e James Hurley, forse il vero amore di Laura.

Donna sembra non uscire mai del tutto dalla campana di vetro sotto cui l’aveva messa l’amica e quando è lì lì per svegliarsi, fa marcia indietro diverse volte, in particolare nel finale, dove ha delle reazioni a dir poco incomprensibili.

Il prequel/film “Fuoco Cammina con me” non ci aiuta a capire molto su di lei, dato che l’immagine che ne viene fuori è più o meno la stessa della serie.

James Hurley è un personaggio più o meno avulso, un po’ per l’attore, espressivo quanto una carpa, un po’ per la sceneggiatura che ce lo dipinge oscillante tra il bello e dannato alla James Dean (chiediamo scusa per il paragone) e il giovane ingenuo che cade nelle grinfie della donna più anziana. E il che fa ridere i polli considerando che a Twin Peaks il più vergine si era fatto anche il postino e il bidello della scuola, oltre che lo psichiatra, ovviamente.

David Lynch oltre alla passione per l’esoterismo e per la stranezza, ha anche uno spiccato senso dell’umorismo che lo porta a fare una splendida parodia delle soap opera mostrandoci il più classico dei triangoli tra Lucy Moran, Andy Brennan e Dick Tremayne.

lucy

Lucy è la segretaria dello sceriffo Harry Truman (altro personaggio interessante di cui avremo modo di parlare), è, in apparenza, un’oca giuliva. Ha dei comportamenti che sfiorano la deficienza e finisce per essere contesa tra l’ingenuo agente Andy e lo spregiudicato Dick.

In realtà lei è un animo semplice, con una grande energia interiore. Non risparmia le frecciate contro Lana Budding, in relazione con il giudice Dwayne Milford, il chiaro simbolo della femme fatale che è disposta a tutto pur di ottenere quello che vuole.

E’ veramente impossibile fare tutto l’elenco dei personaggi intriganti di Twin Peaks in questa che vuole essere una recensione, tuttavia cercheremo di segnalarvi quelli principali.

E in questo elenco non possono essere dimenticati i soliti personaggi sopra le righe di Lynch.

L’immancabile nano, che accompagnerà, nel bene e nel male, il cammino dell’agente Cooper.

il gigante

Il gigante, sua guida personale, che cerca di metterlo in guardia e di indicargli la strada da compiere.

Il terrificante killer Bob, impersonato dall’inquietante Frank Silva, che sarà davvero difficile sostituire nella terza stagione: Bob è l’opposto di Dale, luce e ombra si attraggono inevitabilmente e lo scontro/incontro tra i due prende una piega alquanto imprevista e non ancora risolta.

bob

Bob, come è ben noto, è il vero assassino della sventurata Laura Palmer, prendendo possesso del corpo del cinico padre di lei, Leland (un Ray Wise molto in parte), che avrà modo di redimersi poco prima di morire, annientato dal dolore per aver ucciso, seppur involontariamente, l’amata figlia.

Il cammino di Dale, tra delitti e inquietanti ritorni dal passato, si fa sempre più oscuro, anche se l’uomo pare non perdere mai il suo innato ottimismo e la sua innocenza. Forse Dale era l’unica persona totalmente buona di Twin Peaks e non era facile rendere una cosa del genere.

Dale era davvero ingenuo, leale, puro eppure molto realistico perché non mancava di piccole debolezze umane: la sua nota passione per il cibo, tanto che l’amico collega Harry si chiedeva che tipo di metabolismo avesse oppure il fatto di aver provocato la morte di Caroline, proprio legandosi a lei.

E a Dale dobbiamo una valanga di agenti dell’Fbi che hanno fatto a loro volta la storia della tv: Dana Scully e Fox Mulder di X-Files, Olivia Dunham, Charlie Francis e Philip Broyles di Fringe, giusto per fare qualche nome.

Dale è un personaggio che è diventato iconico, proprio perché dannatamente e meravigliosamente umano. E non vediamo l’ora di sentirlo implorare di nuovo la sua “dannata buona tazza di caffè!”

A proposito dell’agente Cooper e del suo cammino: non possiamo scordare che alla fine il vero mistero della serie erano la loggia bianca e la loggia nera.

stanza rossa

Qui dobbiamo far presente che il modo in cui Dale arriva ad entrare nella loggia nera pare molto complicato e con alcuni passaggi non molto chiari, dato che gli schemi che lui segue cambiano spesso forma, come se gli sceneggiatori si fossero dimenticati di quale disegno avessero indicato nei precedenti episodi.

Inoltre l’episodio finale, per quanto affascinante, sembra un trip di qualcuno sotto acidi: ok che Lynch ci ha abituati a queste cose, ma qui siamo ben oltre.

Alla loggia bianca si accedeva tramite l’amore, così aveva detto il maggior Briggs, uno dei tanti amici dell’agente dell’Fbi e in quella nera tramite la paura.

E dov’è finito Dale? E’ prigioniero nella loggia nera, come ci ha suggerito Annie in “Fuoco Cammina con me” oppure è posseduto da Bob? O forse entrambe le cose?

Potremmo finire la recensione con questi interrogativi però ci sono alcuni personaggi che non ci sentiamo di tralasciare, così come non possiamo dimenticarci la splendida colonna sonora di Angelo Badalamenti, storico collaboratore di Lynch. Il regista è anche autore dei tre pezzi non strumentali cantati da Julie Cruise: Falling, la cui versione strumentale è la sigla della serie; Into The night e Nightingale. Questi tre brani vengono inseriti nel corso della serie, durante gli spettacoli al locale Roadhouse, continuando la tradizione/ossessione di Lynch per le scene di concerti di singoli cantanti in locali dall’aspetto molto simile (viene in mente Velluto Blu e Mullholand Drive).

Tra le ossessioni dell’autore americano vi era la stanza rossa, il luogo in cui l’agente Cooper incontrò vecchi amici e finì per perdere se stesso.

L’amico più caro di Dale era sicuramente Harry Truman, lo sceriffo di Twin Peaks: tra i due nasce una bellissima amicizia, molto forte, che li aiuta a superare i momenti davvero difficili.

coopertruman

Harry è anche lui un buono, come Dale, una persona dai solidi principi morali e vive una travolgente storia d’amore con la bella e misteriosa Josie (la sensuale Joan Chen, che apparirà in Fringe nei panni dell’amante di Walternate): la forza di Harry è il riuscire a non venire schiacciato dalla dirompente personalità dell’agente Cooper, divenendone un’ottima spalla. Inoltre rimarrà talmente colpito dall’integrità dell’uomo che arriverà a difenderlo senza pensarci due volte quando lo stesso Dale verrà accusato di un crimine che non aveva commesso, offrendogli non solo l’appoggio necessario ma anche proponendogli di continuare a lavorare alle sue dipendenze.

josie

Ma attenzione Harry non era uno zerbino di Cooper, anzi, sapeva tenergli testa magnificamente e rispondergli per le rime se diceva qualche sciocchezza.

Visto che prima si parlava di X-Files, in Twin Peaks esordì il mitico David Duchovny (se non sapete chi è meritate di morire di peste)  nel ruolo dell’eccentrico agente della Dea Denise/Dennis Bryson, amico di vecchia data dell’agente Cooper. Dennis ha una particolarità: è un transgender e si fa chiamare Denise. Agente dai metodi non molto convenzionali, salverà la vita e la carriera dell’amico varie volte e cercherà di aprirgli gli occhi su Audrey.

denise

Duchovny ha detto e ripetuto che gli piacerebbe tantissimo poter tornare ad interpretarlo e noi speriamo che Lynch gli dia questa chance.
Ultimo personaggio caratteristico (ce ne sarebbero altri ma davvero non è umanamente possibile citarli tutti), ma non ultimo come importanza, è Margaret Langerman conosciuta meglio come “The log Lady” interpretata da Catherine E. Coulson. E’ una vedova particolare che gira per la città tenendo con se un ceppo di legno e fa strane predizioni e rivelazioni, affermando che è il ceppo a parlarle in quel modo.

signora ceppo

Questa donna è l’ennesimo tassello tra questo e l’altro mondo, quello del sovrannaturale, verso cui Lynch è da sempre attratto.

La provincia americana è raccontata attraverso le visioni di questo regista così unico, diviso tra critica sociale, mistero, thriller e satira.

Una storia non perfetta, ma sicuramente indimenticabile che attende una degna conclusione da 25 anni.

L’anno prossimo questa conclusione arriverà.

Vedremo se ogni mistero sarà svelato, però conoscendo Lynch è più probabile che si inerpichi in nuove e affascinanti riflessioni dei meandri della psiche umana.

Recensione redatta da Simona Ingrassia e Silvia Azzaroli.

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Silvia Azzaroli

Sono una Scrittrice perché quando scrivo mi sento viva e posso visitare nuovi mondi e nuove terre;

Il mio motto è:
"Siamo universi dentro altri universi." (Ho Sognato Babilonia)

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Amo la Fantascienza, che per me è il genere per eccellenza ma apprezzo anche i Noir, i Romanzi storici, i Saggi e il Fantasy;

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